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L'ultima trincea: sentirsi offesi per non dialogare e rispondere

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Anche, e soprattutto quando di 'offensivo' nei confronti dell'interlocutore non c'è che la sua (funzionale) percezione


L'ultima trincea: sentirsi offesi per non dialogare e rispondere
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Per un pò di tempo ho pensato che quella di dichiarare che il tono di una domanda postata su facebook viene ritenuto offensivo e pertanto, da persona ben educata, non la si può prendere in considerazione né tanto meno rispondere (pur nella contraddizione del farlo, scrivendo al contempo che non lo si intenderebbe fare) fosse una reazione riservata esclusivamente a chi, come me, fa un grande uso di facebook, e lo utilizza in quella chiave polemica che ha dichiaratamente voluto dare alla sua pagina.

Mi sono voluto rendere conto se le cose stanno realmente in quel modo ed allora ho deciso di andare a dare un'occhiata in giro in altre pagine, non solo di amici e conoscenti, cercando fra queste quelle che, come la mia, hanno la finalità di postare le informazioni su quanto accade nella nostra Città ed anche, e soprattutto, di promuovere interrogativi, dubbi, critiche, tanto quanto apprezzamenti, certezze e conferme.

Ovviamente ho escluso dalla mia ricerca le varie pagine con le foto dei gattini, delle numerose 'pillole di saggezza' da Baci Perugina, delle foto di viaggi e preparazioni culinarie ... rispettabilissime ed anche maggioritarie rispetto alle prime, ma che non sono di mio interesse.

In ogni caso, non credevo che ce ne fossero tante di attive in tal senso ... e non lo pensavo perché, colpevolmente, non mi capita spesso di frequentare altre pagine oltre la mia, che mi sottrae, già da sola, tutto il tempo che ho deciso di spendere su un social. É stata una sorpresa tanto imprevista quanto gradita, che e mi ha permesso di constatare che si è alzato (finalmente) il numero di coloro che hanno compreso e che di conseguenza utilizzano questo tipo di piattaforma virtuale per socializzare informazioni, conoscenze e soprattutto per aggregare Persone interessate ad approfondire gli argomenti di loro interessi, di dialogare e confrontarsi anche con opinioni diverse dalle proprie.

Detto questo, ho cercato di osservare le modalità relazionali dei vari post e relativi commenti, per cercare di confrontarle con quelle utilizzate nei miei. Ed ho osservato una evidente somiglianza. Chi, come me, ha sposato 'la polemica' come strumento per catalizzare le reazioni, ha ottenuto risposte assai simili a quelle che da me riscontrate: alcuni costanti (graditissimi) 'mi piace' di afiçionados, qualche commento 'rafforzativo' della tesi iniziale, altrettanti di segno opposto e via di questo passo. Ma il confronto che mi interessava maggiormente era quello relativo all'esistenza o meno, nelle pagine altrui, di commenti che riferivano risentimento, percezione di offese personali o collettive ed anche rifiuto di dialogo (immaginarsi di confronto) per la pretesa scelta di evitare ogni tipo di provocazione. E li ho trovati, eccome. Più o meno simili a quelli che con crescente continuità trovo anche sulla mia pagina.

Ciò ha sconfessato senza più ombra di dubbio l'idea che inizialmente mi ero fatto che questo tipo di reazioni potesse essermi attribuita a cauda della mia elevata esposizione, ai ritenuti e presunti eccessi della vis polemica che ho adottata, alla 'stanchezza' di chi segue la mia pagina nel trovarmi 'sempre e solo' critico e bastian contrario.

Nulla di ciò, evidentemente, se questo stesso tipo di 'risposta' viene manifestato in egual misura anche a fronte di commenti su pagine molto più 'tranquille e caute' della mia.

Quindi una strategia precisa, studiata con determinante intenzionalità?

Non credo proprio. Anzi, sono convinto che non ci sia nulla di ciò e che, seppure ripetuti, questi comportamenti non costituiscano affatto alcun 'complotto' strategico.

Credo, invece, che questa reazione, che ormai si ripete troppo spesso per non rendere necessario cercare di comprenderne le motivazioni e, se ci sono, anche le conseguenze, possa corrispondere, è vero, ad una certa 'stanchezza', ma non a quella di trovare eccessi polemici o realmente offensivi, bensì a quella di sentirsi continuamente e costantemente 'incalzati' ... pressati e, come si dice adesso, attenzionati. Nelle parole, nelle intenzioni manifestate, nei comportamenti e poi nei fatti. E che questo deteriori la voglia di 'stare al gioco'.

É ovvio che questo riguarda in particolare 'chi' occupa o ha occupato posizioni di potere nonché le conseguenti 'corti' a sostegno, che si sentono in dovere di intervenire (senza voler intervenire) a supporto. Interessano chi, appunto, si sente incalzato, pressato ed attenzionato.

A questo proposito c'é da osservare che questa condizione rappresenta, seppure presente da qualche tempo, una vera e propria novità. Precedentemente, in assenza del web e dei social, la funzione di informare, di commentare, di criticare e polemizzare coi cosiddetti 'potenti' per i loro comportamenti, così come di scrivere o parlare della loro coerenza, onestà, credibilità ed ogni altra cosa possa essere d'interesse pubblico, beh.. tutto questo era riservato ai soli media tradizionali. In precedenza, cioè, in particolare le opinioni 'diverse' da quelle più 'comode', potevano trovare spazio e luogo per manifestarsi esclusivamente all'interno del confronto fra le rappresentanze istituzionali oppure nei media, in buona parte (e senza offesa!) sostenuti economicamente da chi ha interesse a vedersi 'premiato'.

Oggi, invece, basta un collegamento alla rete, un pò d'abilità per utilizzare un social e chiunque, purché si sia meritato un pò di referenzialità (nello stretto linguaggio dei social si definisce 'reputazione'), può esprimersi, pronunciarsi, commentare, criticare etc. e raggiungere anche gli occhi e le orecchie che, in precedenza, erano inarrivabili ed irraggiungibili.

Ora, non spetta a me valutare, qui ed ora, se questa nuova condizione possa essere vantaggiosa o svantaggiosa per un equilibrato sviluppo della democrazia diffusa, ma così stanno le cose e non è evitabile non prenderne atto.

Di fatto, questa condizione ha colto di sorpresa soprattutto, forse esclusivamente, chi è oggetto della costante osservazione ed anche delle critiche che certo non mancano... in buona sostanza, chi é 'al potere'.

Molti di quest'ultimi, direi la maggioranza, non hanno saputo reagire adeguatamente. Rispondere, non rispondere? Reagire, non reagire? Lasciar perdere?

Alcuni, inizialmente, hanno risposto, specie se le 'chiamate in causa' erano presenti nelle pagine social che godono di buona credibilità e che, di conseguenza, sono molto frequentate, e credo lo abbiano fatto principalmente perché non rispondere farebbe correre loro il rischio di far sembrare il lori silenzio come una fuga.

Altri, sempre inizialmente, hanno scelto di prender parte alle discussioni, inserendo commenti e 'rilanciando' argomenti. Altri ancora .. e siamo al dunque .. in buona maggioranza, hanno dato avvio ad una sorta di 'trincea' difensiva che consiste nel commentare che non si vuole commentare e che, nelle loro intenzioni, potrebbe raggiungere il duplice risultato di non dare l'idea di fuggire e di giustificare, al contempo, il mancato dialogo ed la mancata risposta perché, da persone per bene quali sono, non intendono dialogare con Persone maleducate, che spargono offese a piene mani, perché accecate da rancori personali o anche peggio.

E, ovviamente, almeno per quanto mi riguarda, si dichiarano offesi anche quando di offese non c'é traccia ed accentuano questa sensibilità in stretta connessione con l'avvertita

difficoltà di inserirsi adeguatamente nelle diverse discussioni. Oppure di formulare argomentate risposte.

Nulla di nuovo sotto il sole, si potrebbe dire. Verissimo.

La psicologia si é occupata con impegno nell'analisi e nello studio di questo tipo di comportamenti che, detto con una sintesi di cui dovrei vergognarmi, sono principalmente reattivi in situazioni di difficoltà ..e, sempre per non tirarla troppo per le lunghe ... per farsene una ragione è sufficiente che ciascuno di noi, che si trova o si è trovato ad avere a che fare con un figlio adolescente, osservi il suo comportamento di fronte ai richiami genitoriali per la sua assunzione di responsabilità. I vari 'tu non ti fidi di me' .. 'tu vuoi solo avere ragione' ... 'con te non ci parlo più' ... rivolte ai padri ed alle madri, in tutte le altre declinazioni possibili. Anche, e soprattutto quando di 'offensivo' nei loro confronti non c'era che la loro (funzionale) percezione.

Quindi, ripeto, nulla di nuovo sotto il sole.

Se non fosse che, ciò che fa pensare, é che, oggi, questo tipo di comportamento viene adottato da Persone mature, da Persone che hanno o hanno avuto un ruolo di responsabilità sulla vita di altri e se non fosse che non è detto che queste persone, come gli adolescenti, crescano.

p.s. a fronte di questi comportamenti, devo riconoscere che, seppure non meno politicamente 'grave', è preferibile, almeno da parte mia, il manifestare 'urlato' di talune reazioni sanguigne (per esempio, il sentirsi dire, come mi é capitato, da Sitta un bel 'io, se potessi, passerei con uno schiacciasassi su di voi ecologisti' oppure, dall'attuale Sindaco 'smettila di raccontare balle') reazioni che, sul piano 'umano' possono anche risultare più impattanti ma comprensibili, e comunque assai meno urtanti ed irritanti del sentirsi appioppare accuse di essere un astioso provocatore, dedito alle frequenti offese gratuite.

Giovanni Finali


Giovanni Finali
Giovanni Finali

Educatore e Formatore, poi Coordinatore degli Educatori professionali del Comune di Modena, ha terminato la carriera presso la stessa Amministrazione in qualità di Istruttore Direttivo c..   Continua >>


 


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