È quanto disposto dal gip di Latina nell'ambito della gestione di cooperative che si occupavano dell'accoglienza di migranti e di minori non accompagnati nella provincia di Latina. Le misure sono state effettuate dalla Guardia di Finanza.
Oltre alle due donne, i militari della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione ad una terza misura cautelare, l'obbligo di dimora, per un figlio della suocera del deputato. Le misure riguardano, quindi, appartenenti al consiglio di amministrazione della cooperativa sociale integrata 'Karibu'. Nei loro confronti le accuse sono, a vario titolo, di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio. La Gdf, coordinata dalla procura di Latina, ha effettuato inoltre un sequestro preventivo a fini di confisca, anche per equivalente, del profitto del reato nei confronti degli indagati. 'Le cooperative Karibu e Consorzio agenzia per l'inclusione e i diritti italia (in sigla Consorzio aid italia), nonché la Jambo Africa (per il tramite della Karibu) hanno percepito ingenti fondi pubblici da diversi Enti (Prefettura, Regione, Enti locali etc.) destinati a specifici progetti o piani di
Sovrannumero di ospiti, alloggi fatiscenti con arredamento inadeguato, condizioni igieniche carenti e riscaldamento assente. E' quanto contesta la Procura Latina agli indagati. Nelle strutture i militari della Guardia di Finanza hanno, inoltre, riscontrato carenze nell'erogazione dell'acqua calda, nella conservazione delle carni e scarsa qualità del cibo.
'Sono esemplificative le vicende dei CAS di Aprilia (Via Lipari), di Latina (Hotel de la Ville Central) e di Maenza gestiti dalla Karibu, nonché quelle dei Cas di Latina gestiti da Consorzio Aid. L'inosservanza delle condizioni pattuite, concretizzatasi nelle gravissime criticità sopra riportate e rilevate dagli ispettori della Prefettura anche congiuntamente a quelli della ASL di Latina e ai Vigili del Fuoco, tali da far vivere gli ospiti in condizioni offensive dei diritti e della dignità degli uomini e delle donne, aggravate dalla condizione di particolare vulnerabilità dei migranti richiedenti protezione internazionale, ha generato considerevoli risparmi di spesa-profitti, che sono stati utilizzati per spese varie (alberghi, ristoranti, abbigliamento di lusso, accessori, gioielli...) o investimenti del tutto estranei alle finalità del servizio pubblico e assolutamente non inerenti con l'oggetto sociale delle cooperative e la loro natura di enti no profit - si legge nella nota della Finanza -.