'Ma quale pubblico? Le cooperative sociali private, spesso legate a partiti o a grandi organizzazioni sindacali, fanno business nel campo dell'assistenza e della salute e coprono l'80% della gestione dei servizi, delle strutture e dei posti letto per gli anziani in Emilia Romagna, generando un volume d'affari da due miliardi. Solo il 20% del servizio è gestito dal pubblico. Ma sappiamo il privato deve fare profitto e ciò si traduce in tagli nei servizi, e nel ribasso delle condizioni garantite nel sistema di accredimento regionale dei servizi socio sanitari'.
A parlare è
Mauro Caffo, operatore Asp Parma, delegato sindacale USB, ora impegnato anche a condividere la civile battaglia per la trasparenza e la verità portata avanti dalla rete di comitati dei famigliari delle vittime del Covid nelle Cra, dopo la vera e propria strage di anziani all'interno delle strutture accreditate dell'Emilia-Romagna e della provincia di Modena dove i decessi di persone in isolamento fisico e affettivo, lontano dai propri affetti più cari, sono stati 161.
Istanze portate il 10 luglio in Regione, nell'incontro definito 'deludente' con l'Assessore Donini, e giovedì scorso in piazza Grande, a Modena, nel corso del Consiglio Popolare.
Morti che hanno coinvolto direttamente e da vicino Caffo, nella sua professione, e che oggi gli fanno dire quanto l'emergenza Covid e questa lunga serie di morti nelle Cra sia dovuto alla mancanza delle condizioni anche minime di sicurezza e prevenzione.
'L'accreditamento sulla carta prevede requisiti ben specifici per le strutture come stanze doppie da minimo 18 metri quadrati, bagni accessibili per le carrozzine, un bagno attrezzato ogni due stanze' - afferma l'operatore. 'Purtroppo in molte strutture in tutta la regione questi requisiti non sono garantiti. Chi doveva vigilare non l'ha fatto'
'L'emergenza Covid - prosegue - ha dimostrato il fallimento del sistema di gestione delle residenze per anziani e di come sono concepite.
Ovvero su tagli, privatizzazioni e un depotenziamento di quello che è un servizio pubblico, un servizio costituzionalmente garantito. Chiederemo e luce verità su quanto accaduto ma soprattutto ci battiamo per un cambiamento di quelli che sono i modi di gestire le strutture per anziani'
Una ipotesi a Modena al limite dell'infattibile, vista la decisione della giunta comunale, in piena emergenza Covid, di rinnovare per i prossimi 4 anni, agli stessi operatori che avevano e che hanno in gestione le case per anziani della città di Modena, il contratto di servizio. Senza cambiare nulla ma soprattutto senza un confronto aperto con la città.
'Questo è un problema che riguarda non solo Modena. Il problema è regionale, visto che siamo in scadenza con tutti le assegnazione degli accreditamenti. E il problema sta proprio qui: come è strutturato il sistema di accreditamento che vorremmo cambiare. Per farlo abbiamo chiesto l'apertura di un tavolo permanente che dovrà essere composto anche da familiari e operatori'
Avere una gestione privata dell'80% dei posti letto non è più accettabile. Il privato deve fare profitto e le conseguenze dei tagli e di contratti di servizio al ribasso hanno portato alle gravi conseguenze che abbiamo visto'
Gi.Ga.