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A Modena primo prelievo in regione di emifegato da donatore vivente

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Il fegato è stato donato da un giovane uomo di 38 anni alla madre affetta da tumore del fegato. Entrambi sono in ottime condizioni


A Modena primo prelievo in regione di emifegato da donatore vivente
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Da oggi l’applicazione della chirurgia mini-invasiva al trapianto di fegato da donatore vivente diventa realtà in Emilia-Romagna. È stato infatti eseguito a Modena il primo prelievo in regione di emifegato da donatore vivente con tecnica completamente robotica, uno dei pochissimi casi eseguiti nel mondo. L’intervento è stato portato a termine con successo, il fegato è stato donato da un giovane uomo di 38 anni alla madre affetta da tumore del fegato. Entrambi sono in ottime condizioni generali. In particolare, il donatore è stato dimesso dopo 48 ore dall’intervento e la ricevente dopo sei giorni.

La notizia è stata annunciata in apertura del 45° Congresso Nazionale della Società Italiana dei Trapianti d'Organo e di Tessuti, in corso a Trieste dal 23 al 25 ottobre 2022.

'Si tratta di un’innovazione di grandissima rilevanza – spiega il professor Fabrizio Di Benedetto, Direttore della Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e Professore Ordinario all’Università di Modena e Reggio Emilia – nonché di una tecnica eseguita solo in pochissimi centri nel mondo. L’approccio robotico permette infatti di migliorare ulteriormente la qualità di vita dei donatori, mantenendo gli stessi elevatissimi standard di sicurezza richiesti nella donazione da vivente. In particolare, grazie all’uso del robot, possiamo ricorrere a piccole incisioni cutanee rispettando l’integrità della parete addominale ed estraendo l’emifegato da una piccola incisione sovrapubica come nel parto cesareo. Così facendo, minimizziamo l’impatto chirurgico ed estetico dell’intervento, consentendo al donatore un’immediata ripresa funzionale globale, assenza di dolore chirurgico e dimissione precoce per un re-inserimento rapido nella propria attività socio-lavorativa. Il donatore viene successivamente seguito a livello ambulatoriale.

Questi aspetti sono di grande importanza soprattutto per il donatore, un soggetto sano che si sottopone ad un intervento chirurgico compiendo un gesto di grande generosità. Ai donatori in modo particolare va riservato il massimo sforzo tecnico e tecnologico per massimizzare i risultati globali'.

'Si tratta di una tecnica ancora riservata a pochi centri di grande esperienza per ragioni sia tecniche che epidemiologiche - prosegue il professor Di Benedetto -. Il trapianto da donatore vivente è infatti una tecnica molto diffusa in Oriente rispetto all’Occidente, il che ha portato allo sviluppo dell’opzione mini-invasiva con eccellenti risultati. A questo aggiungiamo che è necessaria un’estensiva esperienza in chirurgia mini-invasiva prima di poter affrontare un simile intervento. Dopo oltre 430 interventi di chirurgia robotica, 1.150 trapianti da donatore deceduto, 16 da donatore vivente con tecnica tradizionale a cielo aperto al Centro Trapianti di Modena, abbiamo offerto questa nuova possibilità ai pazienti che si rivolgono al nostro centro. Oggi l’attività di trapianto da donatore vivente rappresenta circa il 7,5% dell’attività del nostro Centro Trapianti (rispetto ad un tasso nazionale dell’1,2% - dati report CNT-2021), tuttavia siamo certi che con l’opportunità di eseguire il prelievo per via robotica e riducendo quindi l’impatto sul donatore, questa chirurgia avrà un’ottima diffusione, specialmente per il trattamento delle nuove indicazioni trapiantologiche, come le metastasi epatiche da tumore del colon'.

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


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