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Dentro la Manifattura Tabacchi, 34 anni di lavoro e comunità: intervista ad Augusto Montanari

Dentro la Manifattura Tabacchi, 34 anni di lavoro e comunità: intervista ad Augusto Montanari

Un tassello fondamentale per comprendere la Manifattura Tabacchi di Modena, non solo come stabilimento produttivo, ma come centro di vita


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La Manifattura Tabacchi di Modena è stata per decenni un cuore pulsante della città, un luogo di lavoro per centinaia di persone. Abbiamo avuto l'opportunità di conversare con Augusto Montanari, che ha dedicato 34 anni della sua vita a questa fabbrica, vivendo in prima persona la sua evoluzione ed i suoi ritmi. La sua testimonianza ci offre uno spaccato unico di un'epoca e di un ambiente che ha segnato profondamente la storia modenese.Quando ha iniziato a lavorare in Manifattura?
«Sono entrato nel 1956. Allora eravamo circa 800 dipendenti. Ho lavorato lì per 34 anni, fino al 1990, quando sono andato in pensione.»Come ottenne il lavoro?
«Feci un concorso. Quando uscirono i risultati piansi dalla gioia, perché allora trovare lavoro era difficile. Ci vollero otto mesi prima che mi chiamassero. Fu mia madre a convincermi a partecipare. Avevo fatto domanda a Modena, ma anche alla manifattura tabacchi di Carpi. A Carpi arrivai terzo e non fui preso, mentre a Modena vinsi. Pochi anni dopo la manifattura di Carpi chiuse e il personale venne a Modena.»Ricorda il suo primo giorno in Manifattura?
«Sì, come fosse ieri. Dopo la portineria c’era un grande cortile pieno di gente. Dovevamo firmare subito la presenza, altrimenti la giornata non veniva conteggiata.
Un amico che era entrato con me chiese di poter andare a vedere la figlia appena nata, ma non gli diedero il permesso. Nelle prime due settimane nessuno di noi giovani sapeva bene cosa aspettarsi: ci chiedevamo persino se ci avrebbero pagato a fine mese.»Qual era la sua mansione iniziale?
«Ero meccanico aggiustatore. Insieme a me entrarono altri cinque colleghi con lo stesso ruolo. Prima avevo lavorato come artigiano, nelle bilance e negli aratri. In Manifattura entrai che si producevano sigari nazionali comuni, senza bocchino.»Nel tempo iniziò anche la produzione di sigarette.
«Oltre ai sigari, poi si produssero le sigarette “Nazionali comuni” e successivamente quelle con filtro per l’esportazione. Arrivarono anche le “Aurora” e le “MS”. Ho lavorato anche con la macchina che metteva il cellophane nei pacchetti.»Come si evolsero le macchine nel tempo?
«Quando arrivai le macchine producevano 1.200–1.300 sigarette al minuto. Poi mi mandarono a Bologna per imparare a usare un modello che ne faceva 2.500. A Modena arrivarono macchine per le sigarette con filtro da 4.000 al minuto. Verso la fine arrivò una macchina velocissima: 6.000–7.000 sigarette al minuto.»L’ambiente di lavoro era prevalentemente femminile. Com’era il rapporto tra uomini e donne in fabbrica?
«Sì, la Manifattura era conosciuta proprio perché vi lavoravano soprattutto donne, mentre gli uomini erano pochi.
I rapporti erano ottimi, si lavorava senza problemi. Anche a mensa all’inizio si mangiava tutti insieme, poi vennero create sale separate per uomini e donne. Ma in realtà non cambiò molto, anche perché c’erano diversi mariti e mogli che lavoravano insieme.»C’erano delle figure di rilievo che dettavano le regole all’interno della Manifattura?
«Ogni reparto aveva i suoi responsabili. Nel settore sigarette, ad esempio, c’era un caposala e un capo operaio. Io mi rivolgevo direttamente a quest’ultimo per le necessità tecniche. Ogni macchina era seguita da tre donne: una caricava il tabacco, una raccoglieva le sigarette e una le controllava. Le macchine che seguivo io andavano sempre bene e chi cambiava chiedeva di venire nella mia. Una soddisfazione»Quali erano gli orari di lavoro e come era organizzata la pausa pranzo?
«Si lavorava dalle 8 alle 16, con un’ora e mezza di pausa pranzo a mezzogiorno.»C’era la mensa interna?
«Sì, e si mangiava bene. Nei primi anni alcune donne anziane cucinavano i tortellini, e ne facevano un po’ di più per i ragazzi dell’Istituto San Filippo Neri lì vicino. Il costo dei pasti era basso: con 350 lire prendevi primo, secondo, pane e caffè.
All’inizio usavamo pentolini e piatti di alluminio, come le gavette dei soldati.»Quali odori e rumori ricorda della fabbrica?
«Il rumore delle macchine era fortissimo: tanti di noi hanno perso l’udito. Io stesso ebbi un’invalidità del 13%. Anche gli odori erano forti: nella sala dove venivano preparate le foglie di tabacco l’aria era così pesante che spesso i nuovi assunti vomitavano appena entrati. Gli anziani si divertivano a portarci dentro per scherzo.»La Manifattura offriva servizi per i dipendenti e i loro figli?
«C’era un ambulatorio. C’era anche il baliato, dove le donne potevano portare i figli fino a 3 anni, ma quando arrivai io non c’era già più. Mi dissero che una volta era concesso alle mamme giovani giocare un'ora nei cortili coi figli.»Quali benefici offriva la Manifattura ai suoi dipendenti?
«Era un’azienda che dava molto: ferie, malattia, vestiario. Ogni giorno potevamo fare la doccia e ci fornivano asciugamani, sapone, scarpe antinfortunistiche. C'era un mese di ferie e poi c'erano 30 giorni di piccola malattia, cioè uno prendeva da 1 a 3 giorni per stare a casa. Il medico veniva sempre a controllare»C’erano momenti di svago o scherzi tra colleghi?
«Sì, l’ambiente era anche scherzoso.»La Manifattura era un luogo politicamente attivo?
«Sì, molto. Il sindacato e il Partito Comunista erano forti. Ricordo che il capo officina era comunista convinto, eppure quando venne il vescovo gli baciò la mano.»Ci furono scioperi importanti?
«Sì, uno in particolare intorno al 1960: durò 11 giorni per gli uomini e 11 per le donne, ma la fabbrica non si fermò del tutto perché vennero chiamati dei marinai per far andare avanti le macchine a vapore.»Si ricorda particolari aneddoti legati al contrabbando o a furti in fabbrica?
«Si raccontava che fosse sparito addirittura un vagone di sigarette da un treno, ma erano voci. Alcuni operai furono licenziati perché trovati con pacchi di sigarette nelle auto. Io personalmente non ho mai visto nulla, ma i racconti giravano. Il contrabbando era in Piazza Grande, ma erano sigarette straniere, non della Manifattura.»La fabbrica vi forniva sigarette per uso personale?
«La fabbrica, ogni mese, forniva ai dipendenti una stecca di sigarette per uso personale. Io comunque fumavo poco, ma tanti colleghi erano fumatori incalliti. Appena entrati in spogliatoio c’era già chi accendeva una sigaretta.»Chi sono le persone che ricorda con più affetto e simpatia della Manifattura?
«Sono legato a tutti i miei colleghi. Ho ancora un quadretto con una grande medaglia che mi regalarono il reparto e gli amici. In particolare ricordo con affetto Amerigo “Ciccio” Lotti, un montanaro di Gombola che aggiustava le Moto Guzzi: eravamo entrati insieme.»È vero che nel dopoguerra si potevano portare i gatti in fabbrica?
«Sì, ce n’erano tanti. Tutte le mattine arrivava un signore che si chiamava Bertoni. Ogni giorno portava con sé un grande cartoccio pieno di carne, e nel cortile i gatti lo aspettavano in fila. Anche dalla mensa arrivavano avanzi di cibo per loro. Poi però questa usanza non piacque più alla direzione, e la cosa finì.»Quando lavorava in Manifattura, c’erano feste o eventi particolari organizzati per i dipendenti?
«Per i dipendenti c'era il circolo ricreativo CRAL, il dopo lavoro. Ogni anno, il giorno dell'Epifania ai figli dei dipendenti veniva regalato un gioco e la festa si teneva proprio in quel circolo. Ogni tanto si organizzava una lotteria. Però, a dire il vero, vincevano sempre i sindacalisti!»E quali premi mettevano in palio?
«Di solito ceste regalo di generi alimentari offerte dai fornitori.»C’erano luoghi particolari che frequentavate attorno alla Manifattura?
«Sì, proprio davanti alla Manifattura c’era una scuola guida, quella di Ciro Bacci, in via Sant'Orsola. in tanti abbiamo fatto la scuola guida lì.» Lei ha visto Modena cambiare profondamente. Come ricorda la città nel dopoguerra?
«La ricordo molto povera, faceva fatica a riprendersi e a ricostruirsi. C’era tanta miseria. Una volta, vicino alla Maserati e alla fabbrica Benati, vidi una signora che raccoglieva per terra una pannocchia già rosicchiata: la prese e cominciò a mangiarla. Il pane scarseggiava. Durante la guerra andavo a scuola a piedi e capitava di vedere gente in fila per ricevere un pasto caldo dai soldati.»In che modo i soldati aiutavano la popolazione?
«Vicino all’autodromo c’era la caserma dell’8° campale. Di fianco c’era un cortile con un portone: le persone andavamo fino lì con un recipiente, con dei tegami. Aspettavano che aprissero e i soldati uscivano con un grande contenitore pieno di minestra, dandone una scodella a ciascuno. Per molte famiglie quella era l’unica certezza di un pasto caldo.»Come ha reagito alla notizia della chiusura della Manifattura nel 2002?
«Mi dispiacque molto. Mi invitarono a vedere la nuova destinazione degli spazi, ma non ci andai. Fu la fine di un’epoca.»La storia di Augusto Montanari è un tassello fondamentale per comprendere la Manifattura Tabacchi di Modena, non solo come stabilimento produttivo, ma come centro di vita, di relazioni umane e di sviluppo sociale. Il suo racconto ci restituisce l'immagine di un'azienda che, pur con le sue gerarchie e i suoi problemi, offriva sicurezza e un senso di appartenenza. Dalla produzione manuale di sigari all'avvento di macchine ad alta velocità, dalle dinamiche tra colleghi alla forte presenza sindacale, Montanari ha vissuto ogni trasformazione. La sua delusione per la chiusura nel 2002, che ha lasciato centinaia di persone senza lavoro, è palpabile e riflette la fine di un'epoca per Modena, una città che lui ha visto cambiare profondamente dalla miseria del dopoguerra all'industrializzazione e oltre. La Manifattura, un tempo la più grande azienda di Modena, rimane nella memoria collettiva attraverso le voci di chi, come Augusto, l'ha vissuta e amata.
Stefano Soranna
Foto dell'autore

Mi occupo di comunicazione e pubblicità da un po' di tempo. Su La Pressa scrivo di musica, libri e di altre cose che mi colpiscono quando sono in giro o che leggo da qualche parte. La mia passi...   

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