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Quello della rigenerazione del comparto ex Mercato Bestiame, area urbana strategica compresa tra la tangenziale e la porta nord della stazione ferroviaria, è la storia di un sogno urbanistico mancato, di un'area strategica di 138.000 metri quadrati, facente parte insieme all'ex pro-latte, alle ex fonderie, alle ex acciaierie, all'ex Corni, alle ex vinacce, di quel grande piano di riqualificazione urbana che avrebbe dovuto rigenerare gli ex comparti industriali dismessi della fascia ferroviaria nord di Modena. Quello dell'ex mercato bestiame, al centro di piani particolareggiati già dal 2003, venti anni fa. Piani naufragati sotto il peso di congiunture e crisi economiche, fellimenti industriali e cooperativi, che hanno certo cambiato il contesto sociale ed economico della città ma anche di una politica che quelle trasformazioni non le ha saputa interpretare e gestire, in un ottica futura.
Perché in questi venti anni, per quell'area da oltre 100 mila metri quadrati divisi tra pubblico e privato, la politica al governo della città non è riuscita ad avere non solo quella prospettiva nella progrannazione urbanistica, ma soprattutto a costruire quel quel patto con i privati che nel frattempo fallivano o abbandonavano il progetto lasciando quelle aree terra di nessuno, così come ancora lo sono oggi per più del 60%.
Sotto l'assessorato dell'Assessore ai lavori pubblici Andrea Bosi, e al grande lavoro svolto dagli uffici comunali qualcosa si è mosso, negli ultimi 5 anni, grazie al bando e al piano periferie che ha intercettato fondi pubblici nazionale e che ha avuto il merito quantomeno di sbloccare e portare a termine la riqualificazione viaria di via del Mercato, via Finzi, Soratore e Canaletto, la conclusione della palazzina Abitare Sociale e il Data Center, ma alla vista di quell'area e dai dati emerge che al netto di questo nemmeno il 40% della riqualificazione del comparto è stato realizzato.
L'immagine con le percentuali pubblicate dal Comune sono emblematiche. Con l'effetto di avere ancora una problematica sostanziale. Quella di un'area che anziché unire i quartieri Sacca e Crocetta, la fascia nord dalla ferrovia e dalla fascia a sud della ferrovia e quello che doveva essere, e non è mai stato, l'hub intermodale, della stazione, ancora divide. Sia sull'asse est-ovest che nord-sud.
La nuova serie di rendering, che un anno fa accompagnarono la presentazione del nuovo piano particolareggiato e, nei giorni scorsi, le delibere di indirizzo sugli interventi che in futuro, potrebbero e dovrebbero completare l'area, rappresentano l'ennesima realtà solo immaginata che a distanza 20 anni dai primi disegni che progettavano la riqualificazione dei comparti ex industriali della fascia ferroviaria nord, è rimasta tale. Immaginata, appunto.
Lo scheletro del rotore, che di quell'abbandono ventennale è rimasto l'emblema, nel nuovo piano dovrebbe essere ristrutturato confermano la sua vocazione residenziale. Ad esso dovrebbe essere affiancato un solo edificio simile, non quattro come nel piano particolareggiato presentato nel 2003, venti anni fa. Del quale il piano particolareggiato - confermò un anno fa l'assessore all'urbanistica Anna Maria Vandelli - rappresenta, a distanza di 20 anni, un aggiornamento.
Un Piano che ancora oggi è poco più di un indirizzo, ancora lontano dal farsi progetto, dove la cosa più concreta sono le rappresentazioni degli edifici e delle funzioni che li potrebbero esserci, in linea con i vincoli e le possibilità offerte dal nuovo PUG. Ma non più che indirizzi e rappresentazioni a computer. Come se ne sono viste per due decenni. Al punto da spingere le opposizioni a limitarsi al voto di astensione in assenza di condizioni e contenuto di merito sui progetti. Rinviati ormai alla prossima amministrazione.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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