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'A che punto è il processo di dismissione e delocazione previsto dal protocollo firmato da Comune e fonderie cooperative, dell’impianto di via Zarlati? Quali garanzie per i lavoratori? E’ possibile anticipare la chiusura e la delocalizzazione della produzione pesante, come prospettato dal protocollo e dalle lettera inviata dal comune ai cittadini della Madonnina a pochi giorni dalle elezioni, senza aspettare la data limite del gennaio 2022?'
Riparte da queste domande, accompagnata dall’esplicativo #ancheprima, e forte delle 2500 firme della petizione depositata la scorsa primavera in Municipio per chiedere la dismissione dell'impianto, l’azione del comitato Respiriamo aria pulita che da anni, alla Madonnina, quartiere sede delle Fonderie Cooperative, si batte per denunciare e per fare risolvere ad istituzioni competenti, i problemi ambientali derivanti dal tecnologicamente datato (ancora a carbone con forno a cubilotto), di via Zarlati.
Appello lanciato questa mattina in una delle poche aree verdi rimaste nel quartiere dove, già nel 2005, stando alle raccomandazioni di Arpa e Ausl, non si sarebbero dovute costruire altre case, almeno prima di avere dismesso la fonderie giudicate già ai tempi incompatibili con altri insediamenti residenziali. Raccomandazioni ignorate dalle amministrazioni di allora, perché seguirono anni di piano funzionamento del vecchio impianto e pieno sviluppo di nuovi insediamenti residenziali.
Insieme alla chiarezza sui tempi della dismissione il comitato chiede certezze anche per il futuro dei lavoratori
Nel frattempo la preoccupazione per la qualità dell’aria rimane. Bocciata dal comune la proposta di installare una centralina per il controllo degli inquinanti h24 e sulla scia scarsi esiti della sperimentazione sull’abbattimento degli odori, la richiesta è di non abbassare la guardia
Redazione Pressa
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