Se l'immigrazione irregolare, ovvero quella che avviene attraverso canali non ufficiali, rappresenta un problema sociale e di gestione nei percorsi di accoglienza dei richiedenti asilo, anche quella regolare, legata ai decreti flussi per lavoro, può presentare abusi e problemi di legalità. Anzi, un vero e proprio business basato su lavoro e nulla osta fittizzi.L’inchiesta della trasmissione Fuori dal Coro trasmessa ieri sera su Rete 4 porta alla luce un presunto sistema capace di trasformare la possibilità per immigrati possessori di un nulla osta per lavori rilasciato dalla prefettura su richiesta di un datore di lavoro, in un vero e proprio affare illegale. Basato sulla produzione di nulla osta fittizi che arricchiscono le tasche di datori di lavoro pronti a farsi pagare dagli stranieri che formalmente dovrebbero impiegare ma che in realtà non vedono nemmeno, e che una volta in Italia possono permanere con il loro nulla osta senza lavorare. Il contatto tra l'azienda e il potenziale lavoratore straniero avverrebbe solo sulla carta della richiesta di nulla osta perché, stando alle testimonianze del servizio, in realtà avverrebbe attraverso soggetti stranieri intermediari.
Un meccanismo illegale che sarebbe alimentato anche dall'assenza di controlli da parte delle istituzioni.Gli inviati raccolgono numerose testimonianze di cittadini stranieri ,in gran parte pakistani, che dichiarano di aver pagato cifre molto diverse per ottenere il nulla osta: dai 1.500 ai 15.000 euro, fino a casi in cui si parla di 6.000 o 10.000 euro per una singola pratica. Molti di loro affermano che, una volta entrati in Italia con un permesso ottenuto tramite un contratto di lavoro dichiarato, non viene loro richiesto alcun impiego reale. Uno degli intervistati, indicato come gestore del business dei nulla osta, conferma agli inviati che sarebbe lui a raccogliere il denaro e a versarlo all’azienda modenese coinvolta nella pratica. Secondo il racconto, le aziende richiederebbero “due, tre, cinque mila euro” per firmare le domande di nulla osta, legati a nomi di stranieri che non vedranno nemmeno.L'inviata di Fuori dal Coro ha in mano una di queste richiesta di nulla osta compilata per l'arrivo in Italia a fini lavorativi di un cittadino pakistano e, si reca all'ufficio immigrazione della Prefettura di Modena. che avrebbe emesso il nulla osta. Le viene confermato che i cittadini stranieri dovrebbero presentarsi con il datore di lavoro per ricevere il nulla osta ma alla domanda su cosa accada se il lavoratore non si presenta insieme al datore, l’operatore conferma che la pratica procede comunque e viene archiviata.
Ovvero lo straniero ha il suo nulla osta, l'azienda in cui dovrebbe lavorare non c'è e lo straniero rimane sul territorio. In pratica il lavoratore entra regolarmente, all'interno dei flussi per lavoro, ma nessuno verifica poi se il rapporto di lavoro sia reale oppure no. Il datore di lavoro e l'intermediario hanno intascato i soldi, l'immigrato circola liberamente senza lavorare, e nessuno controlla. L'inviata chiede specificamente all'addetta della Prefettura informazioni rispetto alla richiesta che ha in mano. Le viene detto che la pratica è stata istruita dal patronato di una nota associazione di categoria, che l'inviata contatterà in un secondo momento.L’inchiesta prosegue con il tentativo di ottenere spiegazioni dalla proprietaria dell’azienda modenese indicata nelle pratica. Giunta sul posto, la giornalista viene avvicinata da un uomo che chiede spiegazioni sulla presenza della troupe, poi una donna, forse la titolare. Entrambi rifiutano di rilasciare dichiarazioni. L'uomo chiama i Carabinieri che sul posto identificano tutti. L'inviata racconta ai militari il perché della presenza.Da qui l'inchiesta tocca un altro punto caldo. Il costo delle pratiche per la richiesta di nulla osta del decreto flussi.
Al patronato indicato dall'addetta dell'ufficio immigrazione della Prefettura si rivolge l'inviata alla quale viene comunicato che è prevista una cifra di circa 1.000 euro per la gestione di una singola domanda. Una somma che appare anomala: lo stesso responsabile nazionale dell’Area Lavoro di Coldiretti, contattato telefonicamente successivamente, afferma che le cifre dovrebbero oscillare tra 100 e 200 euro, a seconda della dimensione dell’azienda. Sorpreso dalla discrepanza, promette una verifica interna.Il direttore provinciale di Modena dell'associazione riferimento del patronato, raggiunto dall’inviata, conferma che un importo di mille euro 'non è possibile', annunciando ulteriori controlli. E se i controlli interni all'associazione si attivano, la questione più sostanziale, in termini di risvolto pubblico, riguarda i controlli che mancano a livello di istituzioni deputate a rilasciare i nulla osta. E che mancherebbero a livello tale da generare a quanto pare un vero e proprio business. Che ruota attorno a datori di lavoro solo sulla carta che riceverebbero soldi pagati da immigrati che comprano nulla osta fittizi per permanere regolarmente in Italia senza in realtà lavorare. L’inchiesta si chiude con la testimonianza di un esperto che, per anni, ha collaborato con ambasciate italiane nel Sud-est asiatico. Secondo la sua esperienza, l’intero percorso (ovvero nulla osta, visto e ingresso in Italia), può arrivare a costare fino a 20 o 30 mila euro per persona, creando un mercato estremamente lucrativo per intermediari e soggetti compiacenti.
Gi.Ga.