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E' un dato che quasi sempre passa in sordina, nella valanga quotidiani di numeri sull'andamento del contagio in Italia e, in cascata, nelle singole regioni e province. E' il dato relativo al numero dei guariti che sale ogni giorno a ritmi molto più importanti anche rispetto a quello dei positivi.
Se ieri questi ultimi erano 1.692 rispetto al giorno precedente (poco più del 10 per cento dei tamponi eseguiti), i nuovi guariti erano 2.341 in più del giorno prima, portando il totale a 96.529, e aumentando ulteriormente il divario tra i guariti e i malati effettivi, oggi a quota 57.299 in costante calo. Di questo passo in regione si potrebbe arrivare alla soglia dei 100.000 guariti nel corso di qualche giorno, forse proprio il 27, giorno del cosiddetto Vaccin Day, nel quale, anche a Modena, inizieranno le iniezioni del vaccino Pfizer a 150 soggetti scelti tra il personale sanitario.
Dando il via ufficialmente alla campagna vaccinale europea che via via, nei primi sei mesi, con l'entrata in commercio degli altri vaccini ancora il corso di sperimentazione, dovrebbe portare alla copertura prioritaria dei soggetti maggiormente a rischio soprattutto perché operanti in aree sensibili, in ambito sanitario e sociale.
E per chi dal Covid è già guarito quali sono le prospettive vaccinali? Le decine di migliaia di emiliano-romagnoli che hanno superato la malattia possono stare tranquilli? E' come se fossero già vaccinati? Se nel loro sistema immunitario hanno gli anticorpi, che forza hanno e che copertura garantiscono per il futuro? Le risposte variano, anche nel mondo della scienza, così come varia la risposta immunitaria da soggetti a soggetto
C’è chi, come il direttore scientifico dello Spallanzani (dove arriveranno le primo dosi di vaccino) Giuseppe Ippolito, ritiene che “chi ha superato l’infezione da coronavirus non deve vaccinarsi contro la malattia perché ha sviluppato gli anticorpi naturali”.
Il problema è che non si sa ancora esattamente quanto dura l’immunità. Un recente articolo su Science indica che potrebbe durare almeno quattro mesi. Dove quell'almeno gioca un ruolo importante nel numero delle probabilità e delle possibilità in campo. La soluzione potrebbe essere controllare nel tempo il livello di questi anticorpi “e quando questi dovessero scendere, considerare una vaccinazione”. In linea generale sembra prevalere una linea generale secondo la quale la vaccinazione sarebbe in grado di garantire comunque una protezione più efficace. Tra questi l’immunologo dell’Università di Milano Sergio Abrignani che ha sottolineato come “la vaccinazione Covid dopo la malattia avrebbe la valenza di un richiamo”. Sulla stessa linea anche Antonella Viola, immunologa, ordinaria di Patologia generale al Dipartimento di scienze biomediche all'Università di Padova. 'A oggi non sappiamo quanto duri la protezione del sistema immunitario dopo l'infezione da Covid-19, ed è probabile che non ci sia una risposta univoca ma che dipenda da persona a persona. Sappiamo che gli anticorpi protettivi scompaiono nel giro di pochi mesi e che in alcuni casi non si sviluppano affatto. E sappiamo anche che esistono casi di seconde infezioni' - conferma l'esperta in una intervista pubblicata dalla Fondazione Veronesi.
'Per tutti questi motivi, è bene continuare ad essere attenti anche dopo aver superato l'infezione.
Da qui, per i motivi legati alla scarsa durata della risposta immunitaria e possibili reinfezioni - anche per i soggetti guariti, è consigliabile fare, anche se su questo fronte di certezze, ad oggi, non ce ne sono. 'Non sappiamo ancora quanto duri la protezione offerta dal vaccino, ma si spera che stimoli bene la risposta immunitaria e che quindi duri più a lungo di quanto non faccia l'infezione naturale. Non è necessario fare un dosaggio degli anticorpi. Se anche ne abbiamo in circolo, non succede nulla in seguito alla vaccinazione, sarà come fare un richiamo, un po' come per l'anti-tetanica per esempio, o come il vaccino HPV anche nelle donne che sono già entrate in contatto col virus.
Gi.Ga.