In provincia la Regione dice addio ai Pronto Soccorso, nascono i CAU
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In provincia la Regione dice addio ai Pronto Soccorso, nascono i CAU

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La novità lanciata dall'Assessore regionale alla sanità Raffaele Donini per fronteggiare crisi di risorse e di personale. Nei Centri di Assistenza Urgenza il personale opererà anche a domicilio


In provincia la Regione dice addio ai Pronto Soccorso, nascono i CAU
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Un bilancio della sanità regionale che chiude in pareggio ma solo spostando 88 milioni di euro di debito sul 2023, e una carenza drammatica di personale medico ed infermieristico che porta alla sopressione di interi servizi. E' in questo contesto che l'assessore regionale alla sanità Raffaele Donini ha lanciato il piano di riorganizzazione della sanità Emiliano-Romagnola.

A partire dalla riorganizzazione dei servizi di emergenza e urgenza, già in forte sofferenza prima della pandemia e che nell’emergenza Covid che - afferma Donini 'hanno dovuto sostenere uno sforzo eccezionale che ne ha segnato la tenuta, a partire dalla stessa capacità di resistenza degli operatori. Da qui la nascita dei Centri di Assistenza e Urgenza, i CAU, che saranno distribuiti capillarmente sul territorio, con la creazione di equipe medico-infermieristiche, le Uca, che opereranno direttamente a domicilio del paziente.

'Si tratta di strutture diffuse in grado di rispondere, giorno e notte, alla gran parte dei bisogni e delle urgenze delle persone, anche laddove non abbiano caratteristiche di vera e propria emergenza; liberando contestualmente i veri e propri Pronto soccorso per le necessità dei codici più gravi.
Ancora non è dato a sapere quali saranno i Pronto Soccorso della Provincia e della Regione che funzionalmente saranno sostituiti dai CAU, o sulla base di quali parametri saranno sostituiti. 

Il nuovo modello prevede di ridurre la pressione sui Pronto soccorso incentivando i cittadini che presentano urgenze a bassa complessità (codici bianchi e verdi) – attraverso un primo contatto telefonico qualificato con gli operatori della sanità – verso i nuovi Centri di Assistenza e Urgenza che saranno distribuiti sul territorio e funzioneranno generalmente notte e giorno; o, in alternativa, riceveranno aiuto direttamente al proprio domicilio dalle equipe medico-infermieristiche.


Un’organizzazione che negli intenti dovrebbero permette di rendere più tempestivi gli interventi in ospedale e di agevolare i cittadini fornendo loro le cure adeguate nei centri più vicini, senza lunghe attese o addirittura a casa.

Al tempo stesso, riducendo il più possibile gli accessi impropri al Pronto Soccorso. Nel 2022, il 66% degli accessi al PS in Emilia-Romagna, che complessivamente sono stati circa 1.750.000, ha riguardato infatti codici bianchi o verdi, che nella quasi totalità (95%) non hanno avuto bisogno di ricovero e avrebbero potuto essere gestiti da altre strutture.
Altro obiettivo, considerando che il 76% dei cittadini - sempre nel 2022 - è arrivato autonomamente al PS, è quello di arrivare a mediare il 99% degli accessi tramite il 118, consentendo la presa in carico precoce e la corretta distribuzione dei pazienti. 
E poi il potenziamento della telemedicina e del servizio telefonico, per la gestione delle chiamate di soccorso. Vero e proprio snodo da rafforzare e qualificare per governare la miriade di bisogni differenti, ciascuno dei quali merita una risposta appropriata e nei tempi giusti.

La riorganizzazione Rete ospedaliera

La casistica chirurgica 'omogenea' sarà indirizzata a ospedali specifici, per garantire l’erogazione di un alto numero di prestazioni con elevati standard di qualità. La casistica a bassa complessità ed alti volumi sarà concentrata negli ospedali di prossimità, e quella di alta specialità e complessità negli ospedali Polispecialistici e negli IRCCS.
Ulteriore elemento della riorganizzazione sono le Piattaforme operative sovra-aziendali: sedi deputate a concentrare tecnologie, competenze professionali e casistica per erogare prestazioni omogenee per bacini territoriali ampi e afferenti a più Aziende sanitarie.

La riorganizzazione della Assistenza territoriale

Ultimo tassello della riforma, la riorganizzazione della Sanità territoriale, anche attraverso il contributo e il confronto coi medici di medicina generale, che passa attraverso alcune priorità.
Tra queste, riqualificare le Case della Salute, attualmente 132, fino ad arrivare a 185 Case della Comunità, di cui 89 hub (una ogni 50mila abitanti) e 96 spoke.
Raggiungere i 900 posti letto negli Ospedali di Comunità (Osco), che oggi sono 436.  
Rafforzare l’assistenza domiciliare per gli over 65, garantendo la copertura di oltre il 10% di questa fascia di popolazione e la risposta assistenziale nelle 24 ore.
Potenziare gli hospice, cioè le strutture per l’assistenza di fine vita, passando da 312 posti attuali (7 ogni 100.000 abitanti) a 450 entro il 2026.
Ancora, è prevista l’istituzione dell’Infermiere di Famiglia o Comunità (IFoC), per garantire una presenza continuativa nel territorio di riferimento facilitando la presa in carico, la continuità dell’assistenza, l’integrazione e la collaborazione tra le figure professionali e i servizi sociosanitari.
Infine, tra le altre novità anche l’istituzione, entro il 2024, di 45 Centrali Operative Territoriali per facilitare l’interrelazione/raccordo tra i servizi e tra i professionisti coinvolti nei diversi contesti assistenziali di cui si avvale/necessita il cittadino, in particolare per facilitare le dimissioni protette dall’ospedale al domicilio.

Il nuovo piano di edilizia sanitaria

390 milioni di euro, di cui quasi 200 di risorse statali (198,6, compreso il cofinanziamento del 5% della Regione, tramite Accordo di programma ‘Ex articolo 20’, a cui se ne aggiungono ulteriori 69 tramite partenariato pubblico-privato) e 191,37 di finanziamento Inail.
È l’ammontare delle risorse su cui può contare l’Emilia-Romagna, che attraverso il piano definito dalla Giunta anche sulla base delle priorità individuate dalle Aziende sanitarie e ospedaliere, avrà a disposizione un massiccio pacchetto di interventi di rafforzamento, riqualificazione, innovazione e realizzazione di nuove strutture.
Dal completamento del Materno Infantile di Reggio Emilia (MIRE) al nuovo Polo Chirurgico-Diagnostico dell'Emergenza Urgenza dell’Ospedale Maggiore di Parma, dal nuovo ospedale di Carpi alla nuova Maternità e Pediatria dell’Ospedale Maggiore di Bologna, dai lavori antisismici e di miglioramento strutturale alla dotazione di nuove tecnologie per tutte le Aziende sanitarie - solo per citarne alcuni - sono nove gli interventi finanziati con le risorse nazionali da Parma alla Romagna. Il nuovo ospedale di Piacenza sarà oggetto dei prossimi investimenti di edilizia sanitaria, a copertura di un costo di circa 300 milioni di euro.
Altri cinque interventi sono finanziati con 191,37 milioni di euro di fondi Inail 

Nella foto, il Pronto Soccorso di Mirandola

Redazione Pressa
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