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Porti di nuovo aperti allo sbarco di clandestini, ONG nuovamente attive a prelevare migranti dalle coste della Libia, dove anche nell'indifferenza degli organismi internazionali, si consumano le barbarie dei trafficanti di uomini e delle milizie che gestiscono arrivi e partenze. Nelle ultime settimane lo scenario della rotta dei clandestini verso l'Italia è ritornato quello antecedente al governo giallo-verde. Quello legato all'operazione Mare Nostrum, iniziata nel 2014, quello dell'accoglienza distribuita sul territorio in un massimo di 3 migranti per ogni mille abitanti, quello che dal 2014 ha trasformato l'emergenza immigrazione in normalità.
Quella che si sta prospettando nuovamente in questi giorni. I dati degli sbarchi parlano chiaro: se fino a giugno 2020 l'aumento degli sbarchi di stranieri sulle coste italiane era netto rispetto al 2019 (anno in cui venne introdotto il blocco degli sbarchi con ministro dell'Interno Salvini), ma inferiore ai livelli record del 2017-2018 (governo PD, con Ministro dell'Interno Minniti), nel mese di luglio 2020, ancora in corso, si è registrata una vera e propria impennata di sbarchi tale da stracciare i dati dello stesso mese di luglio degli ultimi due anni.
Dall'inizio del mese (dato aggiornato al 24 luglio) sono 4384 i migranti sbarcati (erano 1.801 nel 2019, e 1969 nel 2018), ben 1569 in 5 giorni con il picco del 22 luglio a 689 persone sbarcate.
Una vera propria impennata registrata dal cruscotto statistico redatto quotidianamente dal ministero dell'interno. Sono soprattutto uomini in un rapporto medio uomo-donna di 20:1. Le donne che arrivano in Libia forse ci rimangono, prime vittime dei carnefici e sfruttatori in percentuale maggiori degli uomini. Come è sempre stato. Uomini che spinti dalla cancellazione della linea dura della chiusura dei porti e dalla legittimità ridata alle ONG ai diversi livelli istituzionali (dal governo nazionale ai consigli comunali come quello di Modena che ha espresso nell'ultima seduta la solidarietà alle ONG e alle loro navi in un Ordine del Giorno approvato dal centro sinistra), sono stati a loro volta spinti anche dai trafficanti di morte a rimettersi in viaggio verso l'Italia, ridiventata, con il governo PD-M5S, porto sicuro, con la differenza di sfruttare nuove rotte, come quelle frequentate prevalentemente dai tunisini.
Degli 11.334 soggetti sbarcati dall'inizio dell'anno (numero che ormai raggiunto quello dell'intero 2019), 3.988 sono di nazionalità (dichiarata), tunisina, 1.786 provengono dal Bangladesh, e 522 Costa d'Avorio. Nell'elenco delle nazionalità seguono Algeria, Sudan, Marocco, Pakistan, Guinea, Somalia, Egitto.
Pronti ad essere distribuiti sul territorio italiano, negli Hub regionali e poi, in cascata, nelle diverse province. Nella logica di quel sistema con il quale dal 2014 viene gestita l'accoglienza degli immigrati in attesa dell'esame, da parte delle commissioni territoriali, delle loro richieste di asilo. Accoglienza strutturata nei Cas (i Centri di Accoglienza Straordinaria), gestiti dalle prefetture attraverso il ricorso a cooperative e onlus. Un sistema che a seguito dei numerosi dinieghi di richieste di asilo, e degli scarsi se non nulli rimpatri, ha aumentato le sacche di irregolarità e dei senza fissa dimora. Un sistema che dopo i picchi raggiunti nel 2017, quando erano circa 1.850 i migranti accolti in forma diffusa nelle strutture della provincia di Modena, si è assestato ad un saldo, tra nuovi ingressi ed uscite, di circa 1.300 soggetti. Numero oggetto dell'ennesimo ultimo bando che la prefettura ha emanato per la gestione dell'accoglienza nei prossimi due anni, con un capitolato a 19,2 euro al giorno da rimborsare alle cooperative dell'accoglienza per un totale di circa 10 milioni di euro all'anno per la sola provincia di Modena.
Gi.Ga.