Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Sarà la Kos Care Srl,che in Emlia Romagna gestisce 4 residenze per anziani tra Modena e Bologna (di cui due a Modena), a realizzare la nuova Casa Residenza per Anziani sull’area del lotto Madonnina assegnato dal Comune di Modena in diritto di superficie. La stesura del progetto definitivo è prevista entro l’anno e il passaggio successivo è costituito dal rilascio del permesso di costruire per poi andare alla fase di realizzazione; verso la fine del 2022 la struttura potrebbe quindi essere pronta e in esercizio.
Lo ha detto l’assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli nella seduta del Consiglio comunale di oggi, giovedì 4 giugno, rispondendo all’interrogazione del consigliere Alberto Cirelli del Pd.
Dopo la rinuncia formale della Coop Dolce aggiudicataria della procedura di gara per la realizzazione e la gestione della Casa Protetta Madonnina (gemella della nuova Ramazzini che sarà realizzata dallla cooperativa Domus), ha portato l’amministrazione comunale a interpellare la ditta seconda in graduatoria, per verificarne l’interesse a realizzare il progetto e la conferma da parte della ditta giunta ad aprile, sia per la parte progettuale sia per quella economica.
Fatto sta che il progetto Kos Care Srl prevedeva però la costruzione di una struttura per 140 posti complessivi, suddivisa sostanzialmente in due Cra gemelle di 70 posti ciascuna, e nemmeno l'Assessore ha dimostrato di potere prevedere se e come tale progetto sia compatibile da un lato con le esigenze del Comune e dall'altro soprattutto con quelle che emergeranno 'dall'impatto che l’emergenza sanitaria ha avuto sulle strutture residenziali per anziani.
Qualora le valutazioni, che saranno condotte in ambito anche sanitario a livello regionale, dovessero portare ad una revisione degli standard previsti, potrebbe rendersi necessario, o quanto meno opportuno, un confronto con l’offerente con una possibile rivisitazione del progetto”.
In sintesi, progetto affidato ma con mille incognite, anche sostanziali. Sia per il Comune che per il privato stesso. Il tutto condito, sul fronte comunale, da qualle che potremmo definite palese contraddizione. Che emerge alla luce di quanto in questi mesi è successo. E' evidente come il rinnovo da parte dell'amministrazione, per i prossimi 4 anni, e senza confronto politico, del contratto di servizio con i gestori delle case protette del Comune di Modena, dove si è registrata una delle percentuali più alte di decessi (che ha imposto una riflessione sul modello di gestione delle case protette stesse), lasci pochi margini di modifica, anche se ce ne fosse la necessità, dei modelli di gestione, di accreditamento e dei parametri di servizio. Come ipotizzato dall'Assessore Pinelli.
Inoltre la chiara quanto malcelata volontà dell'amministrazione comunale di spingere ancora di più sul processo di privatizzazione dei servizi per anziani attraverso l'affidamento a soggetti privati non solo della gestione ma anche della realizzazione delle due maggiori strutture della città, riduce di molto gli spazi di manovra e di autonomia del pubblico rispetto al privato che, come dimostra l'ultimo caso della Cra Madonnina, rivela di avere sempre più potere, per condizionare e vincolare, il pubblico.
Al di là delle necessità. Punto, quest'ultimo, toccato in parte anche dall'intervento del Consigliere Elisa Rossini (Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia), nel corso del dibattito concesso dalla trasformazione dell'interrogazione in interpellanza: “L’emergenza ci deve condurre a ripensare il sistema delle Cra che ha dimostrato fragilità: si tratta di strutture troppo grandi per accogliere persone fragili; 70 ospiti sono troppi e sono emerse nuove esigenze delle famiglie, anche per garantire maggiore serenità al congiunto. Il modello dei servizi potrebbe non rispondere più alle reali necessità e, al di là delle linee guida regionali, forse emergono nuove esigenze di tenere a casa gli anziani in sicurezza. Ci chiediamo quindi se il progetto della Madonnina sia in grado di rispondere alle esigenze delle famiglie; si interpellino gli utenti per valutare il loro orientamento verso strutture più piccole e famigliari”.