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'll Green Pass serve ancora. Insieme alla vaccinazione deve diventare uno dei due perni della nuova normalità. Se li togliamo siamo a rischio. Sarebbe la terza volta che facciamo lo stesso errore, il terzo anno in cui pensiamo che tutto sia finito e poi ci troviamo con la curva che risale. Deve essere chiaro a tutti: il virus circola ed è temibile. Per tutto questo 2022 obbligo e Green Pass vanno mantenuti. Siamo ancora in un anno di passaggio. Va visto cosa succederà ad ottobre per capire se il virus si ripresenterà e con quale veemenza, così è fondamentale avere già attivi gli strumenti che ci permettono di combatterlo nel modo più efficace”.
In poche righe tratte da una intervista che il consulente tecnico del ministro Speranza ha rilasciato a La Repubblica emerge in modo chiaro quella strategia o possibile prospettiva politica che fino ad alcuni mesi fa era relegata e condannate nell'elenco delle tesi complottiste; tesi che mano a mano che la variante Omicron avanzava, rendendo sempre più evidente la natura prettamente ed esclusivamente politica del green pass, (scollegata da qualsiasi evidenza scientifica e totalmente fallimentare rispetto ad essa visto che i contagi con Omicron sono esplosi nonostante l'introduzione sempre più massiva del Green Pass che aveva come scopo dichiarato ed unico di prevenire il contagio e creare luoghi protetti garantiti da persone vaccinate), si è palesata in maniera evidente, anche a livello istituzionale e di governo: arrivare a strutturare in modo definitivo il 'sistema' basato sul green pass, al di la e a prescindere dal presupposto, più o meno fondato, al quale lo si collega.
Oggi vaccino reso obbligatorio di fatto, e domani chissà cosa altro. Presupposti e addirittura fondatezza, quelli alla base del Green Pass, diventato nel frattempo Super e ricaricabile nella sua validità anche per i vaccinati dopo massimo sei mesi dalla seconda dose, solo con la terza dose. In attesa dell'autunno.
Strumento potentissimo e senza precedenti nella storia repubblicana capace di incidere in modo sostanziale non solo sulla vita sociale ma anche sull'esercizio di diritti fondamentali come quello al lavoro e all'istruzione, che esistono al di là dei governi di turno, che esistono prima e oltre il Green Pass che illusoriamente li concede; strumento che con il SI dei partiti della maggioranza che sostengono il governo ha presupposti (oggi l'essersi sottoposti alla vaccinazione) che possono essere decisi per decreto del Presidente del Consiglio e con la clava (in questi tempi sostenuta dal ricatto politico dello staccare la spina ed andare tutti a casa), del voto di fiducia in parlamento. Un sistema che l'esecutore Draghi, con l'avvallo dei partiti e delle forze politiche e sindacali che lo sostengono, ha strutturato e definito ed applicato in maniera chirurgica, e che in questi mesi ha dimostrato di potere e volere funzionare (in virtù di una fase di emergenza che da straordinaria è diventata normale ed ordinaria), anche al di là del parlamento. E, appunto, al di là del vaccino.
Con l'accettazione, da parte dei partiti che sostengono il governo, e delle forze sindacali, Draghi ha portato a termine un compito che sembrava impensabile fino ad un anno fa anche se, nelle contraddizioni delle stesse restrizioni, era già potenzalmente sotto gli occhi di tutti. Il premio forse per lui era quello della presidenza della Repubblica. Ma forse questo è l'unica variabile che non è stato in grado di controllare. O forse no. Comunque altra storia personale, rispetto al sistema verso il quale la sua esecuzione ha portato.
Un sistema che continua oggi in tutte le sue contraddizioni: dall'inasprimento di un green pass nel punto massimo della dimostrazione della sua inutilità (perché non sono stati creati né luoghi sicuri e nemmeno più sicuri, né sono stati limitati i contagi), alla beffa di un green pass illimitato per chi ha la terza, valido per sei mesi per chi ha fatto 'solo' la seconda, ma che anche dopo la terza rimane in realtà illimitato fino a nuova variante e nuova dose di richiamo (che vorrebbe essere annuale); fino alla bizzaria di un obbligo a tempo e per età, senza distinzione tra soggetti a rischio a non, con scadenza in piena estate e con un vaccino che la scienza stessa, con l'arrivo di Omicron, ha già definito superato; inadeguato per fronteggiare una variante che già si prevede, come per l'influenza, ad autunno, e che necessiterà non di una quarta dose di un vaccino vecchio ma un vaccino altro. Da vincolare, stando alle parole di Ricciardi, alla nuova normalità dettata dal Green Pass.
Una normalità che Ricciardi prospetta appunto con queste caratteristiche anche nel momento in cui il CTS, del quale è espressione, sparirà (forse), dopo il termine (tutto da confermare), dello stato di emergenza.
“Basta che comunque vengano mantenute in piedi tutte le strategie che ci fanno controllare il virus'. -ha affermato a Repubblica. Benvenuti nella nuova normalità
Gi.Ga.