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Sant'Agostino del futuro, per Italia Nostra gli alberi non sono compatibili

Sant'Agostino del futuro, per Italia Nostra gli alberi non sono compatibili

Intervento della sezione di Modena sulla proposta progettuale dell'Architetto Carlo Ratti sostenuta dall'Amministrazione comunale


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'Nella Piazza Idea presentata nella serata di martedì scorso 7 ottobre, è il verde, condiviso dal Sindaco Mezzetti e dall’Architetto Ratti, con l'inserimento di alberi ad averla fatta da protagonista. 'Perché gli alberi nelle nostre città (come già in molte città d’Europa) fanno ombra e specie d’estate migliorano la vivibilità urbana. Una ragione che ha convito i presenti alla serata, chiamati, per alzata di mano, a convalidare l’ascoltata piazza idea'. A intervenire è Italia nostra sezione di Modena.'Ma una ragione che prova troppo, quindi debole, che indurrebbe a mettere alberi pure in Piazza Grande per far ombra sul Duomo e in Piazza Roma per far ombra su Palazzo Ducale ora Accademia Militare. Non che nelle città di antica fondazione non ci possano stare piazze alberate, ci sono e debbono rimanere, nate così anche a Modena (Piazza Mazzini, Piazza Matteotti) e forse potrebbero starci alberi anche nella laica Piazza XX Settembre, un irrisolto guasto ottocentesco, che pur è collegato di sguincio con l’attigua Piazza Grande'. 'Ma c’è piazza e piazza e ognuna ha il proprio carattere che esige rispetto.
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Piazza Sant’Agostino non tollera ingombri visivi tra i fronti dei due edifici settecenteschi, coevi, li volle entrambi Francesco III con la sua riforma assistenziale, vis a vis, Grande Albergo dei poveri/Palazzo dei Musei e Ospedale Sant’Agostino, si debbono cioè guardare senza schermi neppur verdi e il problema di un nuovo progetto è semmai quello di ridare unità allo spazio aperto e libero, ricomprendendovi, anche nel trattamento di superficie, la porzione che è oggi la carreggiata della Via Emilia, il Largo Sant’Agostino appunto. La storica piazza come dipinta, e disegnata per incisione nel Settecento, rappresentata poi nelle fotografie da Ottocento inoltrato (lì sta il progetto) è, in sé, bene culturale tutelato, soggetto alla disciplina conservativa (non vuole innovazione neppure con il virtuoso verde) del codice beni culturali. Ci è sembrato infine impropria la nota nostalgica del perduto Gehry (fu provincialismo allora averlo chiamato, buon senso non averlo fatto passare), anche per segnare sia pure in toni di esplicita ironia la differenza con il più saggio ricorso, oggi, al prestigio indiscusso, ben oltre i confini del nostro paese, dell’Architetto Italiano' - chiude Italia Nostra.
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Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consigliere Corecom (C...   

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