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Strage via D'Amelio: la nube dei depistaggi resta

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Quanto tempo servirà ancora per dare giustizia a 6 eroi nazionali?


Strage via D'Amelio: la nube dei depistaggi resta
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Quel maledetto pomeriggio del 19 Luglio 1992 in cui perirono il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, terrorizzò e bloccò l’Italia, ancora duramente ferita, dalla strage di Capaci avvenuta solamente 57 giorni prima, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della sua scorta.
Nella strage di Via D’Amelio, purtroppo ci fu anche il più grande depistaggio della repubblica
italiana.
Vale la pena ricordare alcuni strani avvenimenti.
Uno dei punti più importanti è la scomparsa della famosa e tanto ricercata agenda rossa. Nell’agenda rossa ci dovevano essere contenuti tutti gli appunti, indagini e segreti a cui stava lavorando Paolo Borsellino.
Salvatore Baiardo, favoreggiatore della latitanza dei fratelli Graviano, dichiara ai microfoni di Report che di copie dell’agenda rossa in giro c’è ne sono più di una.

Nella strage del 19 Luglio di 29 anni fa si potrebbe tranquillamente pensare a una compartecipazione delle istituzioni deviate o non perché ai vari boss mafiosi dell’agenda rossa non gliene poteva interessare pressoché nulla.
Uno dei primi depistaggi fu il falso pentito Vincenzo Scarantino che si autoaccusò della strage. Solo nel 1998 ammise di non centrare nulla con quest’ultima.
Poi ci sono altri interrogativi: ad esempio perché i tecnici dell’FBI arrivarono sul luogo prima di quelli della polizia italiana? Perché tutti i reperti della strage vennero rastrellati e in seguito inseriti dentro 60 sacchi neri (tipo quelli della spazzatura) dall’FBI che lì carico su un furgone e li mandò a Roma alla
Scientifica a disposizione solo dei tecnici dell’FBI.
Perché 45 minuti dopo la strage (16:59) uscì un lancio dell’agenzia ANSA nel quale c’era scritto che la Polizia di Palermo li informava dello scoppio di una FIAT di piccole dimensioni, probabilmente una 126.


La Polizia di Palermo era impossibilitata nel saperlo in quanto il blocco motore da cui poi si dedurrà che fosse una FIAT verrà ritrovato l’indomani, per essere precisi il 20 Luglio poco dopo le ore 13.
Ci sarà bisogno di un tecnico della FIAT di Termini Imerese per confermare che quello fosse un blocco motore di una 126, il quale dopo una telefonata alla FIAT di Torino appurò il numero di matricola e verso il tardo pomeriggio si ebbe la conferma che quella 126 era stata rubata. Perché è come faceva l’ANSA dopo un’ora a saper tutto ciò?
Poi per quale motivo scomparì una parte dei tabulati quando vennero consegnati, ovvero mancava il traffico in entrata. Sarebbe stato importante stabilire chi chiamò il giudice Borsellino e chi invece non lo fece. Sono passati già 29 anni, ma quella torbida nube, composta da depistaggi, falsi pentiti, informazioni e dati importanti cancellati misteriosamente, sembra non avere intenzione
di dissolversi. Quanto tempo servirà ancora per dare giustizia a 6 eroi nazionali?
Francesco Riccio

Fonti: Avvocato Genchi (faceva parte del gruppo investigativo Falcone-Borsellino), avvocato Rosalba Di Gregorio difese diversi mafiosi, in seguito ha pubblicato un libro sui depistaggi della strage.

Redazione Pressa
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