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Il Frignano trema, la sigla G393 potrebbe sparire dai codici fiscali per via della prossima presunta chiusura del punto nascite dell’ospedale di Pavullo. Da ormai dieci giorni è un susseguirsi di notizie, opinioni, spunti, proteste e, soprattutto, accuse, in attesa che la regione e l’Ausl rivelino le loro carte nel nuovo PAL. Ma andiamo con ordine.
24 maggio: i consiglieri a cinque stelle Fabio Catani e Davide Venturelli chiamano alle armi i sindaci del Frignano e non solo per salvare il punto nascite che, stando ai piani ministeriali, essendo ben al di sotto delle 500 nascite annuali è destinato a chiudere. E’ un punto di riferimento per l’intero territorio dicono, è necessario. Ma…
27 maggio: le civette delle edicole si trasformano in epigrafi: Pavullo dovrà dire addio al punto nascite anche se, nel PAL che verrà, è prevista la ristrutturazione del pronto soccorso, il potenziamento del servizio del 118, elisoccorso notturno e l’aumento del personale.
I dati dicono che se tutte le mamme dell’Appennino partorissero a Pavullo, non basterebbe ad arrivare a 500 nascite.
28 maggio: è stata una strategia mirata a svuotare il reparto. Questo ha tuonato il comitato Mamme del Frignano, gli interessi economici sono stati più forti e nessuna pianificazione è stata fatta per salvare il punto nascite. L’ex Sindaco Canovi si smarca, dicendo che già nel 2011 aveva definito strategica la struttura, oltre ad puntare il dito su una battaglia troppo solitaria sull’ospedale, che andava affrontata come Unione del Frignano.
30 maggio: si muovono le iniziative, il Comitato Mamme pensa a una petizione, opposizioni in consiglio comunale sul piede di guerra, in primis il Movimento 5 stelle. Ma la società italiana di neonatologia e il consiglio dell’Ordine dei Medici di Modena esprime parere favorevole alla chiusura: il ridotto numero dei parti, l’organizzazione e la strumentazione in dotazione a Pavullo non sono una sicurezza per mamma e bambino e non giustificano il mantenimento del punto nascite.
Pare un cane che si morde la coda se è vero che i parti sono stati volutamente dirottati su Sassuolo. Intanto i sindaci del Frignano mostrano (relativa) preoccupazione: Campi da Fiumalbo fa sapere che dal suo comune si va a partorire a Barga o a Pistoia, dato che la distanza è simile a quella con Pavullo, gli altri dell’alto Frignano mostrano arrendevolezza anche se Bonucchi (Sestola) denuncia le troppe perdite di servizi a senso unico sul territorio appenninico.
31 maggio: si esprime sul tema il più vecchio dei comitati a sostegno dell’ospedale, il Pavullo 95 che alza il tiro dicendo che la chiusura del punto nascite è solo un preludio che avrà ricadute su altri reparti. E denuncia la latitanza degli altri comuni del Frignano sul tema.
1 Giugno: emerge finalmente l’Unione del Frignano per voce del suo presidente Leandro Bonucchi: l’ospedale deve avere un futuro che non vuol dire solo punto nascite, attendiamo il PAL per valutarlo e per farci poi sentire come voce unica del territorio.
2 Giugno: un dirigente medico dell’ospedale parla della chiusura del punto nascite come un’opportunità per migliorare comunque altri servizi pre e post parto. Ma intanto anche anche il mondo dell’imprenditoria si schiera contro la chiusura denunciando che non ci si può appoggiare solo a criteri numerici. E arriva il primo “j’accuse” a farlo è il Pd col gruppo consiliare “La Torre” di Pavullo che denuncia la debolezza dell’amministrazione Biolchini sul tema.
3 Giugno: il comitato mamme è pronto al sit-in e alla mobilitazione. Se è vero che tolto il punto nascite potenzieranno il pronto soccorso, dicono, allora aspettiamo prima che realizzino questo, poi se ne riparlerà. Magari i frignanesi vedendo un gesto costruttivo prima sarebbero meglio predisposti ad uno amputato dopo
4 giugno: il comitato “Salviamo l’ospedale di Pavullo” lancia una sfida: se chiudono il punto nascite noi facciamo una clinica privata, anzi partiamo subito. Per bocca del presidente Giovanna Gianelli il comitato dice d’essersi reso conto dell’inutilità del dialogo con le istituzioni e della necessità di creare una reale alternativa. Alcuni investitori sarebbero interessati a partecipare.
In questi giorni dovrebbe essere presentato il nuovo PAL e solo allora si saprà che cosa spetta all’ospedale di Pavullo e al suo punto nascite. Se da un lato l’unica buona notizia è l’ipotesi di un iniziativa privata che vada a sopperire alle mancanze del pubblico, il resto è desolante, in particolare l’accusa del Pd alla giunta Biolchini in quanto è proprio il Pd che governa la regione ed è là che si sta decidendo della struttura Frignanese. Se il Pd facesse il suo ruolo, si prenderebbe l’incarico di mediare coi colleghi in regione, aiutando il capo dell’amministrazione comunale e facendo vedere che Pavullo è unita nella gestione dei problemi sanitari. Stesso discorso per quello che riguarda l’Unione del Frignano: ai discorsi unitari occorrerebbe andare a vedere i ruoli svolti dai singoli comuni dal 2011 a oggi, quanti sono stati fedeli alla linea in regione e quanti invece hanno cantato fuori dal coro. Ma tant’è, in questi giorni vedremo gli sviluppi.
Stefano Bonacorsi