Sono infermiera da quasi 30 anni. Per lavorare in Ausl ho dovuto superare un concorso pubblico. Per essere allontanata dal mio servizio, dalla mia professione, che è anche ciò a cui ho votato gran parte della mia vita, è bastato l'intervento di un mio superiore, di un controllore. Ho creduto fortemente, e lo credo ancora, che il mio compito fosse perseguire il benessere, la sicurezza e la salute delle persone attraverso la conoscenza, la disponibilità, l'imparzialità. Credevo di dover esercitare attraverso la mia professionalità, attraverso la mia umanità, e che la mia persona fosse libera in tal senso e non schiava di un datore di lavoro col potere di privare un lavoratore del sostentamento, dello stipendio, dell'essere persona, con il ricatto. Se c'è un aspetto che ho ritenuto e ritengo fondamentale per ogni persona, paziente, per me stessa, è la libertà di scelta e di una relazione di cura che dovrebbe essere di aiuto, di supporto, di sostegno, di fiducia e non certo di obbligo. Non avrei mai creduto di vedere e vivere sulla mia pelle ciò che sta accadendo e che solo attraverso i libri, fino ad oggi, avevo conosciuto. Che non condivido, ritenendolo profondamente ingiusto nei confronti di chiunque sia stato costretto a fare una scelta non libera e non pienamente consapevole pena l'esclusione dalla vita sociale, pena la libertà stessa. Non è della pandemia che ho avuto paura, contro quella mi sentivo preparata, ma questo tipo 'disumanità' è ciò che mi spaventa davvero.
Grazie
M.V. - Modena
Green pass: io infermiera da 30 anni allontanata, quanta disumanità

Non avrei mai creduto di vedere e vivere sulla mia pelle ciò che sta accadendo e che solo attraverso i libri, fino ad oggi, avevo conosciuto
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