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Il Papa, i Migranti e i Nuovi Vangeli della Popolarità

Il Papa, i Migranti e i Nuovi Vangeli della Popolarità

Il Pontefice si destreggia tra interviste televisive da Fazio e slogan che sembrano usciti più dal manuale di un influencer che dal Vangelo


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C’è un’immagine che vale più di mille discorsi, e una canzone che urla verità ancora più forti. “Jesus He Knows Me” dei Genesis potrebbe essere la colonna sonora perfetta per il Pontefice, che si destreggia tra interviste televisive da Fazio e slogan che sembrano usciti più dal manuale di un influencer che dal Vangelo.
“In Italia non si fanno più figli!”, dichiara il vignettista nella caricatura che impazza sui social. Il Papa risponde con quella che sembra essere diventata la sua nuova missione: aprire le porte ai migranti. Ma dov’è finito il messaggio che la Chiesa dovrebbe portare avanti? Quello di promuovere la famiglia, di incoraggiare i giovani a scommettere su una vita piena e ricca di significato?Dagli articoli riportati emerge un Vaticano che, più che guidare spiritualmente, sembra sempre più attento a cavalcare le onde della popolarità mediatica. Da una parte, il Santo Padre si presta a interviste con toni leggeri e promozioni librarie quasi hollywoodiane; dall’altra, si affida a proclami su tematiche sociali come i migranti, cercando di dipingersi come il paladino dell’inclusività, mentre sembra dimenticare che il primo passo per un’inclusione vera è rafforzare i valori della comunità già esistente.
Phil Collins cantava, nel suo pezzo iconico, “And Jesus, he knows me, and he knows I’m right.” Come a dire che la religione può diventare un prodotto, un brand, un mezzo per accrescere il consenso.
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Oggi, guardando certi messaggi e certe scelte, viene il sospetto che qualcuno abbia preso appunti dalla satira musicale di Collins: un Papa che diventa simbolo di una religiosità pop, più attenta ai likes che alla liturgia, più devota agli applausi che alla teologia.E la famiglia? Poco importa. I giovani che avrebbero bisogno di un messaggio di speranza vengono lasciati a se stessi, bombardati da una narrativa che dipinge la genitorialità come una catastrofe economica e culturale. Meglio il messaggio “trendy”: accogliamo i migranti, loro sì che riempiranno i banchi vuoti delle chiese, loro sì che salveranno il welfare italiano.
Un’ironia amara si legge tra le righe. Quella di una Chiesa che, per quanto possa predicare apertura, sembra chiudere gli occhi davanti ai veri problemi che attanagliano i fedeli. La natalità ai minimi storici è un dramma che dovrebbe spingere i pastori a riaccendere nei giovani la voglia di costruire, di mettere radici, di credere in un futuro che sia davvero loro.
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Ma no: meglio farsi portabandiera delle cause del momento, che ti garantiscono visibilità e un passaggio obbligato tra i trend topic di Twitter.“Jesus, he knows me,” e probabilmente sa anche quanto questa deriva stia alienando la Chiesa dalla sua missione originaria. Ma va bene così, perché oggi il pulpito si trova più nello studio di Fazio che in una cattedrale, e la vera liturgia è quella dei social media.
Non resta che sperare che qualcuno, tra un’intervista e una vignetta satirica, trovi ancora il coraggio di parlare al cuore delle persone, ricordando che l’amore per la vita non si misura in applausi, ma in scelte coraggiose: come quella di avere un figlio in un’Italia che sembra aver dimenticato cosa significhi credere nel futuro.
Lettera firmata
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