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Dopo il preaccordo tra Roma, Parigi e Berlino sulla redistribuzione dei migranti che arrivano in Italia, e in concomitanza con la 74° assemblea Generale dell'ONU, domani si terrà un vertice nel quale sarà discussa la gestione degli arrivi irregolari nel Mediterraneo Centrale.
Al vertice parteciperanno cinque Stati tra cui l'Italia e l'isola ospitante (Malta) che sollecitano più solidarietà dai partner europei, la Francia e la Germania che hanno dato la propria disponibilità e la Finlandia che, detenendo la presidenza semestrale del Consiglio europeo, sarà presente come osservatore imparziale. Al tavolo saranno presenti anche i rappresentanti della Commissione.
Secondo i dati forniti dall'ISPI, nel periodo che va da giugno 2018 e agosto 2019 sono arrivati circa 15.095 migranti in totale. L'Italia avrebbe richiesto la collocazione di 1346 persone che corrispondono all'9% del totale che corrispondono a quelli che sono arrivati dopo le operazioni di soccorso in mare e, alla fine, soltanto il 4% è stato ricollocato.
Per il resto, anche con la política dei porti chiusi altre imbarcazioni (quelle che non richiedevano alcun salvataggio) sono sempre approdate in Italia portando il 91% dei migranti.
Rappresentati dai rispettivi Ministri dell'interno, gli Stati partecipanti cercheranno di stabilire un accordo preventivo di accoglienza e redistribuzione che vada oltre i negoziati ad hoc attraverso i quali il primo governo Conte ha cercato di ricollocare gli immigrati giunti in Italia dopo ogni operazione di salvataggio.
Ma i limiti pratici di questo vertice cominciano a notarsi quando:
1) I partecipanti cercano di ricondurre il fenomeno alla sola realtà degli arrivi attraverso le ONG le cui navi venivano fermate al largo della Libia ignorando il 91% degli immigrati rimanenti. Nel migliore degli scenari verrebbe ricollocato solo il 9% dei migranti.
2) Parigi gioca le sue carte aprendo solo ai potenziali rifugiati che, in Italia, rappresentano solo il 20% dei migranti soccorsi in mare. Un accordo del genere ridurrebbe del 20% i ricollocamenti che lo scorso governo aveva raggiunto negoziando caso per caso.
3) Si tiene un vertice sull'immigrazione esclusivamente con gli Stati che, tra il 2011 e il 2019, hanno ricevuto il 13% dei flussi migratori, ignorando la Grecia e la Spagna, le cui rotte - nello stesso periodo - hanno testimoniato l'ingresso del 76% dei migranti che sono arrivati in Europa.
4) il vertice si tiene in parallelo ai negoziati in corso per la riforma di Dublino e alle norme comunitarie rischiando di non essere vincolante per i cosiddetti Paesi volenterosi e, soprattutto, non avendo molte possibilità di agire contro gli Stati che non vogliano collaborare in alcun modo.
5) La parola Schengen resta assente dal vocabolo dei partecipanti. Se nella mentalità dei governi l'arrivo in Italia non equivale all'arrivo nella frontera Sud dello spazio unico europeo, la responsabilità continuerà ad essere scaricata sulle spalle dei singoli Stati che, nel perseguendo i propri interessi, continueranno a ricordare il concetto di 'solidarietà' soltanto nelle dichiarazioni di intenti prodotte nei Summit come quello di oggi.
Estefano Tamburrini