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Continua la rubrica de La Pressa A Cura di, realizzata dal gruppo di medici e operatori sanitari del Poliambulatorio Fisio Line di Modena. Oggi ci occupiamo di fegato grasso con il gastroenterologo Giuseppe Mazzella.
Che cos’è il fegato grasso?
Nelle cellule del fegato si accumulano gocce di grassi (trigliceridi). È una condizione silente presente in circa il 20 - 30% della popolazione (sia adolescenti che adulti), ma è comunissima nei soggetti in sovrappeso/obesi o diabetici dove i tassi di prevalenza raggiungono l’80% circa. La sua incidenza è in aumento soprattutto in età pediatrica: un bambino obeso oggi è l’obeso o il diabetico o il cardiopatico di domani.
Da cosa è causato?
Il fegato grasso è causato da nutrizione ipercalorica, ricca di carboidrati (abuso di pane e pasta, di zuccheri semplici, bevande ricche di zuccheri ed in particolare fruttosio) e grassi in particolare saturi associata a uno stile di vita sedentario.
Questo causa un progressivo aumento del peso e della necessità di insulina per controllare gli zuccheri nel sangue e nel tempo può portare al diabete dell’adulto. Una menzione a parte merita all’alcol: il suo abuso [oltre 20 g/die per le donne (due bicchieri di vino circa) e 30 g/die per i maschi (3 bicchieri di vino circa)] si associa a fegato grasso e contribuisce a peggiorare i fattori precedentemente menzionati. L’alcol di per sé è un tossico per il fegato.
È possibile prevenire i fattori di rischio? In che modo?
Certamente i fattori di rischio possono essere prevenuti: la quantità di calorie assunte va proporzionata alle esigenze individuali di ciascuno ed associata ad attività fisica quotidiana o almeno di 180 minuti/settimana. Inoltre è opportuno limitare/abolire bevande e cibi ricchi di zuccheri semplici, che, peraltro, creano una dipendenza psicologica.
Quali possono essere le complicazioni provocate da questa condizione?
Il fegato grasso è il primo segnale di possibili future malattie cardiovascolari (ipertensione, infarto, ictus), diabete mellito, malattie croniche dell’età avanzata quali cancro (mammella, colo/retto …), Alzheimer …
Come si manifesta? Quali sono i sintomi? Come si formula la diagnosi? A quali esami deve sottoporsi il paziente?
Come detto precedentemente il fegato grasso non dà sintomi. La diagnosi va sospettata tutte le volte che ci si trova di fronte un soggetto in sovrappeso o obeso, diabetico, ma quasi sempre la diagnosi è occasionale in seguito ad una ecografia del fegato che evidenzia il fegato grasso.
Una misura grossolana del grasso del fegato può essere fatta mediante l’ecografia che è in grado di distinguere una forma lieve (fino al 33% di grasso nel fegato), moderata (fino al 66%) o grave > 66%. Misure non invasive sono disponibili presso centri specializzati con la valutazione del CAP (coefficient attenuation parameter) sia in corso di una ecografia “normale” sia mediante Fibroscan. La biopsia epatica è un metodo invasivo per lo studio del fegato grasso ed è in grado di fornire informazioni anche sull’infiammazione del fegato e la fibrosi che si è andata depositando nel fegato. Gli esami del sangue, che ovviamente devono essere interpretati da un medico con notevoli differenze tra soggetti maschi e femmine, evidenziano glicemia intorno ai 100 mg/dL ed oltre, insulinemia molto spesso nei limiti di normalità ma verso la parte superiore della curva, HB glicata a volte borderline, ipercolesterolemia con aumento della frazione LDL e diminuzione di quella HDL, aumento dei trigliceridi nel sangue e dell’acido urico. Ovviamente vanno ricercati i valori delle transaminasi (AST e ALT) ma soprattutto della gammaGT.
È possibile curare il fegato grasso? In che modo? Quali sono i possibili trattamenti e in cosa consistono? Come viene scelto quello più adatto ad ogni paziente? Quale ruolo gioca la dieta nella cura e nella prevenzione del fegato grasso?
Lo stile di vita ha un ruolo sostanziale nella cura del fegato grasso e nella prevenzione delle malattie che esso predice. Un calo ponderale stabile di almeno il 10% è raccomandato nei soggetti obesi/sovrappeso e si ottiene mediante riduzione delle calorie consumate ed attività fisica. Non ho mai usato la parola dieta perché il suo significato originale, per gli antichi romani e greci, era: mangiar bene, che non è sinonimo né di mangiare troppo né molto condito né scondito (quest’ultima condizione porta di solito ad abbandonare le diete per la monotonia e perché alla fine giudicate più una punizione che non fare attenzione ai propri bisogni energetici), fare attività fisica, e meditare (un aspetto molto trascurato delle società moderne tutte protese al fare piuttosto che all’essere, che oltre a farci prendere coscienza di noi stessi, può aiutarci a capire quando la fame è un bisogno d’affetto e quando la fame è una necessità vera).
Oltre ai provvedimenti nutrizionali, ovviamente, se il paziente è diabetico vanno utilizzati i farmaci antidiabetici e ove possibile non va usata l’insulina. Pertanto la cura del fegato grasso, soprattutto nelle sue manifestazioni più gravi, si può giungere alla cirrosi del fegato (indistinguibile da quella dei grandi bevitori di alcolici), al cancro del fegato ed alla necessità di trapianto di fegato, è un trattamento multidisciplinare che prevede l’intervento del nutrizionista, dell’epatologo e del diabetologo. Ma il provvedimento più importante resta a carico del paziente che deve agire correttamente: spesso quando dico al paziente di camminare inizia la lista dei malanni che non permettono di usare le gambe, dimenticando che volendo si possono usare le braccia per fare esercizi altrettanto validi, e che comunque non c’è limite alla fantasia per fare un po’ di movimento.
Professor Giuseppe Mazzella Giuseppe
Gastroenterologo, specializzato in Malattie dell’Apparato Digerente
Redazione Pressa
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