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Due grandi segni, a livello personale e professionale, hanno lasciato due anni di covid, su chi la malattia l'ha vissuta professionalmente e umanamente dal punto di vista più forte e più impattante: quello della rianimazione e della terapia intensiva. Elisabetta Bertellini, Direttore della struttura complessa di rianimazione dell'ospedale Civile di Baggiovara è tra le persone che più incarna questo particolare punto di vista. Insieme al collega Massimo Girardis, suo omologo di funzione al Policlinico, lo tzunami Covid lo hanno vissuto a pieno. Insieme agli staff di professionisti da loro coordinati.
Da un lato c'è il piano clinico e professionale, in cui la solitudine dei pazienti e delle famiglie, la loro paura e il loro disagio, anche economico, hanno lasciato un segno forte anche in chi, come loro, con queste emozioni è abituato a convivere; dall'altro c'è il piano del vissuto personale. Il segno più forte, per il Direttore della Terapia intensiva dopo due anni di Covid, è quello lasciato dalla sofferenza dei pazienti e delle loro famiglie. 'Emozioni con le quali siamo abituati a convivere, che fanno parte del nostro lavoro ma che abbiamo sentito in maniera forte, più forte'. Perché il Covid ha cambiato tutto. Ha amplificato tutto. Per mesi, per anni. 'Emozioni ed esperienze che ci hanno insegnato tanto a livello personale e dalle quali abbiamo imparato tanto a livello professionale. E che hanno aumentato anche il senso di solidarietà già forte tra noi professionisti, oltre la consapevolezza dell'importanza di mettere sempre non solo il paziente ma la famiglia al centro' - afferma la direttrice, oggi tra i protagonisti del convegno 'La mia vita con il Covid: segni e sogni' organizzato dall'Azienda Ospedaliera Universitaria al Policlinico di Modena e dedicato proprio al vissuto, alle testimonianze degli operatori e ciò che queste hanno lasciato.
Redazione Pressa
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