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Amanda Gorman, 'The Hill We Climb': inno della democrazia americana

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Nessuna sorpresa, negli Stati Uniti la poesia è sempre presente. Intervista a Franco Nasi, professore di lingue e letterature anglo-americane


Amanda Gorman, 'The Hill We Climb': inno della democrazia americana
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Tra i protagonisti del'Inauguration Day del 20 gennaio 2021, Amanda Gorman ha stupito tutti, ma non è la prima volta che un Presidente appena eletto sceglie la performance di un poeta. Ne parlo con Franco Nasi, professore di lingue e letterature anglo-americane presso l'Università di Modena e Reggio Emilia.
'Il momento dell’insediamento del nuovo presidente negli Stati Uniti è un rito pubblico. Oltre al giuramento solenne, c'è la tradizione di inserire alcuni momenti spettacolari come l’interpretazione dell’inno nazionale da parte di una cantante famosa (questa volta è toccato a Lady Gaga) o di altre canzoni identitarie (splendida l’esecuzione di This land is your land, e America, the Beautiful di Jennifer Lopez), non sempre però ci sono i poeti. Il primo è stato Robert Frost, uno dei massimi poeti del '900 americano, che nel 1961, lesse un testo per John Kennedy.

La cosa si è poi ripetuta con Bill Clinton che invitò Maya Angelou, poetessa molto impegnata nelle battaglie per i diritti civili, e nel suo secondo mandato Miller Williams, e con Barack Obama, in quel caso furono Elisabeth Alexander e Richard Blanco; finora, curiosamente, si sono alternati un uomo e una donna e i presidenti che hanno invita un poeta sono stati tutti del partito democratico'.

Amanda Gorman è molto giovane, qual è stata la sua reazione?

'Quando ho sentito Amanda Gorman, sono rimasto molto colpito: una ragazza di 22 anni che legge davanti al mondo una propria poesia! Ho pensato subito al coraggio che aveva avuto. Poi mi ha colpito anche la sua performatività molto elegante, una fisicità gentile, eterea. Ho letto che ha un problema di balbuzie; so che a chi ne soffre, spesso, insegnano ad accompagnare le parole con la gestualità delle mani, forse anche per questo modulava con le mani il ritmo del testo, ma è solo una supposizione.

'

Parliamo dei versi di 'The Hill We Climb'.

'I versi sono tipici di quelle situazioni istituzionali; se traducessimo il testo e lo recitassimo al parlamento italiano forse molti storcerebbero il naso, per alcuni passaggi estremamente altisonanti e retorici, ma è nella tradizione statunitense. 'The Hill We Climb' è una grande poesia di unione e riconciliazione, per l'America era quello di cui c'era bisogno. Il titolo 'The Hill We Climb' richiama immediatamente ai fatti di Capitol Hill, la sede del Congresso, invasa dai trumpiani la settimana prima'.

Un giudizio tecnico sulla poesia.

Verso la fine ci sono dei passaggi molto belli che mi ricordano Walt Whitman, il grande poeta americano dell'800, il poeta della democrazia, che utilizzava versi lunghi, non rimati, ma pieni di ritmo, da leggere ad alta voce. Versi scanditi da elencazioni di luoghi, di persone, di gruppi sociali, come succede nella poesia di Amanda Gorman, che raccontano la complessità di quella democrazia. Anche qui ci sono ripetizioni di parole e di suoni, che rendono il testo molto musicale. Sempre nella tradizione whitmaniana, ci sono anafore, (That even... That even, oppure verso la fine We will rise... We will rise) che scandiscono il testo, e Gorman li recita come se fosse un salmo. In Whitman i versi seguono il respiro della frase e terminavano quando finiva un'unità sintattica, allo stesso modo nella poesia della Gorman quasi sempre il verso finisce con un segno di interpunzione. Ogni verso scandisce una frase che ha un senso in sé compiuto, questo detta il respiro ritmico della performer.'

Nella poesia parla di una sua candidatura a Presidente degli Stati Uniti e da qualche parte ho letto che avrebbe già il sostegno della famiglia Obama.

'Ho letto che vorrebbe candidarsi nel 2037, diciamo che si prende il tempo necessario. Ricordo che in quarta liceo, studiai un anno negli Stati Uniti, nel Tennessee. Quando si chiacchierava tra noi studenti, sulle nostre ambizioni, in diversi mi rispondevano che avrebbero voluto diventare Presidente degli Stati Uniti, ed erano spesso i miei amici più intelligenti e bravi a scuola. La cosa mi colpì molto, non so in Italia, a quell'età, quanti avrebbero risposto alla domanda: “Che cosa vuoi fare da grande” con “Il primo ministro”, a parte qualche Matteo con ambizioni da Napoleone... Questa cosa è molto americana, e credo che sia segno di una profondo radicamento dei valori della democrazia.'

La presenza di poeti durante l'Inauguration day ha riguardato finora solo i democratici, solo un caso?

'Che Obama inviti un poeta mi sembra normale; Clinton mi ha in parte sorpreso, ma anche lui ama la musica, suona il sax; Kennedy era a suo modo un personaggio dirompente, lontano dai politici più ingessati. Probabilmente se Trump avesse cercato un poeta non lo avrebbe trovato, anche se fra i 70 milioni di elettori che l'hanno votato qualcuno che scrive poesie ci sarà senz'altro. La poesia spesso spinge verso valori più democratici, più inclusivi, come anche nel rap. Anche se poi un rapper come Kanye West ha avuto una posizione ben diversa'.

Amanda Gorman è il primo Poeta laureato dei giovani.

“La Biblioteca del Congresso nomina ogni due anni un Poeta Laureato che, servendosi di una discreta somma di denaro messa a sua disposizione, ha il compito di diffondere la poesia. La carica è molto prestigiosa ed è stata attribuita a molti protagonisti della poesia americana, da Robert Frost a Elisabeth Bishop, a Gwendolyn Brooks, solo per citarne alcuni. L’istituzione non è ovviamente statunitense; le sue origini sono antiche: Petrarca è stato poeta laureato. Anche in Inghilterra esiste la figura del poeta laureato, un titolo che fino a pochi anni fa era a vita; era il poeta del Re o della Regina, recitava poesie nelle cerimonie ufficiali; William Wordsworth, Alfred Tennyson, Ted Hughes sono stati poeti laureati. Ora in Inghilterra la carica dura dieci anni, e finalmente nel penultimo mandato è stata assegnata per la prima volta a una donna: Carol Ann Duffy. Con Amanda Gorman la Library of Congress americana ha istituito il Poeta laureato dei giovani, per la prima volta. Questa attenzione per la poesia è molto più radicata che da noi, basti pensare alla presenza della poesia nell’editoria per l’infanzia in America e in Inghilterra, ma anche alle forme più giovanili in cui la poesia è centrale in altre forme, ad esempio nel rap. I libri di poesia vendono molto più che da noi. Personalmente ho avuto il privilegio di tradurre diversi libri di poesia di Billy Collins, anche lui poeta laureato e performer che riempie i teatri con le sue letture pubbliche. In America i suoi libri vendono centinaia di migliaia di copie. Qui, i nostri poeti “massimi” sono fortunati se arrivano a qualche migliaio di copie”.

La scelta della Gorman coincide anche con un momento di particolare qualità per la poesia americana?

“Direi di sì. Quest'anno il premio Nobel per la letteratura è andato ad una poetessa americana Louis Glück, molto raffinata, colta, ripubblicata ora da il Saggiatore e tradotta da Massimo Bacigalupo, ma non dimentichiamo il premio Nobel a Bob Dylan, i cui testi sono stati tradotti in modo egregio in Italia da Alessandro Carrera. Negli ultimi trenta anni poi c'è stata una grande attenzione alle minoranze, la poesia etnica, afroamericani, ispanoamericani, cinesi, italiani, portoricani. Ci sono poeti che rappresentano splendidamente queste minoranze e ne diventano portavoci. Ultima poetessa laureata è Joy Harjo, una nativa americana. La scelta di Amanda Gorman credo vada letta come atto coerente con la politica di apertura e di attenzione alla multietnicità americana di Biden'.

Quali sono i poeti americani che i suoi studenti apprezzano di più?

'Nei miei corsi ne faccio leggere tantissimi, e molto recenti. Piace ovviamente Whitman, anche Emily Dickinson è molto amata. Ho fatto qualche lezione su Louis Gluck ed è piaciuta molto, così come Billy Collins, Mark Strand, Mary Oliver. Poi ci sono ovviamente i poeti della Beat generation, Da Ginsberg a Corso, autori che per me sono stati illuminanti, ma per i miei studenti sono spesso preistoria'.

Stefano Soranna

 


Stefano Soranna
Stefano Soranna
Mi occupo di comunicazione e pubblicità da un po' di tempo. Su La Pressa scrivo di musica, libri e di altre cose che mi colpiscono quando sono in giro o che leggo da qualche parte. La..   Continua >>

 
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