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Ore 18.45, Bar del Teatro a Correggio, Il Corona Virus è tra noi. Incontro
Fabrizio Tavernelli. Entrambi senza mascherina, ci diamo anche la mano. Poco prima ero stato in farmacia, una giovane donne si lamentava di non trovare il gel per le mani. Lui beve una birra piccola, io una spremuta d'arancia. Mostro a Fabrizio un'intervista all'artista sudcoreana
Lee Bul,
'Non siamo in grado di distinguere l'utopia dalla distopia'. Il suo ultimo concept album arriva puntuale, il titolo
'Homo Distopiens', visti i tempi, non avrebbe bisogno di promozione. La società distopica è già realtà, non ce ne siamo accorti, non abbiamo colto i segnali. Cosa ci aspetta? Impossibile saperlo, non abbiamo più i codici per comprendere la realtà, tutto avviene in fretta, quello che ci succede attorno ci spaventa, ma ci affascina allo stesso modo. Forse siamo vicini alla fine del pianeta Terra, forse all'estinzione della razza umana.
Le persone fanno scorte di viveri, si chiudono in casa. Nessuno dorme più, svegli fino al mattino incollati a Netflix. I nostri corpi stanno mutando. La gente è impaurita, paranoica, qualcuno impazzisce. Molti di noi vorrebbero vivere come nelle serie tv. Ci si manda messaggi col cellulare, trovarsi al bar o in piazza diventa un gesto inutile.
Fabrizio è un talento vero, i suoi dischi non sono mai banali. Spesso sono dei capolavori.
Nella mia vita ho conosciuto due persone che potrei definire geniali, uno è lui. Homo distopiens è un disco dalle atmosfere dark, il richiamo ai primi anni '80 è forte, ci sono ovviamente dei riferimenti, ma lo stile è unico. La mia canzone preferita è
Cose sull'orlo, la ascolti in auto, ti isola, è struggente, ti trasporta in un'altra dimensione. Una delle più belle canzoni che Taver e il suo complesso abbiano mai scritto.
Altro gioiello, L'uccello giardiniere. Ascolto ideale, a tarda notte, uscito da un club BDSM. Serve per riprendersi. Bargigli e pappagorge mi fa venire in mente certi brani di un gruppo che adoravo, i Soul coughing. Splendida anche Tormentoni e tormenti, con un testo, tra l'altro, notevole.
Il disco racconta di come quello che sta accadendo nel mondo incida sul locale, nella provincia exotica, ora distopica. Correggio come Codogno. La provincia diventa protagonista.
Fabrizio mi parla di un bel progetto, un bosco urbano della musica. Nascerà a Correggio, una parte sarà lasciato libero, la natura ne prenderà possesso. Un'altra parte sarà dedicata agli alberi dei musicisti, ogni artista ne adotterà uno. Grazie ad un codice ed usando uno smart phone. si potranno ascoltare dei brani musicali. Un gesto che in pianura padana, pare davvero rivoluzionario.
Stefano Soranna