Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
A distanza di sette anni, torna a Modena, nell’ex chiesa di San Paolo, in via Selmi 63, il genio di Walter Mac Mazzieri, con “Dov’è la tavola dei colori?!!”, mostra antologica che ricorda l’artista pavullese scomparso nel 1998, all’età di 51 anni.
L’esposizione, curata da Stefano Danieli, Carmen Vicinanza, Aurora e Melania Mazzieri, Leonardo Simone e Michele Fuoco e patrocinata dal Comune di Modena, è stata inaugurata ieri ed è visitabile fino al 20 giugno.
Nato a Ca’ d’Olina di Pavullo, nel 1947, a cui rimarrà profondamente legato, Mazzieri è un artista viaggiatore e la mostra racconta le diverse tappe geografiche e artistiche del suo percorso nel quale, appunto, è costante il riferimento a quella sua terra natia, caratterizzata da case precarie e pochi contadini avari di parole: un luogo di miseria dove il colloquio era forse possibile solo con gli animali, che non casualmente conquisteranno sempre più centralità nella pittura dell’artista, che li raffigura in accadimenti fantastici, sottoponendoli a differenti reincarnazioni, come figure di innocenza ma anche di terrore. La dimensione è fantastica, ma le immagini assumono una particolare figurazione che non è fuga dal reale, ma una sua amplificazione, quasi necessaria, portata a proporzioni gigantesche, per l’amore che egli porta ai luoghi, alle persone e alle cose. Quell’amore che esalta anche smisuratamente le cose, i personaggi. In questa esaltazione, rientra non solo il borgo natale, ma la cultura del Frignano, tra leggende, riti e credenze.
Ma c’è pure la cultura dei paesi stranieri (Europa e Nord Africa), di cui Mazzieri ha visitato, da giovane, soprattutto i musei, con lo spirito da bohémien. Tra le tappe, la folgorante visita, nel 1967, della mostra “Le Muse inquietanti” al Museo d’Arte Moderna di Torino, con maestri del surrealismo e della metafisica, ad indicargli nuove possibilità di linguaggi che Mac declinerà sempre in riferimento alla realtà della sua terra.
Grande influenza avrà anche Venezia, tra il 1984 e il 1985, dove i palazzi, i monumenti, le opere d’arte e la laguna vengono visti con meraviglia e stupore in una visione onirica, dolce, romantica. E poi il ritorno a Pavullo dove morirà nel 1998. Nelle intenzioni di Mazzieri, rimaste incompiute, c’era anche il desiderio di dare vita ai poemi omerici, a partire dall’Odissea, a cui aveva già dedicato delle opere.
La mostra, a ingresso gratuito, e che vede la presenza di una cinquantina di opere, è visitabile tutti i giorni, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20, fino al 20 giugno.
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>