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Ovviamente questo non può essere vero senza l’uomo, che da una parte inventa la macchina e dall’altra la pilota e l’utilizza. Stiamo parlando di una macchina quasi fantascientifica, in dotazione da poco meno di un anno all’Ospedale Civile di Baggiovara, sezione Neuroradiologia, diretta da Stefano Vallone. Il nome, quasi fantascientifico di questo immenso macchinario è Angiografo biplano, e lo dobbiamo –oltre che all’ingegno dell’Uomo alle generose donazioni da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e della Confindustria Emilia; a parte naturalmente ad un doveroso finanziamento regionale. Il valore della miracolosa macchina salvavita è di 1,3 milioni di euro.
La macchina sostituisce l’obsoleto angiografo monoplano: un’esigenza avvertita già nel 2013 per riuscire a rendere ottimali tutte le procedure urgentissime di pronto intervento in ambito neuroradiologico, comprendendo anche la chirurgia vascolare e le sue complicanze emorragiche.
Stiamo parlando di eventi improvvisi e gravi che colpiscono il più delle volte in maniera inaspettata, anche soggetti giovani di età attorno ai 40 anni. Ma che cos’è e a che cosa serve l’angiografo biplano? In pratica si tratta di un impianto costituito fondamentalmente da due archi ad U –a terra e a soffitto - che consente di acquisire immagini diagnostiche dei vasi sanguigni su due piani distinti nello spazio allo stesso tempo. Un apposito software molto evoluto consentirà immediatamente di ricostruire le immagini in tre dimensioni, evidenziando con precisione sia la sede che la tipologia dell’occlusione vascolare. Si tratta di una prerogativa di fondamentale importanza in quanto consente di intervenire con grandissima precisione e rapidità su pazienti che rischiano di subire delle menomazioni postume anche estremamente invalidanti, soprattutto quando si tratta di patologie cerebrovascolari (ictus e rottura di aneurisma), le quali richiedono l’introduzione il prima possibile di cateteri per “navigare” nell’albero vascolare.
Inoltre, grazie al nuovo angiografo, i tempi di esami risultano brevissimi e le radiazioni somministrate ridotte drasticamente. Tutto ciò, naturalmente, se parliamo di strutture di pronto intervento ottimizzate dal punto di vista dell’accoglienza e della successiva destinazione del paziente, come nell’ospedale di Baggiovara.
Ma che cos’è esattamente un aneurisma e che cos’è l’ictus? L’aneurisma è fondamentalmente una fragilità della parete di una vena o di un’arteria, il più delle volte dovuta ad un fatto congenito. È comprensibile il pericolo che si corre quando l’aneurisma riguarda l’aorta o un vaso cerebrale. Se l’aneurisma viene scoperto in tempo casualmente il medico deve valutare l’opportunità di intervenire, tenendo conto di alcuni fattori determinanti quali la sede, le dimensioni, la familiarità e le eventuali patologie concomitanti. Ciò naturalmente fatto salvo il caso di aneurisma che costituisce pericolo potenziale per la vita, come quello descritto precedentemente. Si stima che quasi il 6% della popolazione soffra di aneurisma, per fortuna di tipo benigno, e meno di 10 sono casi di rottura ogni anno per ogni centomila abitanti. Nei casi più gravi tuttavia la mortalità è molto elevata (45%) e colpisce ad ogni età, maggiormente tra i 30 ed i 60 anni. Quanto all’ictus si tratta del classico colpo apoplettico (stroke in inglese), dovuto il più delle volte ad un’ischemia (ridotto passaggio di sangue in un vaso che deve irrorare il cervello) o ad una emorragia causata dalla rottura di un vaso, come appunto nel caso della rottura di un aneurisma. La mancanza di sangue al cervello provoca la morte delle cellule cerebrali, per cui si tratta di un’assoluta urgenza medica. Ed è qui che appare la fondamentale importanza di poter disporre di presidi medici di altissimo livello come l’angiografo biplano. Un grande fattore di rischio per l’ictus è la pressione alta, oltre a fumo, obesità, colesterolo alto e diabete (mellito). Ogni anno oltre 2 mila persone vengono colpite da ictus nella sola provincia di Modena.
Vittorio Cajò