Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Sono passati 40 anni esatti dalla notte in cui Rino Gaetano perde la vita dopo un incidente sulla via Nomentana a Roma. Uno schianto che il cantautore ha drammaticamente profetizzato nella canzone La ballata di Renzo, citando addirittura tre degli ospedali che non ne accettano il ricorvero.
In quella notte del 2 giugno del 1981 muore il poeta che più di altri riesce, con l'arma dissacrante della ironia, a svelare le storture di un sistema di potere opprimente e conformista.
Cresciuto sulle spalle della generazione dei grandi cantautori 'impegnati' (da Guccini a Gaber, da De Gregori a De Andrè), Rino Gaetano canta una libertà disillusa ed epurata da ogni morale o utopia. Una libertà che si culla nella sua stessa essenza, senza la necessità di essere affiancata da tranquillizzanti aggettivi o da altre apparentemente più nobili e borghesi virtù: come la partecipazione o il rispetto dell'altro.
Una libertà ingenua e cristallina, dove i concetti di buono e cattivo, giusto e sbagliato non servono.
I grandi miti sociali e politici della seconda metà del '900 sono ancora in piedi, ma il poeta di Crotone ne scorge già tutti i limiti, esattamente come De Andrè, ma senza la pretesa illuminata del gigante ligure. La strada che indica Rino Gaetano è quella del folletto coraggioso che, travestito da saltimbanco, si prende il lusso di puntare il dito, dal basso, contro i potenti di turno, a partire dal monolite, allora (come oggi in fondo) rappresentato dalla famiglia Agnelli (Gianni, Umberto e Susanna).
Smaschera i poteri forti, Rino Gaetano, ma senza rabbia, con un sorriso che gli consente - nonostante la consapevolezza delle brutture terrene - di alzare gli occhi a un cielo che resta blu, immune, almeno lui, dallo schifo, dall'ipocrisia e dalle bassezze umane.
Un poeta, Rino Gaetano, che non si ferma nemmeno davanti a se stesso e che - con lucidità - si guarda allo specchio e, così, mentre scrive sul mondo e sulle sue brutture non dimentica la sua immagine pubblica, le camere oscure, il suo passato e le sue paure. E un sesso al quale non dar peso.
Muore ad appena 31 anni Rino Gaetano. Oggi ne avrebbe compiuti 71. Inevitabile chiedersi quale mondo descriverebbe sotto il suo cielo blu e a quali personaggi urlerebbe in faccia il suo irriverente sberleffo. Ma, a ben vedere, la domanda non è corretta. Profeta di un mondo ancora da venire indicherebbe ancor oggi una stella invisibile ai più e che, solo tra altri 40 anni, si scoprirebbe avere gli esatti contorni da egli immaginati.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>