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'Era giusto il marzo del 2023, quando il Ministro Urso diede, per la prima di innumerevoli altre volte, l’annuncio che entro la fine di quel mese sarebbe stata varata la “riforma” dei carburanti'. E’ quanto ricordano in una nota congiunta le organizzazioni di categoria dei gestori, Faib e Fegica.
'Annuncio che, allora, serviva a “mettere una pezza” al tentativo maldestro e scoperto di gettare la colpa sui Gestori degli aumenti del prezzo dei carburanti, al contrario causati dal ripristino delle vecchie accise. E, invece, tutto si è esaurito con un misero cartello dei prezzi medi regionali, pure bocciato dal Consiglio di Stato, che ora accoglie polvere e ragnatele, inutile ed inutilizzato, sugli impianti italiani.
Eppure l’intero settore è al suo picco di degrado: i prezzi dei carburanti continuano ad essere i più alti d’Europa; le mafie sono gli unici operatori che continuano a “investire” sui carburanti, sottraendo una dozzina di miliardi l’anno alle Casse dello Stato; la transizione energetica è un treno che, per quanto disastrato, si guarda bene dal prendere in considerazione un asset distributivo capillare e già strutturato, come è la rete italiana; in autostrada, pur di non farsi salassare nelle aree di servizio, gli automobilisti si portano panino, termos di caffè e pure una tanica di benzina di scorta'. 'In tutto questo, il Mimit continua a tenere tutto bloccato, passando il tempo, un mese dopo l’altro, ad interrogarsi su come scrivere un piccolo articolo della più grande riforma, teso unicamente a proteggere le compagnie petrolifere dalle condanne che Tribunali d’Italia stanno comminando per le condizioni economiche e contrattuali adottate contro i lavoratori e le piccole imprese di gestione. Un tentativo che non è solo chiaramente sbagliato e che è stato già una volta rimandato al mittente dalla stessa Presidenza del Consiglio, ma che finirà per fare la stessa fine del cartello del prezzo medio, inutile ed inutilizzato: nessuna legge può consentire di sottrarsi al Giudizio terzo, neanche nel caso dei potenti petrolieri, se si impongono ad un lavoratore condizioni contrattuali o comportamenti “valutati” come squilibrati, iniqui, abusivi. Le organizzazioni di categoria dei gestori -conclude la nota di Faib e Fegica- sono disposte ad individuare intese che consentano di rientrare nell’alveo della legalità, chi nel tempo con i suoi comportamenti si è chiamato fuori, così come conclamato dai Tribunali. Ma si opporranno in ogni luogo, dalle strade, al Parlamento, e con ogni mezzo, dalle denunce, allo sciopero, a che sia, al contrario, la legalità ad essere malamente strattonata e slabbrata fino al punto di dare copertura a comportamenti indecorosi prima ancora che illegali'.
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>