La galassia Legacoop Estense tiene, ma sul futuro c'è sfiducia

Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente. Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.

Gli effetti della crisi sul mondo delle 215 imprese cooperative rappresentate dal marchio Legacoop Estense (una galassia capace di contare sull'adesione di 500.000 soci, seppur in calo di 45.000 unità nel rapporto 2016-2017, e su valore della produzione negli 8 comparti industriali principali da 6 miliardi di euro), si mostrano  più che nei numeri, nella fiducia, o meglio nella sfiducia, sul futuro.  Perché nel bilancio consuntivo del 2017 di Legacoop illustrato oggi dal Presidente Andrea Benini nella sede di via Fabriani a Modena, il segno più si registra non solo in indici importanti come l'occupazione (+5,8%, con 29.562 totali unità in prevalenza donne), ma anche anche nelle previsioni negative  sul futuro delle imprese cooperative stesse.  Che salgono dal 4 al 15,2% nelle grandi cooperative e balzano al 26,4% nella platea delle piccole e medie imprese.

Dato significativo anche il fatto che l'80% delle cooperative prevede di mantenere gli stessi livelli occupazionali ma, per la prima volta dopo alcuni quadrimestri, e' piu' elevata la percentuale di chi teme una diminuzione della forza lavoro (10,2%) rispetto a quella di chi si aspetta un aumento (8,8%).

Una sfiducia che si riflette anche in un altro indicatore: i soci hanno destinato ben l'88% degli utili a riserva, per consolidare la patrimonializzazione delle imprese, dividendosene solo il 9% (nel 2016 invece se ne erano divisi il 25%). Proprio perché le previsioni economiche sull'immediato futuro a livello nazionale, in termini di fiducia, peggiorano. Con percentuali a due cifre.

Elementi che preoccupano in una logica di impresa cooperativa che come tale deve fare attenzione non solo ai numeri ma anche alla finalità mutualistica che ne ispira l'azione.

'Il nostro bilancio non tiene conto solo degli aspetti economici, ma anche di quelli mutualistici che definiscono come le cooperative fanno il loro mestiere' - spiega Benini.
'I quasi 500.000 soci, ridotti numericamente soprattutto sulla carta a seguito di fusioni (come Alleanza 3.0, ndr), che hanno accorpato migliaia di adesioni doppie di soci, oltre che frutto dell'eliminazione di posizioni cosiddette 'dormientiì, non attive,  conferma da parte dei cittadini sia di Modena sia di Ferrara la volontà e la capacità di fare insieme e di cooperare'

E i numeri, in questo caso, non lasciano spazio ad interpretazioni, se consideriamo che del milione di persone residenti tra nell'agglomerato delle provincia di Modena e Ferrara (701.896 Modena e 346.000 Ferrara), il 47%, equivalente a 494.419 persone, sono socie di una cooperativa. Soci distribuiti per il 92% nel comparto delle cooperative di consumo (dove si è concetrata la quasi totalità della riduzione di 45.000 unità nel numero dei soci), ed il resto negli altri 7 comparti,  abitazione, agroalimentare, pesca, dettaglianti, produzione lavoro, sociale, servizi.  Comparti dove, in generale, si registrano degli aumenti (anche se parliamo non più di migliaia di unità ma di decine di unità) generalizzati nel numero di soci. Segnale che il sistema cooperativo tiene, anche se - afferma Benini 'dobbiamo inserirli in un contesto che presenta diverse criticità. Come quella confermata dalla tendenza generalizzata dei soci a non dividere gli utili come gli scorsi anni, ma a lasciarli in cooperativa tramite le riserve indivisibili.  Questo significa che non si ha una grande fiducia per il futuro e che ci aspettano tempi difficili'

Il rapporto congiunturale Legacoop aggiornato a un mese fa, su un campione rappresentativo di proprie imprese, evidenzia poi un sensibile peggioramento del sentiment riguardo 'l'andamento del sistema Paese' a breve termine (primo quadrimestre 2019). In particolare, diminuisce dal 5,5% al 2% la quota di cooperatori che prevede un miglioramento dell'economia, mentre sale dal 18,3% al 24% quella di chi intravede un arretramento.

Gianni Galeotti