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Pesca, scattato il fermo, occhio a cosa c'è nel piatto

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In un Paese come l'Italia che importa più di 2 pesci su 3, nei territori interessati dal fermo aumenta il rischio di farsi servire pesce straniero o congelato


Pesca, scattato il fermo, occhio a cosa c'è nel piatto
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Oggi, 30 luglio, è scattato il fermo pesca per le barche dell’Emilia Romagna per rispettare l’obbligo dell’interruzione temporanea dell’attività di pesca che per 42 giorni, fino al 9 settembre, interesserà tutte le flotte da pesca da Trieste ad Ancona. A ricordarlo è Coldiretti Impresapesca Emilia Romagna. Con il fermo pesca si fermano le attività della flotta italiana, secondo un preciso calendario nelle varie marinerie, per favorire il ripopolamento del mare e garantire un migliore equilibrio tra le risorse biologiche e l’attività di pesca.

In un Paese come l’Italia che importa più di 2 pesci su 3, nei territori interessati dal fermo pesca – sottolinea Coldiretti Impresapesca Emilia Romagna – aumenta il rischio di ritrovarsi nel piatto, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato, se non si tratta di quello fresco made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca oppure se non si tratta di pescato proveniente dall’attività della piccola pesca locale o da allevamenti di mitili o vongole.

Per effettuare acquisti made in Italy di qualità e al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti è, laddove possibile, di acquistare direttamente dal pescatore, specie da quelle attività non interessate dal fermo, o, se da un’attività commerciale, di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa) che per l’Adriatico settentrionale corrisponde al numero 17. Nel periodo di fermo pesca di questa zona, per mangiare pesce italiano le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta).

Coldiretti Impresapesca ha più volte negli anni chiesto una radicale modifica di questo strumento di gestione che non risponde più da tempo alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 33 anni di fermo pesca è progressivamente peggiorato, come anche parallelamente lo stato economico delle imprese e dei redditi. In Emilia Romagna – Ricorda Coldiretti Impresapesca – si è verificato anche un calo delle imprese da pesca e in quasi dieci anni hanno chiuso più di un’impresa su cinque (–22%), passando dalle 778 del 2009 alle 600 attuali.

L’auspicio è che dal 2019 si possa mettere in campo un nuovo sistema che tenga realmente conto delle esigenze di riproduzione delle specie e delle esigenze economiche delle marinerie. Ma intanto – conclude Coldiretti Impresapesca – vanno risolti i problemi relativi al pagamento del fermi pregressi e evitare incertezze sul garantire il premio alle imprese relativamente all’anno 2018.


Redazione Pressa
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