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La scomparsa dei voucher, i buoni da almeno 10 euro l'uno che servivano per remunerare i lavori occasionali, cancellati nel 2017 dal governo Gentiloni, pare avere lasciato un vuoto molto grande in quella zona 'grigia' delle prestazioni a chiamata, anche una tantum, per un solo turno di lavoro. Modalità molto diffusa nella ristorazione per gestire picchi improvvisi o poco prevedibili di lavoro o di carenza di personale, tra l'altro sempre più difficile da reperire. Ai tempi la motivazione principale, sottolineata anche dal fronte sindacale, fu quella di un abuso dei voucher utilizzati per sostituire rapporti di fatto continuati e non occasionali, a condizioni più vantaggiose per il gestore. Ma come spesso accade l'effetto, confermato negli anni a venire e di quel vuoto di possibilità che si è creato, è stato quello di 'gettare via il bambino con l'acqua sporca'.
E oggi l'impossibilità di avere i 'vecchi' ma comodi voucher di conseguenze, nella pratica quotidiana, ne ha, eccome.
Il video, diventato virale, del ragazzo di Modena che a fine serata ha contestato i 20 euro per sei ore di servizio con il referente di un ristorante del centro città, ha riattivato, solo per un giorno, le reazioni politiche ed istituzionali. Ma l'occasione dell'attenzione mediatica è stata colta dal piano politico per rilanciare soprattutto il tema ormai diventato di battaglie elettorale del salario minimo. Un tema certo di attualità ma che poco centra rispetto a quello dei compensi (se così li possiamo chiamare), in nero. Perché di questo, in quel video, si tratta. Un lavoro nero, nemmeno valutabile in termini di salario minimo e tantomeno di tutela contrattuale. Nel momento in cui il contratto, appunto, non c'è. Problema non risolvibile o superabile offrendo 50 euro anziché 20 al giovane in servizio a fine serata, per evitare ulteriori discussioni, denunce, o perché semplicemente ci si accorge di essere ripresi con telefonino.
Perché il tema, che dovrebbe essere al centro dell'agenda politica non solo nelle note stampa di un giorno, è chiedersi perché quelle situazioni avvengono, e quali le condizioni per evitarli. In quel video non c'è solo la cruda, diretta e sacrosanta denuncia di un ragazzo ma emerge anche una difficoltà che, pur nelle doverose distinzioni, e lungi da giustificare comportamenti scorretti e illegali, riguarda anche i titolari o i gestori di attività di ristorazione. Le cui esigenze sempre maggiori di flessibilità non trovano, o trovano sempre meno, adeguata risposta nella normativa vigente in materia di contratti. Che troppo spesso, soprattutto in certi settori, limita e ostacola anziché agevolare. Di questo abbiamo parlato, raggiungendolo nel suo ufficio di Modena, con Daniele Cavazza, Direttore Confesercenti Area Modena, partendo da una domanda: quali possibilità sono oggi a disposizione di un ristoratore per gestire, in modo regolare, prestazioni di servizio estemporanee, una tantum o per poche ore e quindi evitare situazioni come quelle documentate in quel video?
'Diciamo da tempo che serve maggiore flessibilità nei rapporti di lavoro, soprattutto in un settore come quello della ristorazione. I voucher ci sono ancora ma sono troppo burocratizzati e sottoposti a regolamenti troppo rigidi. Nella prima versione potevi acquistare un carnet e utilizzarli nel momento del bisogno. Anche solo per una prestazione, una tantum, per una persona. Oggi non è più cosi immediato'
E i contratti a chiamata?
'Ci sono, e il nostro richiamo principale è quello all'applicazione dei contratti, ma anche un contratto a chiamata richiede comunque una assunzione al di la che poi se ne abbia realmente bisogno. Ciò comporta incombenze fiscali e spese di gestione, anche se non lo si utilizza'.
Pare di capire che per agire all'interno di una cornice di regolarità ad esigenze contingenti ed improvvise di personale, gli spazi di manovra sono scarsi
'Si, in caso di picchi di lavoro o assenza di personale immediata e temporanea magari a fronte di molte prenotazioni per esempio per una serata in cui contestualmente mancano improvvisamente personale al lavoro, diventa difficile agire per rispondere esigenze organizzative come quelle di un ristorante. Noi proponiamo di ritornare ai voucher prima maniera, da attivare immediatamente, strumenti capaci regolamentare anche questa zona grigia di lavoro nero che il video del ragazzo ha dimostrato, purtroppo, esistere ancora'.
Nei giorni scorsi la vostra associazione ha richiamato l'importanza all'applicazione dei contratti. Quale è il messaggio che lanciate ai vostri associati, e non solo, di fronte a situazioni come quella emersa dal video?
'Chiaramente come associazione firmataria dei contratti di lavori, ai e dai nostri associati chiediamo e ne pretendiamo il massimo rispetto, ma è necessario affermare che un settore come quello della ristorazione ha esigenze ben diverse e particolari, più difficili da gestire, variabili anche da una ora all'altra, rispetto per esempio a quelle del manifatturiero'.
C'è il tema della formazione e della preparazione del personale, altro aspetto richiamato dalla vostra associazione proprio a commento del video.
'Si, bisogna essere consapevoli che nel momento in cui le imprese richiedono molta manodopera specializzata e professionalmente preparata, la tendenza è quella di tenersele strette, magari anche pagandole di più rispetto al minimo salariale previsto. E ciò avviene anche da parte di imprenditori che investendo risorse sulla propria attività sul personale e facendo fronte a spese e costi sempre più pesanti, capita spesso che non arrivino nemmeno a guadagnare loro quei tre euro all'ora'.
Gianni Galeotti
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>