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La Pressa
Una delle fastidiose domande rivolte a chi si oppone o si ribella alla versione ufficiale e monolitica della cosiddetta crisi pandemica, o a chi semplicemente la critica, è “e tu cosa avresti fatto?”.
Questa domanda sottintende che: 1) è molto facile criticare delle decisioni, ma quando si governa le decisioni bisogna prenderle; 2) chi è contro qualcosa è un “bastian contrario” per principio ma non si occupa delle questioni reali, e quando gli vengono ricordate lo si mette alle corde; 3) ogni dibattito, anche quello sulla presunta pandemia, si riduce a una banale questione di scontro politico simile a quello tra governi e opposizioni.
Ora, io potrei benissimo rispondere, accettando questo riduzionismo, a che cosa avrei fatto io al posto di questi pericolosi fanatici al potere. Incominciando da quello che non avrei proprio fatto. E concludendo con qualche risposta di buon senso.
Sarebbe troppo facile per chi mi pone la domanda, però, se io assecondassi questa sua dialettica semplicistica.
Piuttosto che cadere in questo trabocchetto che si fa beffe della posizione che io assumo consapevolmente (e per cui pago pesantemente in prima persona), voglio ribadire che, se ci si pone dal punto di vista di chi si oppone alla versione ufficiale, tale domanda mostra tutti i limiti dei pregiudizi che la accompagnano. Per essere più precisi, alle orecchie di chi sostiene che dietro la questione pandemica c’è una strategia che mira a forme biopolitiche di sorveglianza di Stato, alle orecchie cioè di chi sostiene che esiste un disegno premeditato di natura totalitaria, la domanda in questione non può che suonare come “C’era forse un’alternativa alla discriminazione?”, e in definitiva come “E tu che alternativa vedi al totalitarismo?”.
Vale cioè la pena di rispondere al leone che, mentre ti sbrana, ti domanda come mai non sei d’accordo con lui?
Francesco Benozzo - Professore universitario al quinto mese di sospensione dal lavoro e dallo stipendio, come conseguenza della disobbedienza civile relativamente alle normative sul green pass
Cosa avresti fatto tu al posto del Governo? E' una falsa domanda

Vale la pena di rispondere al leone che, mentre ti sbrana, ti domanda come mai non sei d'accordo con lui?


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Questa domanda sottintende che: 1) è molto facile criticare delle decisioni, ma quando si governa le decisioni bisogna prenderle; 2) chi è contro qualcosa è un “bastian contrario” per principio ma non si occupa delle questioni reali, e quando gli vengono ricordate lo si mette alle corde; 3) ogni dibattito, anche quello sulla presunta pandemia, si riduce a una banale questione di scontro politico simile a quello tra governi e opposizioni.
Ora, io potrei benissimo rispondere, accettando questo riduzionismo, a che cosa avrei fatto io al posto di questi pericolosi fanatici al potere. Incominciando da quello che non avrei proprio fatto. E concludendo con qualche risposta di buon senso.
Sarebbe troppo facile per chi mi pone la domanda, però, se io assecondassi questa sua dialettica semplicistica.
Piuttosto che cadere in questo trabocchetto che si fa beffe della posizione che io assumo consapevolmente (e per cui pago pesantemente in prima persona), voglio ribadire che, se ci si pone dal punto di vista di chi si oppone alla versione ufficiale, tale domanda mostra tutti i limiti dei pregiudizi che la accompagnano. Per essere più precisi, alle orecchie di chi sostiene che dietro la questione pandemica c’è una strategia che mira a forme biopolitiche di sorveglianza di Stato, alle orecchie cioè di chi sostiene che esiste un disegno premeditato di natura totalitaria, la domanda in questione non può che suonare come “C’era forse un’alternativa alla discriminazione?”, e in definitiva come “E tu che alternativa vedi al totalitarismo?”.
Vale cioè la pena di rispondere al leone che, mentre ti sbrana, ti domanda come mai non sei d’accordo con lui?
Francesco Benozzo - Professore universitario al quinto mese di sospensione dal lavoro e dallo stipendio, come conseguenza della disobbedienza civile relativamente alle normative sul green pass
Francesco Benozzo
Professore di Filologia e linguistica all’Università di Bologna. Direttore di tre riviste scientifiche internazionali e di numerosi gruppi di ricerca interuniversitari, coordina il Dottor.. Continua >>
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