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Esattamente come un anno fa. Stesse facce poco dopo la mezzanotte, nelle sedi del PD dei comuni chiamati al voto. L'anno scorso Pavullo e Finale. Oggi Vignola. Per il PD di Modena l'incubo è tornato. Non è bastato l'ultimo appello da militante PD inopportunamanete confuso ed amplificato attraverso l'uso (al limite dell'abuso), del ruolo istituzionale di Presidente delle Regione di Stefano Bonaccini per garantire a Paola Covili la vittoria di Vignola. E come successe esattamente un anno fa, quando i candidati PD persero la guida di Pavullo e Finale Emilia, anche questa tornata (che vedeva alle urne i cittadini di Castelnuovo Rangone, Novi e Vignola), ha visto la sconfitta dei candidati di centro sinistra, espressione del PD, a Novi di Modena e, da ieri sera, a Vignola. Due su tre.
Il volto cupo e pensieroso del segreterio provinciale del PD Lucia Bursi (foto) appoggiato a quella stampante della sede del PD di Vignola, dove erano usciti pochi minuti prima, nero su bianco, i numeri della sconfitta (anche se solo di 201 voti come lei stessa ha subito sottolineato), la dice lunga sul peso di rivivere l'incubo di un anno fa. Un anno da quella sconfittà che aprì un dibattito interno non solo al PD ma a tutta la sinistra. Un anno, che con i tempi della politica di oggi, equivale a 5 di 20 anni fa. Un anno in cui si è conclusa la prima parabola Renzi, un anno in cui si è consumato lo strappo con Bersani. Tanta roba da gestire, da metabolizzare e da fare metabolizzare ai propri elettori. Tanta, troppa roba, rispetto a quando i processi politici erano lenti.
Oggi invece viaggia tutto a velocità della rete. Trasformazioni sociali, politiche e partitiche comprese, in una società dove il verbo dei partiti e dei suoi rappresentanti, anche ufficialmente più autorevoli ed in vista (come Bonaccini, appunto), sembra contare poco o nulla. Sembra non influenzare più.
Anche in realtà come Vignola o come Novi, roccaforti dove la capacità aggregativa del PD si è consumata ed offuscata insieme alla propria identità. Al punto da farsi superare da un centro destra con tanti problemi (anche sul piano identitario), che vince solo perché unito, a prescindere dall'avere un messaggio forte e una reale unità di contenuto e di programma che vada al di la dell'interesse elettorale. Perché le preoccupazioni, e forse le riflessioni, del centro-destra oggi, pur galvanizzato dalle vittorie, devono essere le stesse del centro sinistra e del PD. In una società dove gli elettori che decidono con il proprio voto sono meno della metà di quelli rimasti a casa. E dove i partiti tradizionali sono obbligati a cavalcare, e non più a trainare, la galassia civica (ieri orfana della politica e oggi madre di una nuova politica), che in questi anni è maturata, in tante singole individualità, anche nell'esperienza di governo. Una galassia che si è fatta proposta di governo e che se interpretata da candidati giusti che possono essere anche quelli 'della porta accanto' gli elettori premiano.
Gianni Galeotti