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'Nella vita ho capito che vince il più lesto a cavalcare l’onda'. Questa felice frase del nostro vignettista Paride (che egli prosegue con un catartico 'e io ci affogai miseramente...') è il commento perfetto alle 11 fotografie degli eletti modenesi in Parlamento. In politica come nella vita, le regole non cambiano.
Cosa hanno in più Matteo Richetti o Edoardo Patriarca o Enrico Aimi o Benedetta Fiorini rispetto ai tanti altri pretendenti di Forza Italia o del Pd a un seggio in Parlamento? Cosa distingue Giuditta Pini da una consigliera comunale qualunque del Pd o Laura Garavini da una qualsiasi professionista emigrata all'estero o Guglielmo Golinelli da un altro leghista padano doc, agricoltore dop? Per non parlare degli eletti 5 Stelle Vittorio Ferraresi, Gabriele Lanzi, Maria Laura Mantovani e Stefania Ascari.
Le competenze? L'esperienza? Le virtù morali? La maggiore onestà? L'intelligenza? Forse, ma spesso vince soprattutto chi è più lesto a cavalcare l'onda.
E' così. L'onda. E' una virtù anche questa certo, ma per nulla legata alla capacità di incidere positivamente sul bene comune. Sono due binari distinti. Saper cavalcare l'onda è la virtù dell'autoaffermazione per eccellenza. Quel che conta per vincere è saper cavalcare l'onda, qualsiasi essa sia. Di qualsiasi mare si tratti. Cavalcarla per arrivare, e continuare a cavalcarla per integrarsi al Sistema, divenirne estensione di garanzia, una volta entrati.
E' qualcosa di più della fortuna, è il fiuto che porta ad ottenere il massimo per se stessi e - ovviamente - nel farlo fingere di non stare cercando il proprio interesse. Mai far vedere di rincorrerla l'onda, bisogna ostentare calma e trattenere il sudore.
E' una capacità innata certo, ma qualche regoletta di base c'è.
Per cavalcare l'onda bisogna stare con la maggioranza del proprio gruppo di appartenenza, usare gli slogan del gruppo, essere obbedienti e - soprattutto - non mettere in ombra il proprio superiore diretto nella gerarchia interna. Meglio non mostrare mai di essere troppo preparati (quando lo si è, meglio ancora se non lo si è proprio così non servono sforzi). La coerenza è d'inciampo, la volontà di esprimere opinioni originali non è richiesta. Anzi spesso è un disvalore. Se il leader è A si loda A, se è B si loda B. Se è Renzi va bene Renzi, se è Bersani va bene Bersani, se è Orfini benissimo parimenti. L'ordine non importa: si va e si torna senza paura. Se era Bossi si sta con Bossi, se ora è Salvini ancor meglio. Grillo non c'è più? Bene Di Maio. Berlusconi viene sostituito.... Beh, va beh questo non è possibile. Ma il senso resta. Si nasce comunisti e si finisce a destra se l'onda più alta porta a quella strada, si nasce liberali e si finisce col pugno alzato se il vento utile a se stessi soffia così.
Bisogna essere dinamici e reattivi. Si salta di qua e di là con maestria. Come in palestra. Senza tante spiegazioni, perchè ogni giorno è un giorno nuovo.
Ogni giorno è un'onda diversa, bisogna saper salire sempre su quella più alta.
Facile a dirsi, difficile a farsi. E' una dote. In fondo un'arte. L'uno vale uno grillino almeno nello slogan aveva provato a cancellare questo opportunismo, questo maniacale sforzo di promuovere se stessi. Ma con scarso successo. L''uno' eletto è sempre finito - anche per i 5 Stelle - per valere molto di più dell''uno' non eletto. E i portavoce si sono lentamente trasformati, anche nei 5 Stelle, in deputati e senatori. Giù il capello davanti al surfista più in gamba.
Omaggio a vossia. Omaggio al partito dei vincitori. Onore ai campioni della dote più importante: saper cavalcare l'onda. Per loro c'è il premio più ambito, la statuetta-totem, simbolo e modello comune: il Casini d'oro.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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