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Le elezioni amministrative, chiuse coi ballottaggi di ieri hanno evidenziato due elementi sociali di grande valore che nessuno ha citato. È chiaro come le esigenze spettacolari da fotografare, gli abbracci fra i distruttori politici del sinistra PCI e i nuovi vincitori, o da descrivere in particolare come a Pavullo hanno ridotto lo spazio per la analisi.
Ma evidentissimi ugualmente sono emersi i due elementi citati: la autonomia e la capacità di scelta degli elettori rispetto quella di partiti o schieramenti e la intelligenza di premiare uomini e donne non improvvisati, ma che venivano da un rapporto civico ed istituzionale lungo almeno una legislatura.
A Finale Emilia Poletti si è sganciato dallo schema partitico nel quale personaggi si permettevano di giudicarlo vecchio e, quindi inadatto ad interpretare la città e il suo bisogno di ritornare ad essere viva e centrale nel territorio.
Le liste civiche contenevano invece tutto il composito mondo fatto di donne, giovani, professionisti e popolo del lavoro e della vita vera che Poletti ha guidato con uno slogan impegnativo: ricompattare tutta la sinistra sociale e politica su basi meno ideologiche e più operative.
A Pavullo, quello che oggi viene descritto come novità è germinato fra il popolo in cinque anni di lavoro istituzionale senza concessioni al potere della cosiddetta coalizione di destra, ma anche ad una opposizione guidata da un Pd senza rotta e in attività di basso profilo oltre che autoreferenziale. E i cittadini hanno deciso in autonomia cambiando e guidando il cambio generazionale. In tutti e due i casi, Finale e Pavullo non c'è alcuna diversità: gli elettori hanno scelto lo schema classico della democrazia meno chiacchiere e più fatti. Pavullo deve riprendere il ruolo guida per lo Appennino centrale così come Finale che deve uscire dal grigiore politico e svolgere il ruolo guida delle istituzioni della bassa modenese.
Gli elettori stanno dando un segnale forte agli eletti: non per sempre, ma per rispetto alle proposte. Inoltre hanno suonato la campana ai partiti, non contro di loro, ma perché si rinnovino e riprendano il cammino guida riservato loro dalla Costituzione. È finita l'epoca dei 'vaffa' e delle rivoluzioni finte e dialettiche: la famosa epidemia esistenziale, intuizione di Italo Calvino. E per tutti è giunto il momento di alzare il livello del fare politica.
Paolo Cristoni - Psi
Redazione Pressa
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