Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
L’Emilia Romagna di Bonaccini, con l’ok della Lega e la benevola astensione di Forza Italia, rende possibile il finanziamento pubblico della ricerca sanitaria privata. È quanto deciso dall’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, che nei giorni scorsi ha approvato un progetto di legge della giunta regionale che consente anche ai privati di partecipare alla suddivisione delle risorse pubbliche destinate agli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico privati (IRCCS).
«È una decisione grave e sbagliata - commenta Stefano Lugli, segretario regionale PRC Emilia-Romagna - perchè se gli istituti di ricerca privata possono accedere ai finanziamenti pubblici, significa che la ricerca pubblica sarà ulteriormente definanziata, e questo avviene in un contesto che vede l’Italia maglia nera in Europa per investimenti in ricerca sanitaria. Per Rifondazione Comunista il denaro pubblico deve essere destinato esclusivamente alla ricerca pubblica. »
Questo provvedimento si aggiunge ai diversi passi compiuti dalla giunta Bonaccini verso una sempre più massiccia presenza dei privati all’interno della sanità regionale. E ci conferma che dietro provvedimenti di facciata come l’abolizione dei sueprticket per e ceti medi e benestanti l’azione di fondo della politica regionale è orientata a favorire l’interesse dei privati a discapito del bene pubblico.
«Non ci stupisce che questo provvedimento voluto dal Pd abbia trovato il sostegno di Lega e Forza Italia, forze liberiste che condividono con il Pd l’obiettivo dello smantellamento di tutto ciò che è pubblico. Anche per questo - conclude Lugli - lavoreremo in vista delle elezioni regionali del 2019 alla costruzione di una proposta politica di sinistra per un modello di Regione centrato sui diritti e i beni comuni che offra un punto di vista alternativo a chi ha governato l’Emilia-Romagna in questi anni.»
