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Brescello: Catia Silva, prima a denunciare le infiltrazioni, si candida a sindaco

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'Sono tante le persone che si sono spese nel contrasto alla criminalità organizzata che non hanno veduto riconosciuto il loro impegno, a differenza di pochi, arbitrariamente elevati a totem'


Brescello: Catia Silva, prima a denunciare le infiltrazioni, si candida a sindaco
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Nella sentenza d’Appello del Processo Grimilde è stata anche citata dal giudice per essersi opposta alle famiglie mafiose e per aver contrastato una mentalità mafiosa diffusa. Eppure, a differenza di altre figure-simbolo dell'antimafia, quella di Catia Silva è una storia che pochi sembrano voler ricordare. Storica attivista antimafia ed ex consigliere comunale, è stata lei la prima ad aver denunciato quelle infiltrazioni ndranghetiste che hanno portato poi allo scioglimento per mafia del Comune di Brescello, unico caso in Emilia Romagna.
Anche per rompere questo muro di silenzio Catia Silva oggi ha deciso di ufficializzare la propria candidatura a sindaco alle elezioni amministrative a Brescello, la prossima primavera. 'In fin dei conti mi ritengo una persona fortunata - afferma Catia Silva -. Pur senza l'appoggio di nessuno ho potuto far sentire la mia voce e, anche grazie al sostegno del mio avvocato Gianluca Vinci, a vedere riconosciute le offese e le minacce subite.

Eppure sono tante le persone che si sono spese nel contrasto alla criminalità organizzata che non hanno veduto riconosciuto il loro impegno, a differenza di pochi, arbitrariamente elevati a totem'.

A fianco di questa battaglia di Catia Silva per sostenere le persone che hanno la forza e il coraggio di denunciare le mafie si pone anche l’Associazione Dioghenes APS.
'Chiediamo alle istituzioni nazionali e locali di non abbandonare Catia Silva (che è anche la rappresentante dell’Associazione per quanto riguarda i testimoni di giustizia). Una donna che ha denunciato e continua a denunciare i mafiosi calabresi presenti sul suo territorio a Brescello - spiega l'associazione Dioghenes -. Sappiamo bene come le mafie si sono radicate nel Nord del paese, soprattutto nella Regione emiliana, dove i vari processi hanno certificato la presenza e il radicamento di organizzazioni di stampo mafioso.

Diversi sono gli episodi che Catia Silva ha subìto e, prontamente, denunciati alle autorità competenti. Fatti avvenuti nel paese dove vive insieme a suo marito. I fatti denunciati riguardano le frasi e i gesti – consumati nelle piazze e nelle strade del paese – di soggetti calabresi con parentele con i delinquenti condannati in via definitiva al 41 bis. Molti di loro sono conosciuti alle cronache locali e nazionali. Catia Silva, dopo le sue coraggiose denunce, continua a subire intimidazioni e chiari messaggi mafiosi con l’obiettivo di porre fine alla sua azione quotidiana improntata alla legalità e alla trasparenza. Tutto questo si inserisce in un contesto dove i cittadini continuano a girare la testa dall’altra parte e gli amministratori pubblici a non intervenire con azioni concrete, politiche e amministrative. La continua sfida da parte di questi personaggi (sputano per terra al passaggio della donna e con il piede calpestano guardando negli occhi la donna; i parenti dei mafiosi pronunciano frasi del tipo: “muore tanta gente brava, per lasciare il posto a gente inutile…”; frasi offensive in dialetto calabrese) non può essere ammessa e deve essere intrapresa un’azione seria di contrasto nei riguardi di pericolosi soggetti. “Bisogna denunciare”: questo è il continuo slogan di rappresentanti istituzionali e politici di questo Paese. Noi siamo completamente d’accordo. Ma dopo la denuncia serve il supporto e la giusta protezione'.

Redazione Pressa
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