'Gli attuali 42 Cau (entro l’anno arriveremo a 50) consentono nella stragrande maggioranza dei casi di affrontare e risolvere il bisogno urgente di salute a bassa criticità del cittadino, all’interno della struttura, e soprattutto di attenuare in parte il carico dei Pronto soccorso. La riduzione del 7% rispetto all’anno scorso degli accessi al Ps in media regionale e, in particolare, la diminuzione del 20% dei codici bianchi e del 10% dei codici verdi nei Ps della Regione, ci incoraggia a proseguirne l’esperienza, anche alla luce dell’altissimo livello di soddisfazione, oltre il 90% da parte dei cittadini. È nostra intenzione, comunque, percorrere traiettorie di miglioramento del servizio, partendo innanzitutto da un’analisi dei dati di accesso ai Cau non omogena in tutto il territorio regionale, rendendo inoltre più efficace, da parte dei Cau, l’invio dei pazienti ai Pronto soccorso nei casi in cui sia necessario'.'I Centri di assistenza urgenza sono stati creati con l’obiettivo di snellire il flusso di pazienti nei pronto soccorso, soprattutto dovevano servire per alleggerire i grandi presidi ospedalieri dal maggior numero di codici bianchi e verdi. Festeggiare, come fa oggi la Regione Emilia Romagna, un calo del 20% dei codici bianchi e del 10% dei codici verdi in PS significa in realtà che i Cau tradiscono il vero motivo per cui sono stati realizzati, in quanto l’80% degli utenti si rivolge ancora al pronto soccorso.
'L'eredità che l’assessore Donini lascia sui Cau, in realtà, è di un grande atto incompiuto. Questi numeri ci dicono che siamo solo all'inizio di un percorso che necessita di nuovi argini per poter essere veramente funzionale. Prima di tutto bisogna rendere possibile al momento del triage il passaggio dei pazienti con codici bianchi e verdi direttamente ai Cau. Purtroppo quella dei Centri di assistenza è una riforma fallimentare, che sta mostrando tutti i suoi limiti e la sua miopia. In questo modo si continua a perdere tempo, illudendo con una propaganda trionfale che la politica regionale dell'ormai ex presidente Bonaccini fosse in grado di dare risposte concrete ai cittadini. Risposte concrete che mancano ancora oggi e che pesano come macigni sui bisogni di salute di tutti i cittadini, che, temo, aumenteranno a dismisura in particolare nei piccoli centri abitati, dove i servizi di prossimità saranno sempre meno'.I dati da novembre 2023 a settembre 2024
Sono 42 i Cau aperti in Emilia-Romagna, per oltre 370mila utenti che ad oggi hanno ricevuto assistenza all’interno delle strutture, un dato che si prevede raggiungerà quota 400mila entro la fine dell’anno.
Un altro dato significativo riguarda i tempi di attesa, mediamente inferiori ai 90 minuti, con accessi prevalentemente in orario diurno (83%). La maggiore affluenza si registra infatti tra le 8 e le 14, nel 64% dei casi da parte di persone tra i 18 e i 64 anni. Per quanto riguarda il personale medico impiegato, i Cau si confermano “strutture giovani”: ad oggi, infatti, vi lavorano 476 medici (215 donne e 261 uomini), di cui oltre il 60% ha meno di 35 anni e il 50% è specializzando, oltre a centinaia di infermieri a supporto delle attività assistenziali.