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Pur con diverse sfumature, si allarga il coro delle voci che, dopo il niet di ieri del Sindaco di Muzzarelli alla proposta del Ministro Minniti di aprire entro luglio il Cie di Modena (ora CPR, Centro di Permanenza e rimpatrio), allargandone la capienza da 60 a 150 'ospiti', esprimono forti perplessità. Il problema ruota intorno alla mancanza, di fatto di regole di ingaggio, ovvero garanzie, sotto l'aspetto degli organici di Polizia, della macchina giudiziaria, e di organizzazione che il governo dovrebbe offrire a Modena (unico centro in regione oltre a Bologna ad avere una struttura dedicata), ed in Emilia-Romagna. A fronte di un carico così pesante. Carico che viene richiamato dall'intervento di Stefano Bargi, consigliere regionale della Lega Nord e Luca Bagnoli, esponente del carroccio modenese. 'La struttura sarà sottoposta a una pressione straordinaria.
Di fatto su Modena verrà scaricato un peso sempre maggiore, quello dell'intera regione, aggravato dall’incremento ormai esponenziale di flussi migratori. Con il rischio di aggravare anche la gestione dell’ordine pubblico generale. Evitiamo che i cittadini siano esposti a maggiori pericoli perchè non ci sono abbastanza forze dell’ordine sul territorio.
Fa eco alle dichiarazioni del Sindaco Muzzarelli il segretario provinciale del PD Lucia Bursi: 'Siamo contrari alla riproposizione dei vecchi Cie, ma non poniamo nessun veto aprioristico sul nuovo Cpr, ma a patto che sia una soluzione condivisa del territorio che tenga conto delle esigenze più complessive della sicurezza di tutti i cittadini e dei diritti delle persone. Io ritengo che ci si debba fare carico in modo solidale di un problema nazionale e che tutti i territori devono essere corresponsabili del tema dell'accoglienza diffusa. Ma il loro coinvolgimento deve avvenire nel percorso decisionale, e non alla fine.
Alcuni punti fermi non sono negoziabili. Stiamo parlando di una struttura che dovrà avere valenza sovra-provinciale per cui non è possibile che la sua gestione gravi unicamente sulle forze dell’ordine già presenti nel modenese, a tutela dei diritti dei cittadini, dei lavoratori della sicurezza e anche degli ospiti stessi della struttura. Insomma, non diciamo “no” a priori, ma bisogna capire bene e ragionare sul progetto effettivo, con quali risorse, sia economiche che progettuali, lo si intende sostenere, sempre in un quadro di tutela dei diritti dei soggetti coinvolti che non può mai venire meno”.
L'ipotesi del ministero di riaprire in fretta il Cie di Modena ha subito incontrato l'opposizione dei parlamentari modenesi del PD Davide Baruffi, Edoardo Patriarca e Stefano Vaccari, che in una nota congiunta ricordano il loro impegno, nel 2013 affinché la struttura modenese, dopo avere riscontrato condizioni di invivibilità riguardanti sia le persone ospitate sia gli operatori, venisse chiusa. 'Oggi che se ne ipotizza la riapertura, pur con altre funzioni, esprimiamo perplessità, preoccupazioni e chiediamo al Governo il rispetto di precise garanzie. Prima di discutere del 'dove' vogliamo risposte sul 'cosa' e sul 'come'. Ad oggi, al netto dei paletti fissati nel decreto, non vediamo ancora garanzie sufficienti affinché gli errori e i problemi del passato non si ripetano. Dalle nostre ispezioni, ricordiamo, emerse con chiarezza l’assoluta inadeguatezza della struttura modenese, dopo incendi, rivolte e vandalismi interni. Per di più all’epoca, erano ospitate meno di 50 persone, mentre ora si parla di almeno il doppio'
No secco ad un blitz dall'alto arriva dall'On. Giovanni Paglia e dalla Coordinatrice provinciale di Sinistra Italiana Modena Alessandra Di Bartolomeo. Esprimiamo la nostra ferma contrarietà e chiediamo ad Istituzioni, Associazioni, Sindacati e forze politiche civiche e di sinistra ad attivarsi in maniera coordinata per impedire questo blitz dall'alto. Ricordiamo che il CIE di Modena fu chiuso nel 2013 (dunque la struttura risulta inutilizzata da 4 anni), a seguito di una mobilitazione larga, perché ritenuto assolutamente inefficace dal punto di vista della gestione e dei costi nonché irrispettoso dei diritti umani delle persone 'ospitate'.
Sul fronte sindacale, la segreteria del Siulp mette in guardia rispetto ai rischi per la sicurezza legati all'ipotesi di più che raddoppiare la capienza rispetto al CIE. 'Senza ombra di dubbio, serviranno molti uomini in più dedicati tra vigilanza della struttura, identificazione, accompagnamenti ed espulsione dei trattenuti” dichiara il Siulp di Modena. A questo si dovranno aggiungere risorse economiche consistenti per adeguare la vetusta struttura, per il materiale d’ufficio e per i mezzi che dovranno essere dedicati al lavoro da svolgere. Immaginiamo, senza esagerare, che per gestire una struttura di 150 persone, quale collettore di tutta la regione Emilia Romagna, dovranno essere almeno dedicati 80 uomini in più, che non dovranno essere gli stessi che oggi garantiscono, con non poche difficoltà, la sicurezza di questo territorio. Non amiamo creare allarmismo ne speculare su situazioni critiche, perfettamente conscio del momento storico che il Paese e la Polizia di Stato stanno attraversando, chiede pertanto certezza sulle risorse umane, logistiche ed economiche da impegnare nella rinascente struttura, altrimenti il rischio per la tenuta della sicurezza sarà scontato e prevedibile”.