La seduta della Camera è stata contestata sia dalle urla di alcuni deputati che interrompevano in continuità il discorso di Conte sia dalla manifestazione convocata dalla Lega e FdI a Montecitorio, alla quale erano presenti migliaia di persone provenienti da tutta la Penisola per contestare il cd. “inciucio” tra il PD e i Cinquestelle. Tale manifestazione non ha però potuto contare sul sostegno di Forza Italia e, nello specifico, di Antonio Tajani, il quale ha pronosticato che sarebbero stati in 500 a manifestare. A quanto pare, l’opposizione di FI si distacca dalla Lega e da FdI anche riguardo alle spinte sovraniste, ma questo non vuol dire che essi siano del tutto divisi dato che, al momento di attaccare il governo giallorosso, il Centrodestra sembra in grado di unirsi allo scopo di far tremare la maggioranza.
In altre parole, se il PD e il M5S sono stati capaci di rinunciare temporaneamente alle loro differenze per costruire la neonata maggioranza nel nome dell’anti-sovranismo, anche il Centrodestra appare intenzionato a compattarsi per fare un’opposizione agguerrita al governo che verrà.
Un altro punto debole riguarda sempre la contraddizione configurata dalla formazione del governo giallorosso soprattutto per il M5S che ha basato l’intera esistenza a delegittimare, insultare e attaccare in ogni modo il PD senza che quest’ultimo si astenesse di rispondere con le stesse armi. Insomma, il fatto che l’establishment si baci con il populismo non è una cosa facile da digerire per molti.
Sebbene gli alleati di governo abbiano cercato di giustificare tutto ciò a partire dalla necessità di trovare un’altra maggioranza che mantenga in vita la legislatura, che scriva la Legge di Bilancio e che affronti i tanti nodi irrisolti in un'economia malata , il mistero appare ancora irrisolto agli occhi dell’opinione pubblica che osserva con perplessità come in così, il PD e i Cinquestelle che assicuravano di non allearsi “mai” l’uno con l’altro per diverse ragioni, ora dicono di formare insieme un “governo di svolta”.
Anche a livello economico il percorso è in salita: al di là della flessibilità che si possa ottenere o meno dall’UE, il governo ha assunto la sfida di scongiurare l’aumento dell’IVA, alleggerire la pressione fiscale e ridurre il cuneo nella realizzazione di una manovra per la quale serviranno almeno 35 miliardi che al momento non ci sono: tutto questo in un Paese nel quale il debito pubblico è al 132% del PIL. Un altro ostacolo per l’avvio di questa “stagione riformatrice” è il fatto che la Lega detiene il controllo di importanti commissioni Parlamentari alle quali non sembra disposta a rinunciare. In conclusione, il governo che entrerà in carica domani dopo il voto di fiducia al Senato dovrà fare un percorso irto di ostacoli nel quale serviranno equilibrio, serietà e realismo per saper rimanere compatti in un contesto non molto favorevole.
Estefano Tamburrini


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