Da quando la presidenza della Conferenza è passata al sindaco di Modena, Massimo Mezzetti, questa possibilità è nuovamente venuta meno. Ai giornalisti non è stato più possibile e non lo sarà nemmeno oggi, seguire direttamente la seduta. Anche solo in remoto. Il giudizio, apparentemente insindacabile, spetta il presidente della conferenza, ovvero il sindaco di Modena.
Una scelta che cozza con il principio di trasparenza che dovrebbe essere alla base dell’azione politica e amministrativa pubblica, soprattutto su temi così sensibili e di interesse pubblico in cui anche i sindaci sono chiamati ad esprimersi.
Il piano Ausl
Redatto dall'Ausl il piano di riorganizzazione dell'emergenza urgenza, che doveva essere presentato prima e non dopo l'estate, cancella (anzi ha già cancellato), dall'1 luglio, i medici dell'emergenza territoriale della montagna, e propone la riorganizzazione delle posizioni delle auto mediche negli altri distretti (Vignola, Mirandola e Castelfranco) al fine di coprire un territorio più vasto come popolazione e superficie, a parità di unità, con la presenza dell'infermiere o dei volontari su mezzo avanzato nelle fasi del primo soccorso in emergenza.Il documento e poi prevede anche ipotesi di riorganizzazione di Pronto Soccorso della provincia senza escludere la possibilità di procedere con altri chiusure. In questo caso i timori della popolazione, e non solo, basate sui numeri, si concentrano su Mirandola ma soprattutto Vignola. In entrambi i territori Per quanto riguarda l'emergenza urgenza si prevede la riorganizzazione dell'auto medica e lo spostamento in una posizione più baricentrica rispetto alla posizione attuale. Per Mirandola verso Carpi e per Vignola verso Maranello. Il tentativo dichiarato, di fronte ad una carenza che appare irreversibile di medici e operatori sanitari e, per quanto riguarda le aree di Carpi e di Mirandola, lo stop obbligato al ricorso alle cooperative esterne di medici di Pronto Soccorso è riorganizzare il sistema di emergenza urgenza tirando in ogni parte del territorio una 'coperta' (passateci il termine), sempre più corta.
In sostanza nel documento si cristallizza l'utilizzo degli infermieri senza medico sui mezzi avanzati 118 nel primo soccorso in emergenza. Con la presenza di mezzi di base, ovvero dotati dei sistemi in basilari salvavita utilizzati da infermieri o volontari. Da sostenere nei casi si dimostrano essere gravi dalla più vicina automedica o dall'elisoccorso. Il cambiamento non riguarda solo l’Appennino, ma tutto il territorio provinciale, con impatti significativi sulla gestione delle urgenze, nonché la presenza e l'utilizzo delle auto mediche, nei diversi distretti.
Di seguito, uno stralcio del documento di cui siamo venuti in possesso in parte già reso noto nelle scorse settimane in cui si ipotizzano le modifiche rispetto alla situazione attuale.

Il Comitato Salviamo l'emergenza sanitaria in montagna ai sindaci: “Non firmate senza garanzie scritte”
Tra le voci più critiche, si alza quella del Comitato “Salviamo l’emergenza sanitaria in montagna”, che che dopo avere contestato l'eliminazione del medico di emergenza territoriale chiedendone il ripristino, interviene a nome dei cittadini delle aree appenniniche. “Partiamo dal fatto che il documento sarebbe arrivato ai sindaci solo poco prima della Conferenza, con oltre 100 pagine da analizzare'.Ma c'è altro che non va: “Alla luce delle recenti dichiarazioni dell’assessore regionale Fabi, che ha aperto a una possibile riorganizzazione dei CAU con medici abilitati a intervenire anche sul territorio chiediamo che i sindaci non firmino nulla finché queste ipotesi non saranno formalmente messe per iscritto.' - dichiara Antonella Ricò, referente del Comitato.In vista della riunione e della Conferenza territoriale socio-sanitaria, durante la quale verrà presentato un documento fondamentale sulla riorganizzazione dell’emergenza-urgenza — inizialmente atteso prima dell’estate — il Comitato, a nome dei cittadini del Frignano, esprime forte preoccupazione per le modalità con cui si sta procedendo.La cittadinanza si aspetta dai propri rappresentanti istituzionali prudenza, trasparenza e buon senso. Il rischio, infatti, è quello di approvare un documento che, come già avvenuto nel taglio dei Medici di emergenza territoriale in montagna, sposta sempre più il soccorso primario di emergenza su mezzi avanzati privi di medico e solo con infermiere a bordo o volontari. Il comitato chiede quindi che la firma su un documento tanto importante venga rimandata finché non ci saranno garanzie concrete, soprattutto su quella che sembra una nuova apertura da parte della Regione, che potrebbe segnare un seppur piccolo passo avanti nella tutela della salute dei cittadini soprattutto o quelli delle aree più disagiate e periferiche'.
Gi.Ga.