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'Ex ospedale Sant'Agostino, uscire da logiche privatistiche'

'Ex ospedale Sant'Agostino, uscire da logiche privatistiche'

Art1: 'Noi riteniamo che il dibattito in consiglio non si possa fermare al dispositivo urbanistico ma debba allargarsi al progetto culturale'


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'Le risultanze della conferenza dei servizi sul progetto di riqualificazione dell’ex ospedale Sant’Agostino allineano definitivamente anche il progetto edilizio alle indicazioni emerse dal pronunciamento del Consiglio comunale dello scorso anno e impongono una netta svolta rispetto a tentazioni di sostanziale privatizzazione del patrimonio culturale che avevano purtroppo contagiato anche la nostra città'. Così in una nota il gruppo consigliare (di maggioranza) Art1 interviene sul caso-Sant'Agostino.

'Le indicazioni che ne escono, oltre alla cancellazione definitiva delle torri librarie, richiedono una revisione del progetto originario che tengano conto dei valori architettonici e di tipologie edilizie ormai stratificate nel tempo e che costituiscono parte integrante della storia e dell’immagine e della città. Come gruppo consigliare riteniamo di dover sottolineare anche l’importanza delle richieste della sovrintendenza in merito al rispetto delle pre-esistenze archeologiche - afferma Art1 -. Dopo il lavoro tecnico molto lungo e complesso della conferenza dei servizi, ora la parola ritorna al Consiglio comunale. Noi riteniamo che il dibattito in consiglio non si possa fermare al dispositivo urbanistico, ma debba anche allargarsi al progetto culturale complessivo di un’operazione di enorme valore strategico della città. In quella sede sosterremo l’idea che anche nella nostra città il dibattito sulla cultura e sul patrimonio culturale debba riprendere la centralità che le è dovuta anche in merito ad un coinvolgimento partecipativo e trasparente.

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Pur nelle indubbie ristrettezze economico-finanziarie derivanti da anni di politiche neo-centraliste e di tagli, la cultura “bene comune” deve essere gestita dalle istituzioni pubbliche ed è necessario un protagonismo ed una maggiore qualità delle politiche culturali (e dell’assessorato), in particolare per quanto riguarda il Polo dell’Immagine contemporanea, sin qui troppo incline a logiche privatistiche'.

 

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