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Le carceri delle Regione scoppiano: 658 detenuti in più rispetto alla capienza limite

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I dati diffusi questa mattina dal Garante regionale certificano 3.482 carcerati, il 50% è straniero


Le carceri delle Regione scoppiano: 658 detenuti in più rispetto alla capienza limite
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Gli ultimi dati sulla situazione carceraria in Emilia-Romagna, al 31 maggio, mostrano una presenza di detenuti che raggiunge le 3.482 unità, a fronte di una capienza regolamentare di 2.824 posti, 658 persone in più. Circa il 50 per cento dei ristretti sono stranieri (1.759) e 145 sono donne. 

Lo ha affermato  il Garante regionale delle persone private della libertà personale, Marcello Marighelli, che questa ha relazionato in commissione per la Parità e per i diritti delle persone delle Regione Emilia Romagna, presieduta da Roberta Mori, sul programma di lavoro dell’organo di garanzia per il 2017-2018 e sull’attività svolta nel 2016. 

Tre gli impegni prioritari nel programma di lavoro 2017-2018 del garante, visitare con regolarità gli istituti di pena della regione, le Rems e gli altri luoghi di limitazione della libertà delle persone, con l’intento di prevenire quelle situazioni di rischio di ‘trattamenti inumani e degradanti’  oltre a concorrere d’intesa con l’Amministrazione penitenziaria a favorire il recupero e il reinserimento nella società delle persone detenute.

'L’incremento di sanzioni alternative al carcere, come quella del lavoro di pubblica utilità - ha affermato il Garante - sono misure che vanno assumendo un ruolo sempre più importante e possono essere l’occasione per dare una nuova dimensione alla penalità, che, pur mantenendo una connotazione afflittiva, sposti il proprio centro dalla custodia della sofferenza legalmente applicata al ruolo attivo dell’imputato o autore di reato nella riparazione del danno”.

Marighelli ha poi affrontato il tema della vigilanza sulle condizioni di vita nelle carceri: “Le visite anche non annunciate, gli incontri, i colloqui e la corrispondenza con la popolazione ristretta, costituiscono l’attività prioritaria dell’Ufficio del Garante regionale e restano l’oggetto esclusivo della sua funzione, che non va confusa con altri pur altrettanto rilevanti obiettivi di tutela”.

Si provvederà, ha aggiunto, “alla segnalazione dei casi di comune interesse al Difensore civico e al Garante per l’infanzia e l’adolescenza, ricercando il coordinamento delle attività nell’ambito delle rispettive competenze”.

Da gennaio sono 101 le richieste di intervento pervenute al Garante regionale (da detenuti, legali, familiari e associazioni), di cui 35 pratiche già chiuse. Tra le iniziative prossime del Garante da evidenziare inoltre la programmazione di momenti di formazione e informazione dedicati agli operatori del settore e ai volontari, su temi quali residenza e documenti di identità, permessi di soggiorno e rimpatrio volontario assistito, ricerca del lavoro, curriculum, valorizzazione delle esperienze formative e lavorative in carcere, misure alternative alla detenzione, lavoro volontario gratuito in progetti di pubblica utilità. In più, è prevista l’implementazione di esperienze e progetti dedicati all’affettività e genitorialità in carcere, con particolare attenzione alla continuità affettiva, alle caratteristiche degli spazi preposti e alle modalità di incontro. Inoltre, relativamente al Pratello di Bologna, è in fase di rinnovo il protocollo d’intesa per garantire un’attività di ascolto sia nei confronti dei singoli minori e giovani adulti sia degli operatori della presa in carico. Protocollo che si vorrebbe anche estendere ad altre situazioni come quella della struttura modenese di Castelfranco Emilia, che ospita in grande prevalenza internati, persone in detenzione sociale.

Questo tema è stato affrontato anche in un recente incontro che Marighelli ha avuto con l’Arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi, uno scambio di idee sulla situazione della struttura (l’Arcidiocesi di Bologna comprende anche Castelfranco).

Nel 2016 si è concluso il primo mandato quinquennale di Desi Bruno. Marighelli, in carica da dicembre, ha parlato, concludendo il suo intervento, di continuità con l’operato della precedente garante. Francesca Marchetti (Pd), citando il progetto di Er.go sull’istruzione universitaria nelle carceri, ha rimarcato la necessità, in collaborazione con i servizi sociali, di “fornire ai detenuti, contestualmente alla scarcerazione, gli strumenti per sfruttare le conoscenze acquisite nel periodo di restrizione, promuovendo percorsi di reinserimento lavorativo”. La consigliera ha inoltre manifestato preoccupazione relativamente al numero di minori sottoposti a misure restrittive. Anche Antonio Mumolo (Pd) ha sollecitato l’attivazione di percorsi rivolti alle persone in uscita dagli istituti penitenziari, con “il coinvolgimento dei servizi sociali e delle associazioni di volontariato che operano nelle carceri”. 


Redazione Pressa
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