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“Non dobbiamo sempre giudicare della generalità di un'opinione dal rumore dell'acclamazione”.
Buon senso e ragione sono il nocciolo di questa frase del padre del conservatorismo britannico Edmund Burke.
Lunedì prossimo non appena verrà purtroppo decretata la scontata vittoria dei tagliatori di teste, il rumore del plauso popolare sarà talmente forte da coprire lo scempio commesso, mentre gli stolti politicanti faranno a gara nel rivendicare la primogenitura nell’aver imbracciato la falce.
La trentennale e virulenta battaglia antipolitica avrà finalmente portato sulla macchina ideata dal dottor Guillotin la testa degli odiati Parlamentari.
Nessuno dei tanti e assennati argomenti a sostegno del No al referendum, sembra purtroppo distogliere i nostri connazionali dall’inconsapevole e gioioso ruolo del boia dei propri rappresentanti.
Eppure non è difficile capire:
che non è lungimirante ridurre così pesantemente i Parlamentari senza un disegno complessivo delle istituzioni;
che le riforme costituzionali non devono essere compiute in preda all’odio per le Istituzioni stesse e guidate dall’ossessiva volontà di punire coloro che le rappresentano;
che il giusto ed equilibrato spirito per intraprendere la strada delle riforme è di convocare ed eleggere un'Assemblea costituente. Un luogo scevro delle autodistruttive dinamiche e pulsioni dell’odierna lotta politica che ha ormai l'orizzonte temporale di un post sui social;
che la riduzione dei Parlamentari andrà a colpire i territori periferici, che spesso sono già penalizzati e che d'ora in poi avranno meno rappresentanza e meno possibilità di far sentire la loro voce;
che questo taglio non ci assicurerà in alcun modo che nel prossimo Parlamento siederanno i migliori, ma che invece proprio il minor numero di eletti ci porterà il rischio concreto di avere solo quelli più fedeli al capo tribale di turno;
che il tema dei risparmi è già vanificato. Gli Italiani potranno fare la fila per ritirare il ‘bonus caffè’ che spetterà ad ognuno per una tazzina all’anno;
che con questo taglio non solo l’antipolitica continuerà, ma anzi troverà nuova linfa. Sobrietà per sobrietà dopo questo taglio qualcuno ne chiederà altri. La bulimia giacobina non trova freni salvo quando tutto è distrutto;
che non è vero che 'questo taglio è meglio di niente’, perché il tema delle riforme istituzionali è complesso e delicato e va a toccare meccanismi articolati, che se non sono ben gestiti possono portare anche a gravi ripercussioni;
che, in relazione alla popolazione, in Italia non ci sono più deputati che in altri Stati (1 deputato ogni 100mila abitanti), che in almeno una decina di Paesi europei ne hanno più di noi e che già oggi siamo in linea con gli altri. Dopo la vittoria del sì avremo 0,7 deputato ogni 100mila abitanti con la percentuale di minor rappresentanza di tutti gli Stati della UE (fonte dossier a cura del servizio studi della Camera e del Senato della Repubblica);
che è stato scorretto aver abbinato la consultazione referendaria con delle elezioni comunali e regionali a macchia di leopardo sul territorio nazionale, provocando da un lato una errata politicizzazione dell’argomento e dall’altro dei dati di affluenza diversi tra un territorio ed un altro.
Dopo settant’anni anche la Costituzione italiana può essere modificata e non deve essere considerata un testo intoccabile. Farlo con serietà, buon senso e con gli strumenti idonei sarebbe la cosa migliore.
Oggi il vero problema non è quello del numero dei Parlamentari, ma la qualità della rappresentanza. Come cittadina desidero essere rappresentata meglio, non meno. Ecco perché domenica voterò convintamente NO'
On. Avv. Isabella Bertolini