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'La presenza del Comune di Modena tra gli azionisti di Hera porta con sé due profonde distorsioni, ben visibili ad esempio sul tema inceneritore' Così la capogruppo Fdi-Popolo della Famiglia interviene spiegando il proprio no alla delibera di ieri presentata ieri dal sindaco Muzzarelli per il rinnovo fino al 2024 dei due patti di sindacato per il controllo pubblico di Hera spa.
'La prima distorsione è rappresentata dal fatto che il Comune, per difendere gli interessi dei cittadini e per far sì che venga fornito loro il servizio migliore, dovrebbe essere terzo rispetto all’ente che eroga i servizi stessi in modo da poter valutare liberamente. Del resto, dal fatto che il Comune sia socio di Hera, non deriva alcun vantaggio diretto ai cittadini.
La seconda distorsione è che, vedendo la questione dal punto di vista di Hera, vi è il rischio di influenzare le scelte della multiutility in modo incompatibile con la sua strategia imprenditoriale facendo ridurre i suoi profitti per fare l’interesse del Comune e anche questo è sbagliato. L'esempio dell'inceneritore è lampante: Hera ha evidente interesse a farlo funzionare al massimo, il Comune viceversa dovrebbe puntare a depotenziarlo, ma a causa delle distorsioni di cui parlavamo rinuncia a farlo. Addirittura siamo in ritardo rispetto al termine del 30 dicembre 2020 dato dalla Regione per introdurre la tariffa puntuale e con una mozione a cui ci siamo opposti, il Consiglio comunale di Modena, ha anche avvallato un ritardo nei tempi. Non solo: l'indennizzo per disagio ambientale che ogni anno Hera versa al Comune è coperto dalla Tari, quindi lo pagano i cittadini.
Insomma - chiude Elisa Rossini - occorrerebbe veramente chiedersi se è bene che il Comune di Modena continui a fare l’imprenditore, oppure se invece sia il momento di avviarsi verso un sistema che ci permetta di rivolgerci ad interlocutori che siano liberi da condizionamenti politici ai quali fare richieste'.
'Da notare infine che nella delibera odierna il Comune di Modena ha dato la disponibilità a bloccare ulteriori azioni per un controvalore di circa 9 milioni di euro. In pratica nel triennio 2018/2021 il Comune di Modena deteneva 77.522.329 azioni bloccate, nel triennio 2021/2024 le azioni bloccate e quindi non trasferibili aumentano a diventano 80.722.329, con una differenza di 3.270.000 e un controvalore, come si diceva di circa 9 milioni di euro. Ma se siamo certi che in questo contesto pandemico non sia necessario poter disporre di queste azioni? E quali sono le ragioni che hanno condotto l‘amministrazione a proporre l’incremento del numero di azioni bloccate? E’ vero che restano azioni libere per un controvalore di 48 milioni di euro, ma in verità se dovessimo guardare al solo interesse dei cittadini le azioni dovrebbero essere tutte libere perché se ne possa disporre per le esigenze della città. E’ proprio il principio cardine che quindi non può trovarci d’accordo'.
Redazione Pressa
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