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'Il payback? Norma 'barbara', non degna di un paese civile che abbiamo ereditato'. Così, nel giugno scorso, proprio da Mirandola, capitale del distretto biomedicale, il Ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti, definiva la norma varata dal governo Renzi ed applicata dal governo Draghi, A quei tempi ancora non era arrivata la bordata della Consulta che in sostanza avrebbe giudicato legittimo il provvedimento e, conseguentemente, anche la compartecipazione, anche in maniera retroattiva (uno degli elementi più contestati), in termini di restituzione di soldi già incassati da parte delle aziende alle Regioni, dello sforamento del tetto di spesa. per l'acquisto di dispositivi biomedicali. Una sentenza che poco ha cambiato sul piano politico, compreso il ritardo già accumulato dalla politica stessa nell'elaborare e approvare, in parlamento, a prescindere da quello che sarebbe stato il verdetto della Consulta, un provvedimento capace di portare se non all'abrogazione della norma, quantomeno a modifiche della stessa.
Proprio per anticipare, eventualmente, gli effetti della norma. In un senso o nell'altro.
Già a quel tempo, sulla proposta, o meglio sulla volontà di abrogarla, centro destra e centro sinistra a livello regionale, erano su una linea simile. Di fatto quella rilanciata nel pieno ormai della campagna elettorale dagli assessori Colla e Donini con un elemento politico significativo: l'assessore regionale alle attività produttive, del Partito Democratico Vincenzo Colla veste da diverse settimane anche la giacca di referente della 'macchina del programma' del candidato PD e di centro sinistra alla presidenza della Regione, Michele De Pascale.
In una sorta di cinghia di trasmissione anche comunicativa, tra partito e istituzione, confermata anche dal fatto che ieri mentre dalla Regione l'Assessore Colla, insieme all'Assessore alla sanità Raffaele Donini, lanciava la proposta di abrogare il payback, contenuta in una lettera inviata al ministro Urso, la segreteria del Partito Democratico annunciava il deposito della proposta di legge per l’abolizione retroattivo del meccanismo del payback per le aziende produttrici e di commercializzazione di dispositivi medici, da parte dei parlamentari del Partito Democratico Stefano Vaccari (che è anche segretario provinciale del Partito Democratico) e Andrea De Maria. In parallelo. Da un lato il PD all'interno dell'istituzione, dall'altro il PD dalla segreteria del partito e parlamentare. In mezzo Vincenzo Colla, sia assessore, sia esponente di partito e mente del programma politico del candidato alla presidenza della regione.
'Il meccanismo del payback sanitario va abolito' tuona colla dal tavolo ai piani alti di Largo Aldo Moro dopo l’incontro con i rappresentanti regionali e territoriali di Cna, Confindustria e Lapam Confartigianato, firmatari della lettera.
“A salvaguardia della tenuta del Sistema sanitario nazionale e della tutela della salute dei cittadini”, ma anche per evitare che possa crearsi “una fonte di incertezza per le imprese e per l’intera filiera produttiva”.
La lettera, condivisa con i rappresentanti delle associazioni di settore, spiega che, sebbene il payback abbia come obiettivo la razionalizzazione della spesa sanitaria per l’acquisto di dispositivi medici, la sua applicazione rischia di mettere in crisi non solo il comparto biomedicale e tutto l’indotto, ma anche il sistema sanitario e ospedaliero che si troverebbe in estrema difficoltà nella cura delle persone con nuovi prodotti e tecnologie.
Le ricadute negative sono chiare: per le imprese medio piccole è impossibile reperire le risorse da restituire alla Regione, quelle grandi che operano a livello globale cominciano a considerare l’Italia un Paese poco interessante per le forniture, programmando una veloce uscita dal mercato.
Le ripercussioni sul Sistema sanitario nazionale, con il fallimento di molte Pmi e l’uscita dall’Italia dei grandi gruppi globali, peserebbero sulla qualità e la disponibilità di dispositivi medici anche innovativi con evidenti riflessi negativi sulla possibilità di curare pazienti e cittadini. Una situazione che potrebbe comportare anche una spinta verso la sanità privata, con la possibilità di cura garantita solo a chi ha i soldi per permettersela.
In tutto questo, lo Stato vedrebbe distrutta una filiera che conta oltre 4.400 imprese di alta qualità, con circa 119mila occupati e genera circa 12 miliardi di fatturato.
In virtù di queste considerazioni, Colla e Donini chiedono al Governo, a nome della Giunta regionale, che la norma venga cancellata dall’ordinamento con effetto a partire dal 2019. Con riferimento al quadriennio 2015-2018, chiedono inoltre al Governo che vengano stanziate ulteriori risorse per azzerare l’onere a carico delle imprese e salvaguardare i bilanci della Sanità.
Gianni Galeotti
Gianni Galeotti
Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie.. Continua >>