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Emergenza-urgenza, ultimatum Donini: 'O si cambia con i CAU o il sistema non reggerà'

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Dopo l'accordo con i medici, l'assessore regionale Donini ha presentato a sindaci e amministratori alla Conferenza Territoriale sanitaria di Modena la rivoluzione negli accessi ai Pronto Soccorso: 'Unica via per evitare chiusura o privatizzazione del servizio. Il nostro modello piace anche al ministro'


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La crisi di personale sanitario ed ospedaliero è allarmante e per il personale medico è difficile, se non impossibile, farvi fronte. Nelle strutture ospedaliere continua l'esodo di medici ed infermieri verso il privato che oggi garantisce migliori condizioni del pubblico. La scarsità di risorse ha indotto l'Emilia-Romagna a riorganizzare soprattutto il sistema dell'emergenza-urgenza, tra i più in sofferenza. E la situazione è talmente grave da fare passare il nuovo modello organizzativo negli accessi agli attuali pronto soccorso e nella gestione delle emergenze, annunciato già sei mesi fa e che in questi giorni ha appoggiato le fondamenta con la categoria dei medici che gestisono l'assistenza territoriale (e sui quali di fatto il nuovo sistema si basa), l'unica alternativa al collasso del sistema stesso.

Il punto è quasi quello di non ritorno, e i dati che da anni ci dicono che circa il 70% delle persone che accedono al pronto soccorso lo fa autonomamente, con problamatiche di bassa complessità mettendo sotto pressione strutture complesse come appunto i Pronto Soccorso, costituiscono si una variabile importante, ma non decisiva. Questa variabile, che sicuramente poteva essere modificata già negli ultimi anni, al netto del covid, non è stata in realtà modificata e oggi è esplosa perché inserita in una crisi strutturale che ha la sua origine (esplicitata in maniera inequivocabile nella riunione della CTSS) nella carenza di personale e di risorse. 

Portando l'assessore regionale alla sanità Raffaele Donini ad affermare senza mezzi termini: 'O si cambia o le alternative sono la chiusura dei pronto soccorso o la privatizzazione'.

In particolare, 'crediamo - ha affermato - che la proposta da noi elaborata insieme ai professionisti dei pronto soccorso e sottoscritta ieri dai medici del servizio assistenziale territoriale sia l'unica oggi percorribile per salvare il sistema'. Di fatto un ultimatum che ha infastidito non pochi sindaci presenti, che si sono trovati di fronte ad uno tzunami irrefrenabile e irreversibile. In sostanza da subire.

Una riorganizzazione che era nell'aria che ha un tempo di sviluppo e di entrata a regime da qui a due anni (2025),accompagnati dai mille , annunciata come dettodubbi avanzati da sindaci ed amministratori partecipanti in presenza e a distanza alla riunione della Commissione Territoriale Socio Sanitaria. Proprio per fare il punto Sul servizio regionale di emergenza urgenza arrivato stando alle parole di Donini, a un bivio. 

Le ragioni per le quali si è arrivati a questa sorta di punto non ritorno sono molteplici e altrettanto strutturali, fatto sta che è principalmente questo a motivare l'esigenza di cambiare il sistema per non farlo collassare. E i termini usati oggi alla riunione della Conferenza Territoriale Sociale Sanitaria della provincia di Modena convocata presso la sede della provincia sono proprio questi. Collasso, grave, allarme, punto di non ritorno. Tutto riferito al servizio di emergenza-urgenza della sanità emiliano-romagnola che soffre di una crisi strutturale di risorse e di personale che allo stato attuale pare irreversibile. Se non, appunto, attraverso un cambio radicale nei paradigma di base. Una vera e propria rivoluzione da portare avanti in due anni, tra mille incognite. Espresse anche diversi sindaci presenti. 'C'è bisogno di una riflessione e tempo per riflettere', affermano diversi. Noi un quesito lo giriamo direttamente all'assessore a margine della conferenza: 'Se i Cua nasceranno prevalentemente nelle aree dei Dea di primo e secondo livello (ospedali di Modena, Carpi e Sassuolo), che cosa succederà ai Pronto Soccorso degli ospedali di prossimità come Pavullo e Mirandola: 'Adesso hanno tutte le condizioni per rimanere tali, è probabile che rafforzeremo l'offerta soprattutto nei distretti come Mirandola ma anche nei Dea di primo livello come Carpi che consentiranno ai pronto soccorso di avere meno accessi'




I punti chiave dell’intesa raggiunta con i medici di medicina generale e dell'assistenza territoriale per organizzare il nuovo modello

L’intesa individua due canali distinti: le urgenze a bassa complessità risultano fondamentalmente in capo alle ex guardie mediche e, in via subordinata e volontaria, ai medici di famiglia, lasciando in capo a 118, Pronto Soccorso e DEA (i Dipartimenti di Emergenza Urgenza e Accettazione presso gli ospedali) le emergenze di complessità media o elevata.

Rientrano nel primo caso le situazioni in cui il paziente può camminare autonomamente, manifesta dolore lieve o moderato, presenta un quadro clinico la cui diagnosi può risolversi in sede magari dopo un ecocardiogramma, un’ecografia, dei raggi dove previsti o esami biochimici di base. Può anche essere il caso di situazioni non gravi che prevedono sintomi gastroenterici, febbre non all’esordio, lombalgia, dolori articolari non traumatici, ustioni minori, stati ansiosi, vertigini, ma anche medicazioni o rimozioni di punti per turisti o studenti fuori sede temporaneamente sprovvisti di medico curante.

Dopo la visita, il paziente può essere rinviato al proprio medico curante, o viceversa essere inviato al Pronto soccorso se si riscontrano situazioni di emergenza clinica. I medici del CAU infatti saranno collegati telefonicamente con la centrale operativa del 118 e avranno a disposizione orari e numeri telefonici dei medici curanti. Sarà più facilmente indirizzato al Pronto soccorso chi denunci per esempio un dolore toracico, un forte dolore addominale, una cefalea intensa e inusuale, un disturbo neurologico acuto o difficoltà di respirazione.

I CAU

I luoghi fisici dove saranno gestite le urgenze a bassa complessità saranno appunto i CAU, strutture da realizzare diffusamente sul territorio - almeno una per distretto - per garantire la copertura per tutta la popolazione regionale, con particolare attenzione alle zone non urbane o meno popolate: istituiti preferibilmente presso le Case della comunità, ma anche presso locali idonei messi a disposizione da Aziende sanitarie o Comuni, oppure ottenuti dalla riconversione di Pronto soccorso e punti di primo intervento o attivati presso gli ospedali territoriali di prossimità sprovvisti di DEA. Anche una forma aggregativa strutturata di medicina generale, organizzata e idonea, potrà essere sede di tali setting assistenziali.
I CAU saranno attivi 7 giorni su 7 con l’obiettivo di coprire le 24 ore, in rapporto al volume di attività previsto e alle esigenze del territorio.
Le strutture saranno dotate di sala di attesa, sala visita, sala di osservazione breve post visita, servizi, sistema informatico, adeguate strumentazioni tecnico-sanitarie per i principali esami diagnostici e dovranno vedere all’opera almeno un medico e un infermiere. Tale personale non potrà svolgere contemporaneamente attività assistenziale domiciliare. L’allestimento della strumentazione tecnologica sarà a carico della Regione e andrà di pari passo con le attività di formazione necessarie per i medici della struttura.
Ai medici in servizio, come riconoscimento dell’impegno richiesto, sarà assegnato un incentivo orario addizionale di 18,35 euro che si aggiungono ai 23,65 euro previsti dal contratto nazionale.

Gianni Galeotti

Nelle foto, l'Assessore Donini e una immagine della sala consiliare della provincia di Modena durante la riunione della Conferenza Territoriale Sociale Sanitaria

Redazione Pressa
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