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'La Didattica in presenza non significa solo mascherina al banco e distanziamento sociale, ma anche trasporto pubblico, assembramenti agli ingressi, chiusi fino all'ultimo momento, e alle uscite. Noi, e con noi l'83% degli oltre 20.000 studenti che hanno risposto al sondaggio lanciato dalla consulta studenti, non ci sentiamo sicuri in una didattica in presenza organizzata in questo modo. Perché così non ci sentiamo sicuri. Basta pensare che la percentuale sale all'88% se si parla di trasporto pubblico. Lo sforzo per aumentare il servizio c'è stato, ma i problemi ancora ci sono su diverse linee: problemi che le immagini degli studenti assembrati evidenziano. Una realtà che non capiamo come Seta possa negare'.
A parlare sono Dante ed Emanuele, rappresentanti degli studenti del Liceo Sigonio, coinvolti nella distribuzione e nella raccolta del questionario lanciato a livello provinciale con un foglio google dalla Consulta provinciale degli studenti.
Otto domande sulla piattaforma web all'indomani della sentenza del Tar di annullare la decisione del Presidente della Regione Stefano Bonaccini che posticipava al 25 gennaio la data del rientro in presenza al 50%. Anticipata al 18. Un balletto di date poco edificamente per le istituzioni che ha fatto storcere il naso anche agli studenti. 'Ci sentiamo presi in giro e a tratti strumentalizzati. Vorremmo entrare a scuola ma in maniera definitiva e non sperimentando se va bene o no. C'è in gioco la nostra sicurezza e il futuro di una intera generazione. Abbiamo mandato una lettera alle istituzioni per esprimere ai piani alti, perplessità e timori, ma non ci sentiamo considerati. Non ci ascoltano e questo ci sconforta anche a livello emotivo. Abbiamo espresso le nostre perplessità, per il trasporto pubblico anche le foto. Come fa Seta a negare l'evidenza e dire che non ci sono problemi?'
'Non crediate - prosegue Dante - che la didattica in presenza, così come fatta ora, garantisca la sicurezza e la socialità decantata. Il distanziamento, le 5 ore di mascherina, le finestre aperte anche di inverno, le attese anche di 15 - 20 minuti fuori dalla scuola, rappresentano ancora condizioni di rischio che si potrebbero evitare e che pesano su ognuno di noi, per il timore di infettarsi e poi di trasmettere il virus quando si torna a casa. Anche noi desidereremmo una didattica in presenza ma non a questo prezzo e con questi rischi. Non dobbiamo dimenticare che l'Emilia-Romagna rischiava di entrare in zona rossa. La risposta secondo noi non doveva essere quella di rientrare. Noi riteniamo che in Emilia-Romagna ed in particolare a Modena, non ci siano ancora le condizioni per garantire ciò che la didattica dovrebbe essere e rappresentare'
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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