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Al Policlinico il super-trapianto di fegato che fa scuola nel mondo

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A Modena eseguito il primo caso in Europa di trapianto di fegato da donatore vivente con prelievo totalmente robotico, per metastasi da tumore del colon. Donatore e donatrice sono marito e moglie. Dimessi dopo 3 e sei giorni dall'intervento e stanno bene. Ecco il perché di un intervento unico che conferma anche il primato della scuola di chirurgia robotica del Policlinico


Al Policlinico il super-trapianto di fegato che fa scuola nel mondo
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'Non è cosa da dare per scontata e, forse, nemmeno replicabile, quantomeno nell'immediato, data la sua estrema complessità, quella successa al Policlinico di Modena'. Il prof. Massimo Girardis, direttore della rianimazione del Policlinico ci tiene a sottolinearlo. Il riferimento è all'impresa condotta dell'equipe diretta dal Prof. Fabrizio di Benedetto che ha effettuato il primo in Europa (e unico al mondo in letteratura effettuato totalmente con tecnica robotica), trapianto di fegato da donatore vivente ad una paziente alla quale è stato espiantato il fegato affetto da metastasi tumorali. Sostituito in toto con la sola parte di quello sano, espiantata dal marito. Gli organi ricresceranno a lui nella parte espiantata, a lei nelle dimensioni di un organo sano. Lei, 45 anni, lui 52, moglie e marito residenti in provincia di Reggio Emilia, protagonisti insieme all'equipe clinica del Policlinico, di un'altra straordinaria impresa scientifica già al centro dell'interesse della sanità mondiale.

Raccontata questa mattina agli organi di informazione dello stesso Prof. Di Benedetto, dal responsabile della rianimazione del Policlinico Massimo Girardis, alla presenza del Direttore Generale dell'Azienda Ospedaliera Claudio Vagnini e dall'Assessore regionale alla sanità Raffaele Donini.

“È un intervento speciale sotto molti aspetti' - ha sottolineato il Prof. Fabrizio Di Benedetto. 'Il primo quello dell’indicazione: la paziente è una giovane donna che è stata in cura per due anni a causa di un tumore del colon che ha sviluppato metastasi a livello epatico. Alla luce della buona risposta ai trattamenti e del profilo biologico della malattia, non essendoci spazio per un intervento di resezione del fegato la paziente è risultata candidabile al trapianto.
Il secondo aspetto è quello della generosità: il donatore, marito della donna, ha donato una parte del suo fegato permettendo di eseguire il trapianto con il tempismo migliore possibile ovvero nel momento di maggiore risposta alle terapie.


Il terzo aspetto è quello tecnologico: il prelievo dell’emifegato dal donatore è stato eseguito con tecnica robotica, minimizzando gli effetti di tale intervento e consentendo un recupero molto veloce, tanto che dopo tre giorni il donatore è stato dimesso dall’ospedale in ottime condizioni. Trattandosi inoltre della parte sinistra del fegato, ovvero quella più piccola, l’impatto sul donatore è ulteriormente ridotto anche in termini di stress chirurgico” – ha spiegato il Direttore della Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato del Policlinico di Modena e Professore Ordinario di UniMoRe-

“Il protocollo LIVERMORE utilizzato nell'intervento espande le opportunità di trattamento per questi pazienti, che altrimenti non avrebbero alternative terapeutiche, allungandone in maniera significativa la prospettiva di sopravvivenza. Siamo molto orgogliosi di questo progetto, che è nato proprio dal nostro Centro, e che si unisce agli altri 6 protocolli di trapianto di fegato per metastasi da adenocarcinoma del colon con donazione da vivente a livello internazionale.
I primi dati sono stati pubblicati dal gruppo di Toronto con sopravvivenza a 3 anni del 100%, un dato molto incoraggiante. Il nostro programma è reso possibile della grande sinergia espressa con il gruppo anestesiologico del Prof. Massimo Girardis e con il personale di sala operatoria, dallo studio radiologico pre-operatorio curato dalla Prof.ssa Anna Rita Pecchi del Dipartimento di Diagnostica per Immagini diretto dal Prof. Pietro Torricelli, e dal gruppo oncologico del Prof. Massimo Dominici.

La leadership del Centro trapianti di Modena

Una leader ottenuta e mantenuta grazie all’attività di trapianto di fegato da donatore vivente, all’uso delle macchine da perfusione nei donatori a cuore non battente, alla tecnica dello spilt liver e ai protocolli di trapiantologia oncologica, espandendo sia il bacino di donatori che i pazienti beneficiari del trattamento di trapianto di fegato. Attualmente si attesta quale unico centro italiano dove si esegue routinariamente il trapianto da donatore vivente tra adulti con prelievo totalmente robotico. Dall’avvio del programma nel luglio 2020 ad oggi sono stati eseguiti 23 trapianti di emifegato da donatore vivente di cui gli ultimi 7 con prelievo robotico, ed un totale di 323 trapianti di fegato nell’ultimo triennio in corso.
“I dati della letteratura scientifica internazionale sono sempre più concordi nel considerare il trapianto di fegato da donatore vivente una risorsa fondamentale, specialmente nell’ambito della trapiantologia oncologica. I risultati sono sicuri per i donatori ed il beneficio per il ricevente è massimo, trattandosi di un organo assolutamente ottimale. Desidero pertanto ringraziare l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e tutte le Istituzioni Regionali per il continuo supporto ai programmi che la nostra Unità promuove per il benessere dei pazienti”. Ha concluso il prof. Di Benedetto.

“Oggi, grazie ai notevoli progressi della conoscenza e all'utilizzo delle tecnologie avanzate in ambito anestesiologico e rianimatorio - conferma il prof. Massimo Girardis, Direttore dell’Anestesia e Rianimazione 1 del Policlinico - il trapianto di fegato su pazienti complessi è diventato una realtà sicura e altamente promettente. Questi progressi hanno reso possibile sottoporre a trapianto pazienti che in passato sarebbero stati considerati a rischio e senza speranze di guarigione. L'impiego di tecnologie all'avanguardia, unite alla competenza di un personale altamente specializzato, ci ha permesso di affrontare sfide mediche una volta considerate insormontabili. Questa combinazione vincente ha ampliato le opportunità di cura e ha dato a più pazienti la possibilità di accedere a un trapianto e a una chirurgia complessa. Per l'equipe medico-infermieristica anestesiologica e rianimatoria, poter offrire a un numero maggiore di pazienti la speranza di una migliore qualità di vita e la possibilità di una seconda chance è una fonte di grande soddisfazione e orgoglio. Il loro impegno e dedizione instancabile, operativo 24 ore su 24, 365 giorni all'anno, si traduce nel desiderio di salvare una vita in più, giorno dopo giorno’’

“In un intervento di trapianto da vivente in paziente con metastasi epatiche da tumore del colon, un ruolo importante è quello delle professioni sanitarie infermieristiche proprio in virtù delle abilità, conoscenze e competenze molto elevate e specifiche richieste per questa tipologia di intervento e di cui i nostri Infermieri dei Blocchi Operatori sono all’avanguardia. Questo è un ulteriore traguardo e motivo di grande soddisfazione per tutta l'Azienda e per tutti gli infermieri che vi hanno partecipato.” Ha ricordato la dottoressa Silvia Zivieri, Coordinatore Infermieristico Responsabile Piattaforma sale operatorie AOU di Modena.

“Questo nuovo, importante traguardo raggiunto dalla Chirurgia dei trapianti di fegato conferma Modena punto di riferimento eccellente del settore, nonché centro di innovazione delle tecniche più innovative a livello europeo – si è complimentato Raffaele Donini Assessore alle politiche per la salute della Regione Emilia – Romagna – Passi in avanti come questo sono possibili grazie all’integrazione tra expertise individuali e un lavoro sinergico d’équipe tra più strutture specialistiche e nel contesto di un servizio sanitario pubblico e universalistico che ad oggi non è per nulla scontato. L’ulteriore specializzazione e innovazione delle tecniche chirurgiche e delle competenze di personale altamente specializzato procede parallelamente all’innovazione gestionale e organizzativa che a livello regionale abbiamo sviluppato con la creazione della Rete oncologica ed emato-oncologica. Traguardi che si intersecano per offrire al paziente oncologico la cura sempre migliore e sempre più mirata al proprio caso, come dimostra l’esperienza di oggi. Vorrei infine ringraziare i due protagonisti di questa storia straordinaria, moglie e marito, ricevente e donatore, che nella cultura del dono hanno dato un esempio a tutti noi, per il quale gliene saremo sempre grati”.

“Desidero anzitutto fare i complimenti a tutto il personale coinvolto ne percorso trapianti - ha spiegato il dottor Claudio Vagnini, Direttore Generale dell’AOU di Modena – che col proprio lavoro ha saputo offrire una nuova opzione terapeutica ai pazienti oncologici. La Sanità pubblica modenese si pone di nuovo come apripista in un settore di grande importanza come quello dell’oncologia con un particolare focus in questo caso sul fegato, nel solco di una lunga tradizione della nostra città in questo campo. La nostra Azienda ha contribuito, con entrambi gli stabilimenti, allo sviluppo della Chirurgia robotica per la quale oggi siamo considerati punto di riferimento nel settore in più ambiti: da quello dell’urologia e della ginecologia a quello della tiroide, a quello, appunto, della chirurgia dei trapianti ed epato-bilio-pancreatica”.

Redazione Pressa
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