Le conseguenze dell’esposizione possono emergere anche dopo molti anni: per questo è fondamentale garantire a chi ha lavorato a contatto con le polveri di amianto, e ai rispettivi familiari, una corretta informazione sui possibili rischi per la salute, sugli aspetti previdenziali e sulle procedure amministrative per ottenere il riconoscimento del danno subito. E valutare, parallelamente, il grado di esposizione sul lavoro avvenuta in passato attraverso un percorso di “sorveglianza” sanitaria, con accesso facilitato a controlli ed esami.
È quanto verrà fatto in tutti i Dipartimenti di sanità pubblica delle Aziende Usl dell’Emilia-Romagna, dove saranno avviate attività ambulatoriali, specifiche e strutturate, per l’assistenza - informativa e sanitaria - di chi ha lavorato a contatto con l’agente cancerogeno. Non solo, perché l’obiettivo è anche quello di assicurare ai lavoratori affetti damesotelioma pleurico maligno uno specifico percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale per una presa in carico globale attraverso una rete strutturata di centri ospedalieri.
Così la Regione prosegue e rafforza il proprio impegno verso queste persone, e lo fa mettendo nero su bianco obiettivi e azioni attraverso uno specifico documento approvato nei giorni scorsi dalla Giunta: il Protocollo di sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti all’amianto, con cui viene recepita l’intesa raggiunta, nel febbraio scorso, dalla Conferenza Stato-Regioni. Assieme al programma di sorveglianza sanitaria sarà costituita la Rete dell’Emilia-Romagna per la presa in carico dei pazienti affetti da mesotelioma pleurico maligno.
“La lunga, drammatica e dolorosa vicenda legata all’utilizzo dell’amianto- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi- è per tutti un monito a lavorare sempre di più sulla prevenzione e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. È giusto dare ai cittadini coinvolti tutta l’assistenza possibile. In Emilia-Romagna non partiamo oggi, anzi di strada ne è stata fatta tanta: già nel 1996 la nostra fu tra le prime Regioni ad adottare un Piano di prevenzione e protezione dall’amianto.
Negli anni successivi ha proseguito l’attività di vigilanza, controllo e mappatura, e stanziato risorse importanti, destinate sia al mondo produttivo che alle pubbliche amministrazioni, per la bonifica e lo smaltimento. Con il nuovo Piano Amianto di cui ci siamo dotati lo scorso dicembre- conclude Venturi- avevamo fissato una serie di nuovi obiettivi: l’Intesa Stato-Regioni ci aiuta a concretizzazione ciò che avevamo deciso di fare”.
Cosa dice il Protocollo
Nei Dipartimenti di sanità pubblica delle Aziende Usl dell’Emilia-Romagna verranno svolte attività ambulatoriali, regolamentate dal Protocollo, che avranno il compito di garantire tutte le informazioni necessarie, effettuare la presa in carico del lavoratore che ha avuto a che fare con l’amianto, definire e gestire il percorso più opportuno di assistenza sanitaria per prevenire e contenere le possibili patologie correlate alla pregressa esposizione lavorativa all’amianto.
Verrà costituita la Rete della Regione Emilia-Romagna per la presa in carico dei pazienti affetti da mesotelioma pleurico maligno, in modo da garantire l’appropriatezza e la migliore qualità nella diagnosi, nella cura e nell’assistenza, favorendo l’integrazione tra ospedale, servizi territoriali e istituti di ricerca.
La Rete sarà articolata in centri di I livello, presenti in ogni territorio delle singole Aziende Usl, e di II livello, per le prestazioni più complesse, in ogni area vasta.
Ogni lavoratore che è stato esposto all’amianto avrà accesso gratuito sia alle prestazioni erogate dai Dipartimenti di Sanità pubblica, sia a quelle eseguite nell’ambito della Rete per la presa in carico dei pazienti affetti da mesotelioma pleurico maligno, Nei casi di diagnosi accertata, sarà riconosciuta l’esenzione per patologia cronica invalidante.
Mesotelioma maligno, la sorveglianza epidemiologica in Emilia-Romagna
L’Emilia-Romagna è stata la prima Regione in Italia ad attivare il Registro Mesoteliomi (ReM RE-R), che rileva tutti i casi di mesotelioma maligno, insorti dal primo gennaio 1996, in persone residenti sul territorio al momento della diagnosi. Per ogni caso registrato, si provvede all’acquisizione delle informazioni necessarie per la definizione diagnostica e la classificazione dell’esposizione. Al 31 dicembre 2017, sono stati registrati 2.567 mesoteliomi maligni, di cui il 91,5%, pari a 2.349, riguardano la pleura; 1.860 negli uomini e 707 nelle donne, con un’incidenza in aumento dai 73 casi registrati nel 1996 ai 156 del 2012. Il numero medio di nuovi casi diagnosticati nel periodo 2012-16 si è attestato sui 146 casi per anno. Le province maggiormente interessate sono quelle di Bologna e Reggio Emilia, sede in passato di grosse aziende che hanno prodotto o utilizzato amianto o materiali che contenevano la sostanza.