Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
'Siamo ancora in fase di ricerca. Abbiamo utilizzato il Tocilizumab, ma non è un anticorpo monoclonale. E' probabile che arriveremo all'utilizzo visto che una delle strade è questa ma le cose che sono in essere in questo momento sono altre'. Parole, quelle arrivate dall'Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena dalla voce del suo Direttore Generale Claudio Vagnini, in riferimento alla sperimentazione di anticorpi monoclonali, che appaiono, almeno per la realtà modenese, ben lontane da quella prospettiva, e soprattutto da quella realtà di utilizzo, lanciata come cosa già in essere, dalla Regione Emilia-Romagna, il 25 marzo scorso. Giorno in cui venne confermato l'avvio, anche in Emilia-Romagna, delle somministrazioni di anticorpi monoclonali su persone affette dalla malattia: la prima, a base di un monoclonale singolo (il Bamlanivimab), iniziata a Bologna su un paziente e gestita dagli infettivologi del Policlinico Sant’Orsola.
Una sperimentazione supportata dalla consegna, da parte del ministero della Sanità, di un ingente quantitativo di confezioni monodosi, più di 2.500, a cui ne sono state aggiunte mille il giorno 26 marzo, tutte destinate ad altrettanti pazienti. E dalla costituzione, all'interno della Regione, di uno specifico Gruppo di lavoro, per la definizione raccomandazioni per l’utilizzo dei monoclonali e la definizione degli aspetti organizzativi.
Le confezioni, aveva fatto sapere la Regione, saranno distribuite a tutte le Aziende sanitarie e Ospedaliero-Universitarie del territorio in proporzione all’incidenza dei nuovi casi di Covid diagnosticati nel periodo che va dall’8 al 14 marzo 2021.
Invio di dosi e procedure fornite ed indicate dalla Regione per la sperimentazione applicata che a Modena, stando alle informazioni giunte dai vertici dell'azienda ospedaliera modenese, non avrebbero avuto un riscontro nella pratica.
Nonostante il ruolo centrale della realtà ospedaliera, nella catene delle figure professionali di riferimento per l'applicazione.
La terapia a base di anticorpi monoclonali (che vanno somministrati per via endovenosa entro pochi giorni dai sintomi) - spiega la Regione - necessita di un “proponente”, che sarà prevalentemente il medico di base del paziente o un medico dell’Usca, le Unità speciali di continuità assistenziali attive su tutto il territorio, da Piacenza a Rimini. Affinché venga prescritta, però, è necessario il via libera di un “validatore”, una figura ospedaliera che validi la proposta terapeutica e abbia l’accesso al registro dell’Aifa, al fine di avere la fornitura del farmaco da parte della farmacia ospedaliera. Ciò dovrà avvenire in stretta collaborazione con il livello territoriale.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>